Cosa nascondono i pensieri dei compagni di viaggio sconosciuti?
09-06-2009
di
Federica Albini
Botho Strauss, Coppie, passanti, Guanda
Non un romanzo, ma una rassegna di istantanee rubate tra la folla, la stessa in cui ci confondiamo ogni mattina, indifferenti se non infastiditi: centinaia di volti incrociati, taluni così spesso da diventare ormai piacevolmente familiari, e poi corpi, con i quali condividere un’indesiderata intimità nello spazio ristretto del sedile di un treno. Ma raramente pensieri. Eppure, il giovanotto seduto accanto a noi, che in genere indossa jeans e maglione e oggi sfoggia un elegante completo con tanto di cravatta, forse sta per presentarsi a un colloquio di lavoro; la ragazza appesa al cellulare da quando è partita sta magari cercando di salvare una storia d’amore; e la signora in tailleur che spulcia tra documenti e pratiche legali è probabilmente un avvocato, che tra poco si troverà a difendere o accusare un imputato. Immagini colte di sfuggita, si perdono subito nella nostra memoria, travolte dalla fretta di arrivare, dall’urgenza di fare. Nel bel libro di Strauss – ormai antico ( 1984 ) ma ancora reperibile -, invece, diventano spunto per una riflessione profonda, che si nutre di quei particolari che sfuggono ai più e chiama in causa nomi illustri (filosofi, cineasti, compositori), senza il compiacimento di una sterile erudizione, ma quasi cercando una conferma alla necessità di sfuggire all’appiattimento imposto dall’individualismo, di non arrendersi alla sorpresa che l’altro (ma noi stessi) si comporti, passo dopo passo, in maniera sempre più automatica. Per lasciarsi piuttosto guidare dalla certezza che qualunque sia la persona in compagnia della quale percorriamo la via, un giorno o l’altro costei finirà per svelarcisi.
Federica Albini, laurea in filosofia. Ha insegnato negli istituti statali. Nel 1994 lascia il mondo della scuola per avventurarsi nell’editoria. È redattrice in uno studio editoriale. Vive a Piacenza, lavora a Milano.