L’altro pomeriggio su SkyTg24 alcuni economisti affrontavano i temi legati alla crisi attuale, mettendo a fuoco questa apparente contraddizione: aumentano i profitti delle imprese, mentre diminuiscono i posti di lavoro. Insomma, i ricchi si arricchiscono mentre i poveri si impoveriscono. La solita vecchia storia, quella che secondo Marchionne è morta e sepolta e che un tempo si chiamava sfruttamento. Non esiste più? E allora com’è che i 33 minatori cileni si trovano sotto terra, mentre i padroni delle miniere che hanno guadagnato sulla loro pelle, non solo non corrono rischi, ma ora dicono di non poter sostenere i costi delle operazioni di salvataggio? Qualcuno controllerà i loro conti all’estero? Perché, insomma, c’è sempre chi sta sotto e chi sta sopra. Anche da noi, dove ora Alfano vuole soldi per il processo breve. Insomma, non basta che, per cancellare i reati di Berlusconi si cancellino i diritti dei cittadini: dobbiamo anche pagare il conto!
Minzolini e la ricerca del mandante del tiggì
Lunghissima intervista al direttore del Tg1 Augusto Minzolini ieri a Mattina Estate. Una cosa mai vista, un omaggio tributato, in queste dimensioni, solo al capo supremo. A fare le domande il «giovane» (per definizione) Pierluigi Diaco, così bravo da porgere anche le risposte. Come quando ha chiesto se le critiche a Minzolini non vengano per caso da pregiudizio ideologico. E infatti Minzolini si è detto d’accordo e più avanti ha respinto gli argomenti di chi non apprezza la sua scelta di non dare le notizie, che per lui non sono notizie solo perché non sono favorevoli a Berlusconi. Sostiene Minzolini che bisogna guardare a chi è il mandante delle informazioni, mentre nel suo caso basta guardare a chi è il mandante del direttore. Per capire, per esempio, perché inzeppa il tg di fuffa, secondo il classico metodo del depistaggio. Ma lui ha spiegato che quell’ «enorme serbatoio di scemenze» lo copia dai giornali. Sicché, le stronzate sono pure di seconda mano.
Lo squallido gioco del dividi e occupa (politicamente)
Bossi adesso vuole spostare qualche ministero al Nord: lo ha vomitato nei microfoni col solito fare ultimativo. E di sicuro questo nuovo smembramento dello Stato rientra nell’ultimo mercatino degli stracci offerti da Berlusconi per rianimare una legislatura moribonda. La cosa non è nuova: c’era già stata la migrazione di Raidue a Milano. La rete ha continuato a essere brutta e disastrata come prima e neppure la sede milanese della Rai si è giovata di questa spartizione, servita solo a piazzare qualche culo leghista su qualche poltrona pubblica. Squallore già visto, come già visto è pure il razzismo del ministro Maroni, che ora si muove al traino di Sarkozy. Il quale non ha trovato di meglio, per tentare (inutilmente) di rianimare la sua popolarità, che creare un nuovo nemico da additare all’odio popolare. Che poi è sempre lo stesso nemico: i rom, già decimati dai nazisti, come ha ricordato il Papa a certi cattolici senza memoria e senza vergogna, cattivi contro i poveri.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.