La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Libri e arte » Da rileggere »

Da rileggere per capire chi siamo: Flaiano racconta la sua guerra in Etiopia, soldato che uccide “senza motivo”

25-08-2011

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 Come si sa, di solito siamo noi a cercare i libri da leggere. Ma certe volte, per qualche strano motivo, sono i libri a farsi trovare e a farsi leggere. È il caso di Tempo di uccidere, di Ennio Flaiano (1910-1972), uscito in libreria nel 1947 – tre anni prima che io nascessi – e che solo questa estate mi è capitato, per caso, di trovare su una bancarella di libri di seconda mano. Un libro notevole – non a caso vinse il Premio Strega, allora non in odore di combine – e terribile, che trascina il lettore in una strana inquietudine (quella stessa inquietudine che riesce a creare Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, ad esempio).

Certamente nato dall’esperienza personale dell’autore, che tra il 1935 e il 1936 partecipò, con il grado di sottotenente alla campagna d’Etiopia, narra la storia di un militare italiano che, abbrutito e piegato da quella guerra inutile, decide di chiamarsi fuori, di “andare via”: “Da quando il camion s’era rovesciato, proprio alla curva della prima discesa, il dente aveva ripreso a dolermi, e ora un impulso che sentivo irresistibile (forse l’impazienza della nevralgia) mi spingeva a lasciare quel luogo. ‘Io me ne vado’ dissi alzandomi. Il soldato che fumava soddisfatto, ormai pronto a dividere con me gli imprevisti della nuova avventura, si rabbuiò. ‘E dove?’ chiese”.

Già: “dove”? Da nessuna parte. Trascinandosi sotto il sole, tra morti e feriti, tra uomini e donne rassegnati, in squallidi bordelli, uccidendo senza motivo.

Quasi “una confessione”, come scrisse l’autore.

Un romanzo spiazzante che si svolge durante una guerra ma che non è cronaca di quella guerra, bensì, come scrisse Maria Corti: “una visione fantastica dai toni chiaramente surreali, in cui alla fedele riproposta di avvenimenti documentati si sostituisce la realtà di una vicenda psicologica segnata dall’errore” – e dall’orrore, aggiungerei io – “e dalla fatalità”.

Un viaggio senza ritorno. Perché dalla guerra – per chi l’ha vissuta – non si torna mai.

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

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