Sembra che il dottor Berlusconistein stia studiando e alambiccando per creare in laboratorio il conduttore di destra che gli manca. Tentativo tragicamente fatto anche dopo l’editto bulgaro, quando venne mandato inutilmente allo sbaraglio l’oscurantista Socci che, pur facendo ricorso a tutti i riti medioevali del caso, riuscì soltanto a far toccare il fondo alla povera Raidue. La quale, per riprendersi almeno un po’, dovette gettarsi a corpo morto nel lupanare dei reality. Non andò meglio a Giovanni Masotti che, su richiesta dell’ex governatore siciliano Cuffaro, mandò in onda la famigerata “puntata riparatrice”, nell’intento di dimostrare come la mafia non sia poi così cattiva come la si dipinge, o come l’aveva dipinta, in particolare, una sgradita inchiesta di Report. Dopodiché, Cuffaro fu condannato per mafia e Masotti riparò a Londra. Non resta che Belpietro. Insomma, Marx è morto, il comunismo è morto, ma Berlusconi non si sente affatto bene!
Maroni cattivo con tutti
Da giorni, ormai, vediamo in tv le immagini terribili di due delitti. Uno è quello consumato dalla camorra sotto gli occhi di tutti e mandato in onda dalla polizia nella speranza di suscitare la collaborazione dei cittadini. Il secondo delitto è quello di cui è rimasto vittima Stefano Cucchi, un ragazzo la cui vita è stata distrutta proprio mentre era affidato alle forze dell´ordine, in particolare ai carabinieri. E, tra l´altro, carabinieri erano pure quelli arrestati con l´accusa di aver taglieggiato Marrazzo. Il ministro degli Interni Maroni si è rifiutato di rispondere al Tg3 sul caso Cucchi. Solo qualche giorno fa migliaia di poliziotti sono scesi in piazza contro i tagli ai fondi per la sicurezza, decisi proprio mentre si esagerava in retorica e ronde padane. Prima o poi Maroni dovrà rispondere di tutti questi guasti. Lui che si è vantato della cattiveria verso gli immigrati, ora sta dimostrando che chi è cattivo con i più deboli, è cattivo con tutti.
Al boss miliardario non servono i 2 euro delle primarie
Nel mondo parallelo dei talk show politici imperversano alcuni tipi umani e professionali che non sono neppure stati eletti (secondo l’argomento che ormai viene usato per giustificare tutto). Si tratta quasi sempre di giornalisti che non si accontentano più di scrivere, ma vogliono conquistare a tutti i costi una «visibilità», alla stessa stregua dei politici che li mandano. O magari per sostituirsi, prima o poi, a quegli stessi politici, di cui si ritengono i veri ispiratori. Nonché severi fustigatori, ma solo se si tratta di politici del campo avverso a quello del loro editore. Naturalmente il principe di questa eletta schiera giornalistica è Vittorio Feltri, ma anche il suo vice Sallusti, nel suo piccolo, si adegua. In questi giorni, per esempio, nei dibattiti tv ha sostenuto che il vero scopo delle primarie del Pd è stato quello di raccogliere soldi. Insomma, la democrazia è un’elemosina, di cui il Pdl, avendo un boss miliardario, non ha alcun bisogno!
Silvio e le brutte statuine
Se Berlusconi avesse voluto dare la prova, in video, del suo indecente conflitto di interessi, non avrebbe potuto fare di meglio che interrompere, come ha fatto, Ballarò proprio mentre il dibattito affrontava i problemi del Paese. Raccontando di aver avvertito Marrazzo del filmato che faceva il giro dei suoi giornali, il premier ha confessato come, in quanto editore, continui a controllare le sue aziende e il mercato dei materiali che possono servire a ricattare gli avversari politici. Nello stesso tempo, come capo del governo, ha mostrato di controllare la Rai, sulla quale interviene imponendo tutti i Minzolini che vuole e perfino devastando i programmi mentre sono in onda. Floris si è assunto la responsabilità di accettare l’intromissione, valutandola, ha detto, come notizia. Quanto a Berlusconi, bisogna capirlo: è malato. Ma i teleutenti non hanno avuto scelta, come pure i ministri presenti, costretti a fare le brutte statuine!
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.