Insegnanti, dirigenti, intellettuali scrivono all’onorevole Frattini
Antonio Umberto RICCO’ – Caro Ministro, noi italiani all’estero ci vergogniamo
19-09-2009Caro Ministro Frattini,
siamo tra quelli che Lei – in un’intervista al Corriere della Sera del 3 settembre – ha definito gli “italiani che non amano il loro Paese”, spiegando poi che si riferiva “a chi, per attaccare il capo del governo, infanga l’Italia all’estero presentandola come un Paese di corrotti e offuscatori della libertà di espressione”.
Nel suo parere ci sembra che Lei incorra in due gravi errori, il primo dei quali è quello di scambiare per colpevole chi segnala l’esistenza di un problema, che è un po’ come arrabbiarsi con il meccanico che ha trovato un guasto.
Possiamo ben comprendere come la sua vicinanza al premier la porti a questa scomposta difesa d’ufficio. Chissà quante volte, soprattutto in occasione dei suoi viaggi, ha dovuto confrontarsi con imbarazzo con la pessima immagine che il governo italiano e il suo leader hanno ormai all’estero. Infatti, non possiamo credere che non siano giunte fino a Lei le opinioni che circolano nei luoghi della politica internazionale, in cui l’Italia ha ormai meno credito di quello di paesi molto meno importanti sul piano politico ed economico. Se davvero nessuno dei diplomatici di cui si circonda Le avesse ancora riferito questa realtà – ma dubitiamo fortemente sia così – cerchi al Ministero degli Affari Esteri qualche diplomatico capace di parlarle con schiettezza e sincerità e si faccia spiegare come stanno le cose.
D’altra parte il suo ufficio stampa Le avrà certo riferito con quali toni i media di mezzo mondo parlano ormai del nostro Paese: giornali conservatori, liberali, progressisti hanno fatto il loro lavoro, hanno riferito le brutte notizie che arrivano dal Bel Paese ed espresso le loro opinioni. Nulla di più, nulla di meno. Lo hanno fatto perché questo è il compito di una libera stampa, non sottomessa ai voleri dei potenti di turno.
Non sono, dunque, solo quelli che Lei definisce con sprezzo “gli italiani che non amano il loro Paese” a criticare il Governo italiano e il suo leader! E qui ci permettiamo di segnalarle il secondo grave errore della sua valutazione: non è odio verso l’Italia né indifferenza verso l’involuzione della politica italiana a motivare le nostre critiche. Tutt’altro! Al contrario, è proprio l’amore per l’Italia, intesa come il patrimonio collettivo di civiltà costruito a fatica in migliaia di anni di storia, a motivarci nel far sentire la nostra piccola voce.
Se davvero vuole cambiare questa situazione, non perda tempo nel cercare colpevoli che tali non sono. Corra invece dal Presidente del Consiglio e usi tutta la Sua influenza per convincerlo a cambiare registro e politica. Gli spieghi che in un Paese davvero democratico la stampa non può essere asservita al governo; che fare domande ai politici, anche le più imbarazzanti, è un dovere oltre che un diritto per un buon giornalista. Cerchi di convincerlo, almeno per il futuro, a evitare figuracce – sue innanzitutto, ma che inevitabilmente coinvolgono il Paese che rappresenta – ostentando comportamenti non consoni al ruolo che ricopre. Gli spieghi che per milioni di italiani che hanno trovato ospitalità all’estero la politica dei respingimenti degli immigrati in mare aperto e la loro consegna alle carceri del dittatore Gheddafi suona come un insulto alla Storia della nostra emigrazione. Informi il Presidente che la crisi economica esiste anche in Italia, anche se nel lusso delle sue ville si avverte certo meno che nelle abitazioni di tante normali famiglie.
Ci creda, signor Ministro, ci farebbe molto piacere essere orgogliosi dell’Italia moderna, di un’Italia democratica e civile, governata con saggezza e umanità da politici che pongano valori e interessi collettivi sopra al loro personale tornaconto. Solo per questo critichiamo l’esistente e continueremo a farlo, indipendentemente dalle Sue scomuniche.
Con i migliori saluti
Antonio Umberto Riccò, Hannover (Germania; Graziano Priotto, Radolfzell (Germania) / Praga (Rep. Ceca); Armando Accardo, Mannheim (Germania); Giovanni Pollice, Hannover (Germania). Seguono altre 90 firme.
Riccò si è occupato di progetti scolastici italo-tedeschi presso gli uffici consolari italiani a Berlino, Francoforte, Hannover e all’ambasciata italiana. Accado è stato dirigente a Francoforte, Dortmund e Friburgo. Priotto ha insegnato attorno al Lago di Costanza e a Parigi. Pollice è funzionario del sindacato tedesco IG BGE (miniere, chimica ed energia). Dirige l’ufficio lavoratori stranieri.
Antonio Umberto Riccò, ex dirigente scolastico, si è occupato per molti anni della scolarizzazione dei figli di emigrati italiani in Germania Hannover. Cura con altri amici il sito www.aussorgeumitalien.de. Ha pubblicato presso l'editrice alpha beta di Merano i romanzi "Biscotti al cardamomo" (sui profughi afgani in Italia, 2009) e "C'era in Germania un Girasole" (sulla dittatura nella Germania Orientale, sett. 2010). Web: www.antonioricco.it e www.antonioricco.eu