Egregio Presidente,
su iniziativa dell’Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell’Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell’Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancor a ad oltre 65 anni di distanza neanche l’ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l’hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all’ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l’elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell’Armadio. L’ex presidente della Repubblica tedes ca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell’ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l’ingiustizia, l’amnesia di comodo non sono anch’essi da condannare?
Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”;
Modesto di Veglia, partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”;
Zaccaria Verucci, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. “Donne nella Resistenza” di Casalbertone;
Bianca Bracci Torsi, staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma;
Michele Silicati, ingegnere, sindaco di Stazzema;
Marcella De Negri, figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia;
Felice Casson, senatore;
Vincenzo Maria Vita, senatore;
Giovanni Russo Spena, già presidente dei senatori del P.R.C.;
Piero Salvagli, architetto;
Vito Francesco Polcaro, professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma;
Raul Mordenti, professore;
Ernesto Nassi, segretario provinciale A.N.P.I. Roma;
Leonardo Rinaldi, segretario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”;
Pier Vittorio Buffa, giornalista, direttore Finegil;
Marta Bonafoni, giornalista direttore Radio Popolare Roma;
Gianluca Cicinelli, giornalista, presidente Ciuoti;
Luca Telato, giornalista, vicepresidente Ciuoti;
Federico Bogazzi, giornalista, redattore di Radio Popolare Roma;
Piera Amendola, già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2;
Floriana Fusco, segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica;
Marco Molinari, medico neurologo c/o S. Lucia;
Giuliana Pasciuto, medica pneumologa c/o Gemelli;
Laura Giustolisi, medica psichiatra;
Vincenzo Calò, attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma;
Paola Ronzoni, segretario sezione A.N.P.I. “Donne nella Resistenza” di Casalbertone;
Tommassini Maria Elena, vicesegretario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”;
Leonina Rondoni, direttivo sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”;
Renata Pallotti, direttivo sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”.