Dal Bangladesh, deve sono ritornata per dare il mio aiuto ai Missionari del Saint Vincent Hospital, nel nord del Bangladesh, leggo le cronache. Lampedusa invasa, migliaia di clandestini sbarcano sull’isola. Leggo distaccata le notizie, e mi chiedo, ma siamo veramente un popolo di miopi?
Mio figlio è andato a controllare di persona la situazione sull’isola dove ho lavorato tanti anni come medico, nell’unico laboratorio di analisi pubblico, chiuso dall’aprile 2010, del poliambulatorio che serviva isolani e migranti e poliziotti e giornalisti… Tutti quelli che si presentavano.
L’isola di sempre. Almeno degli anni che ricordo maggiormente, perché mi hanno cambiato la vita giornalisti, militari, sbarcati. Mi manda due video, uno sbarco, di notte, le camionette disposte sul marciapiede della strada del porto…niente di nuovo, per me niente di nuovo per chi, come me, era medico nel 2008, 2009, medico pubblico.
Trentamila migranti, in un anno, e noi a lavorare per dare sempre una mano. Trentamila migranti, che non avrebbero fermato la loro disperata fuga verso la nostra realtà, come avevo scritto già nel 2010, mentre ero in Bangladesh a collaborare con Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace. Leggo le news, dalla mia stanza, nell’ospedale, e le confronto con quelle di allora, rileggo la mia lettera a Domani e mi chiedo cosa e’ cambiato?
La sanità pubblica è stata messa in ginocchio, l’unico laboratorio pubblico, che io avevo reso in grado di dare una mano in caso di emergenze di questo tipo, frequentando i corsi di Verona Negrar, prima e Firenze Careggi dopo, le due più grandi scuole di medicina tropicale, in Italia, è stato chiuso e i due laboratoristi trasferiti.
Io sono in Bangladesh, dove ho lavorato con un Nobel e adesso lavoro con i Missionari del Pime. E dove faccio formazione per i giovani healthworker in questo paese in via di sviluppo. E nella nostra povera Sicilia, a Lampedusa, chi sarà presente in caso di necessità? E con quali costi? Con quali competenze?
La stampa nazionale risponde alle mie domande.