Le immagini che arrivano da Lampedusa sono sempre le stesse: una discarica umana sotto il sole e sotto il vento. Il grido di dolore dei lampedusani (tra i quali da poco si annovera anche il presidente Berlusconi) ormai lascia insensibili i tg di regime. Il problema è stato dichiarato risolto e tutte le energie sono rivolte contro la perfida Marianna (recente sostituta della perfida Albione), che respinge i tunisini alle frontiere; mentre noi, che siamo tanto buoni, li chiudiamo in campi di concentramento. Anzi, li chiuderemmo se ne fossimo capaci. Perché, per fortuna, ancora una volta, dal peggio ci salva la disorganizzazione, come ci ha salvato finora dalla barbarie della Bossi-Fini. Perché, diciamo la verità, la Lega Nord e i suoi ministri stanno dimostrando di essere inefficienti più ancora che razzisti. Intanto, le 48/60 ore sono scadute e le promesse di Berlusconi si sono rivelate il solito espediente osceno, come le sue barzellette. Chi ci ha creduto e ha pure applaudito, impari la lezione e, se proprio vuole continuare a sperare, ora aspetti il Nobel per la pace.
La confessione dei giornalisti digrignanti: “B si difende dalla legge”
Anche Michele Santoro, che pure deve averne sentite (come dice la signora Minetti) ‘di ogni’, è rimasto colpito dall’ammissione fatta da Maurizio Belpietro ad Annozero. Ha detto infatti il digrignante socio di Vittorio Feltri, che Berlusconi si difende dalla magistratura «con tutti i mezzi di cui dispone». E tra questi mezzi, ovviamente, c’è il Parlamento della Repubblica, ridotto a quello che vediamo in questi giorni: un bivacco di manipoli leghisti e di avvocaticchi in lotta per accaparrarsi l’esclusiva del cliente più ricco d’Italia. Quel cliente diventato premier per difendersi dalla legge, come incautamente ha riconosciuto Belpietro e ancora più clamorosamente spiegò Fedele Confalonieri, quando dichiarò che, se Berlusconi non fosse sceso in politica, sarebbe finito in prigione. Dunque, un uomo in fuga, che, se non lo fermiamo, la prossima volta è capace di fare ministro degli Esteri la tenutaria Minetti, la quale, oltretutto, temiamo non farebbe molto peggio di quanto non faccia Frattini.
Bossi, Maroni e il leghista che ride dei bambini morti
E così, mentre Berlusconi si esibiva a Lampedusa e La Russa sputtanava il Parlamento a Roma, le barche dei migranti continuavano a cercare la salvezza sulle nostre coste. Qualcuna anche ad affondare, sono cose che capitano, come è capitato il 27 marzo, con un bambino morto. Ma tanto, a Bossi non interessa e il presidente leghista del consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni, a Exit, rideva soddisfatto alla notizia. D’altra parte, continuano a ripetere che, una cosa sono i tunisini, per definizione clandestini e quindi da respingere al mittente, un’altra cosa i profughi libici che, quando arriveranno, saranno rifugiati e quindi accolti. Magari splendidamente, come i somali che, a Roma, per anni sono vissuti tra i topi nella palazzina che era stata la loro ambasciata. Anche se la perfida Europa ha versato all’Italia ben 80 milioni di euro per gli immigrati. Ma chissà che cosa ne avrà fatto Maroni: vuoi vedere che li ha spesi tutti per cacciarli? Perché è chiaro che il governo leghista spende per respingerli più di quello che servirebbe per accoglierli cristianamente.
Brevi misfatti, pessimi sondaggi: dov’è finito il grande comunicatore?
Dunque sarebbe stato il domestico filippino a uccidere la contessa. Come nei gialli di una volta, quando ancora non esisteva il Ris e gli assassini venivano smascherati dai poliziotti e non dai chimici. I tg hanno riepilogato le vecchie indagini, dimostrando come la modernità sia stata anticipata dai classici della letteratura noir. Intrecci prevedibili, come i processi di Berlusconi, che si ripresentano ogni volta con un dispositivo legislativo fresco di giornata. Anche qui, la trama è nota, ma ritorna come nuova. Il premier è andato a Lampedusa a promettere il paradiso, che al giorno d’oggi vuol dire esenzione fiscale. E tutte le telecamere dovevano essere al seguito, lasciando in ombra il misfatto che si andava consumando alla Camera: il processo breve. L’alibi era perfetto, la comunicazione, però, ha mostrato delle falle. Sarà che ormai, come ci ha detto Pagnoncelli a Ballarò, il 64 % degli italiani vuole che Berlusconi se ne vada. Cosicché, a Lampedusa lui voleva metterci la faccia e invece, con rispetto parlando, rischia di rimetterci il culo (notoriamente flaccido).
Figuranti e figuracce
Il ministro degli Esteri Frattini si è affannato a smentire, per tutto il tempo di ‘Otto e mezzo’, che l’Italia abbia subito uno schiaffo per essere stata estromessa dal video-vertice a quattro (Obama, Sarkozy, Merkel, Cameron) sulla Libia. Allo stesso modo, tutti i ministri cosiddetti della Repubblica, in realtà di Berlusconi, nei loro spot in tv si sforzano soltanto di difendere il premier. Più che un governo, è un altro scudo ad personam, che cerca di turare le falle di comunicazione con il pubblico, inteso come popolo italiano. Del resto del mondo lorsignori se ne fregano, perché sanno che ormai alle magre non c’è rimedio. Peraltro, l’Italia non riceve schiaffi dall’estero: l’Italia è sotto schiaffo da parte del suo governo. Se i ministri vanno ogni giorno in tv a raccontare balle, esattamente come la donna che si fingeva terremotata a Forum, bèh, allora, sarebbe giusto che anche loro venissero pagati come figuranti: 300 euro a prestazione. E, una volta sorpresi a mentire, avessero almeno la buona creanza (come ha fatto la signora) di chiedere scusa.
La (s)comparsa della Madonnina e i parrucchini di Panorama
È solo una replica, anzi due. Da un lato c’è il ritorno sul predellino, con il saluto alla folla plaudente, per fortuna non interrotto dal volo della micidiale Madonnina di marmo. Se no, Dio ne guardi, sarebbe stata necessaria un’altra operazione chirurgica e magari anche un’altra igienista dentale, da piazzare poi, a lista bloccata, su qualche cadrega a spese del contribuente. Invece, stavolta, tutto liscio, con il necessario casting a cura, pensate, di un sottosegretario; per evitare al premier la magra di un’altra bordata di fischi. Anche perché, rispetto alla prima volta davanti ai giudici milanesi, lui si è fatto molto più bello, con tanti capelli in più, senza far appello, stavolta, alla matita nera e al buon cuore di Carlo Rossella. A proposito: oggi sappiamo il perché di tanta cura da parte dell’allora direttore di «Panorama». Ma dicevamo di una doppia replica. La seconda è più che altro una citazione dal finale de «Il caimano» di Nanni Moretti: stessa inquadratura del palazzo di giustizia, con il vecchio tram giallo a fare da comparsa, unica non pagata.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.