Berlusconi ride dicendo che nessuno meglio di lui è in grado di governare. A furia di spararle sempre più grosse, non riesce più a trattenersi dal ridere scompostamente, come ha fatto l’altro ieri, davanti alle telecamere. Gli stava a fianco anche il ministro degli Interni Maroni, che, quanto a sparare, non vuole essere secondo a nessuno. Sempre che ci sia da sparare addosso ai più deboli, ai rom (meglio se bambini), magari alle donne, di cui le più deboli di tutte, visto che per lo più sono anche immigrate, sono le prostitute. Quelle che battono i marciapiedi e magari sono minorenni. Come era minorenne, fino a ieri, la nota Ruby, che ha ricevuto soldi dal premier non per tornare a casa, andare a scuola e prepararsi per una vita migliore, ma per comprarsi qualche vestito adatto a continuare a battere e farsi sbattere da chissà quanti altri vecchiacci. Altro che gesto di umanità. Perché non è vero che ognuno a casa sua fa quello che vuole: le leggi valgono anche dentro le ville.
Se i cattolici scoprono “il grande peccatore”
I talk show sono maestri di vita, oltreché di politica. Infatti, guardandoli, abbiamo imparato che Berlusconi è stato votato dalla maggioranza del popolo italiano. Ergo: non lo si può mandare all’opposizione della di lui opposizione, perché sarebbe una contraddizione di termini. Più o meno questo sostengono i berluscones incaricati, più i giornalisti al seguito, sempre più attivi nei dibattiti televisivi a difendere il governo in prima persona, senza alcuna mediazione professionale. È comprensibile: ne va del loro stipendio e anche di più. Nonostante ciò, quasi nessuno si spinge a difendere i costumi di vita del premier, anche se, pure i giornalisti cattolici, come il fervido Amicone (di Tempi) si scoprono finalmente laici nei confronti del grande peccatore che, certo, non è da portare a esempio, ma è pur sempre l’uomo votato dalla grande maggioranza degli italiani. Il che è doppiamente falso, sia perché, a suo tempo, ha avuto solo il 37 % dei voti e sia perché non ce l’ha più.
E Bocchino difende la Bossi-Fini contro gli immigrati
E così, tocca parlare ancora una volta bene di Santoro, unico ad aver puntato le telecamere sulla protesta degli immigrati che sono saliti nel cielo di Lombardia. E unico ad aver spiegato nei dettagli la truffa statale delle richieste di regolarizzazione. È stato uno dei momenti migliori della puntata e un modo per mettere in luce i punti di diversità tra sinistra e destra; che saranno pure definizioni vetuste (come ha sostenuto Casini), ma non sono ancora morte. Lo ha dimostrato il finiano Bocchino, che, con qualche imbarazzo, ha difeso la tremenda Bossi-Fini, insistendo a pretendere che chi viene in Italia per sfuggire alla fame, debba avere una casa e un lavoro (e perché non un cospicuo conto in banca?). E questo nonostante le parole chiare di Fini, ribadite nel filmato di Perugia, sui diritti della persona, a prescindere da razza, religione e ovviamente reddito. Insomma, sinistra e destra sono ancora diverse e questa diversità è una ricchezza, come quella degli immigrati.
Finalmente i processi si fanno in Tv
Forse la tv non è sempre così pessima come la si dipinge. Per fare un esempio: che il ministro degli Interni Maroni abbia mentito al Parlamento sulla famigerata notte del 27 maggio alla questura di Milano, lo sapevamo anche noi telespettatori. Ci era bastato seguire con attenzione la ricostruzione dei fatti e la lettura degli atti durante una puntata di Annozero, per sapere che l’affidamento della nota Ruby alla consigliera regionale Minetti (pdl) non era stato deciso dal magistrato. Come si capiva anche dal verbale dei poliziotti, sottoposti alle pressioni indebite di Berlusconi. E costretti, alla fine, a mettere una ragazza minorenne nelle mani di una persona (addetta non si sa come alla presidenza del Consiglio) che l’ha subito scaricata. Perciò, ora, il pm Anna Maria Fiorillo, di turno quella notte, è stata costretta a dichiarare alle telecamere come si sono svolti i fatti, rivelando così al Paese tutto che, ormai, l’unico tribunale competente è la tv.
M2, Manzi Minzolini, ultimi talebani
L’effetto Vieni via con me sulla Rai è infinitamente più benefico di tutto quello che può pensare un ometto senza arte, ma solo di parte, come Mauro Masi, messo da Berlusconi a dirigere la tv concorrente con la precisa missione di mortificarne il patrimonio culturale. E chissà che cosa faranno, i vari Masi e Minzolini, non appena la frana che sta per travolgere il boss avrà raggiunto anche loro. Gente che si è aggregata al vincitore sperando che fosse eterno e che in eterno durasse la pacchia delle cricche, dei festini, dell’assalto alla diligenza e della spartizione privata delle cariche e dei beni pubblici. Inestimabili beni pubblici, come Pompei, che i leghisti e gli squallidi poeti di corte arcoriana sono riusciti a far crollare, come i talebani fecero con le grandi statue del Budda. In tempi di crisi economica, davanti al mondo all’Italia si impone un bilancio, per verificare quanto ci costano Berlusconi, Bondi, Bossi e quanto invece ci rende Roberto Benigni, patrimonio dell’umanità.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.