Certo, sentire Minzolini che, con quella sua aria truce da grande inquisitore, si scaglia contro le manovre mediatiche, fa una certa impressione. Come se a capo del Tg1 non ce lo avesse messo una manovra mediatica che non ha precedenti nel mondo intero. È un po’ come sentire Berlusconi che dice basta alla corruzione. Lui che attraverso la corruzione ha avuto il controllo della maggiore casa editrice del Paese. E sempre lui che, per bloccare un processo in cui è accusato di corruzione, pretende che si blocchino tutti i processi in corso. Ma pazienza. Già si sa che in Italia è tutto capovolto. Basta pensare che il Parlamento da cui escono le leggi contro la droga, ospita alcuni onorevoli che si drogano (e magari non è neanche la cosa peggiore che fanno). E ora è aperta la caccia a un deputato che è risultato tossico all’esame antidroga organizzato da Giovanardi. Per coerenza con Minzolini e Berlusconi, dovrebbe essere lo stesso Giovanardi.
BOSSI HA PAURA CHE LA MILANO DA BERE LO BEVA
Gli stranieri nel nostro Paese sono 4 milioni: ce lo urlano i tg, riferendo dati Istat. Notizia da accogliere, secondo noi, con viva soddisfazione. Anzitutto perché gli immigrati ci «ringiovaniscono», senza bisogno di rinfoltimenti, lifting e ceroni alla maniera di Berlusconi. Seconda ragione di giubilo: gli stranieri sono più numerosi dei leghisti che, nelle ultime elezioni politiche hanno preso circa 3 milioni di voti. Pure troppi, ma sempre meno di questi nuovi concittadini (provvisori o definitivi), che non vogliono togliere diritti a nessuno. Benché poi, misteriosamente, proprio i leghisti al momento stiano piuttosto «schisci» (cioè bassi, per dirla alla milanese), e Bossi abbia moderato i toni del feroce Salvini. Dopo i fatti di via Padova, niente rastrellamenti, perché, magari, a fare la faccia troppo cattiva ora, si mette a rischio il sorpasso sul Pdl (partito dei ladroni?) al Nord, che è il vero obiettivo della Lega. Ne uccide più il fuoco amico che la giustizia.
BERTOLASO, BERLUSCLONE PERFETTO
E così, ora, i lavoratori sardi che hanno perso o stanno per perdere il posto di lavoro, sanno come sono stati spesi gli oltre 300 milioni di euro della Maddalena. E i terremotati sanno con quanto entusiasmo gli amici di Bertolaso abbiano accolto le prospettive di guadagno delle new town berlusconiane. Mentre la ricostruzione dell’Aquila non è ancora iniziata. Valanghe di soldi pubblici sono entrati nelle tasche di pochi italiani e usciti dalle tasche di tutti noi. A questo punto, che Bertolaso abbia intascato o no, è secondario. Le responsabilità sono evidenti e il delirio di onnipotenza inferiore soltanto a quello di Berlusconi. Anche noi telespettatori, del resto, abbiamo assistito passivamente.
PERCHÉ NON PRIVATIZZANO IL DISASTRO?
Mentre la privatizzazione della Protezione Civile sembra fermata, va avanti la privatizzazione di tutto il resto. A partire dalla scuola, come ha documentato domenica la bella inchiesta di Riccardo Iacona. I soldi pubblici vanno agli istituti privati, per merito particolare del governatore della Lombardia Formigoni. Intanto, le scuole statali cadono a pezzi, con grave rischio per la salute dei bambini e dei loro insegnanti. In attesa che anche della scuola si occupi la Protezione civile, la Gelmini attua il più grande licenziamento di massa mai visto nel Paese e contrasta con ogni mezzo il principio costituzionale del diritto allo studio. Privatizzati gli acquedotti e di conseguenza la Rai, grande conduttura delle notizie dalla quale sta per sparire l’informazione, per lasciare spazio alla mera propaganda. Di pubblico c’è rimasto solo il disastro del territorio, per la gioia dei colleghi del premier palazzinaro che se la ridono nel loro letto in vista di nuovi appalti!
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.