Noi giovani certo non possiamo, per forza di cose, ricordare la prima repubblica, ma dobbiamo confrontarci con l’attuale scena politica. Possiamo però fare un raffronto con quanto la prima repubblica, non esente da colpe vista la sua quarantennale durata, ci ha lasciato e quanto si accinge a lasciarci la seconda. Il quadro non è assolutamente roseo, anzi è andato peggiorando negli anni e le annose questioni che frenano lo sviluppo del paese sono sempre più accentuate, lo testimonia anche l’ultimo intervento del nuovo Presidente delle Corte dei Conti in occasione del proprio insediamento.
Che opinione possiamo avere noi giovani di questa classe dirigente e della politica in generale? Agli occhi di molti la politica appare come una cosa noiosa, spesso brutta, un’accozzaglia di personaggi che si esprimono con un lessico da azzeccagarbugli(senza esprimere concetti) o attraverso insulti e toni beceri da avvinazzati all’osteria , una gerontocrazia inamovibile, un insieme di cricche in cui domina l’impunità trasversale. I giovani, apparentemente, sembrano non interessarsi alla gravità della situazione, avendo ben altre preoccupazioni per la testa (lavoro scarso o inesistente, assenza di risposte da parte delle istituzioni, mancanza di valori, futuro incerto), certo è che, in uno stato democratico la sovranità appartiene al popolo che la esercita attraverso il voto democratico dei propri rappresentanti politici ai quali viene affidato l’incarico di governare il paese.
Si fa un gran parlare di “popolo e sovranità popolare” agitando queste parole come fossero uno striscione allo stadio, dimenticandosi, o peggio ignorando, che si tratta di un insieme di persone reali, dei cui interessi la politica dovrebbe occuparsi. Dovendo, pertanto, avere a che fare con la politica, i giovani seguono l’evolversi della situazione italiana con un certo interesse e attraverso il confronto con i propri coetanei, con gli adulti, confrontando quanto appreso nel loro corso di studi e nel loro vissuto con quanto accade nella realtà cercando di comprendere l’impatto delle situazioni determinate dalla politica.
La volontà di cambiare in meglio il nostro paese, che amiamo, cerca di incanalarsi in una positiva sinergia di idee e attività concrete, volte a costruire un futuro migliore, siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo negli anni a venire, ma siamo ben felici di “sacrificarci” per un sentimento collettivo di speranza e rinnovamento.
Quando vediamo degli esempi di Politica seria, quali possono essere Fabio Granata e Nichi Vendola (agli antipodi come ideologia e tradizione politica, ma allo stesso tempo così vicini nell’odierna Italia), ma potrei citare altri personaggi onesti quali De Magistris o Angela Napoli, politici che si premurano di tenere una condotta trasparente in modo da mantenere una levatura morale tale da consentir loro di guardare i ragazzi negli occhi. Ragazzi che in loro ripongono fiducia, che quando sentono aria di cambiamento da parte di una politica sana, consapevole della loro importanza per lo sviluppo del paese, provano sicuramente delle emozioni, colgono il seme del cambiamento, e, in questi personaggi che, come noi, si indignano per le ingiustizie perpetrate dalla casta e dalle cricche affaristiche e a questi problemi cercano concretamente una soluzione, vedono una rinnovata speranza.
Pertanto credo che, la politica, con la P maiuscola, che si interessa ai problemi del mondo reale, che ha a cuore il futuro della collettività possa generare anche passione nei proprio confronti da parte della futura classe dirigente, una passione che sia in grado di dare una spinta ad un processo di cambiamento che non può più essere rimandato.
Tutto ciò non può che generare un sentimento comune, sincero, volto ad un reale miglioramento del paese, attraverso una politica che governi nell’interesse della nazione, non contro l’altro blocco contrapposto, oltre la politica (con la p minuscola) degli slogan “noi bene voi male” in cui una parte si arroga la capacità di migliorare la disastrata situazione nazionale semplicemente per essere riuscita a sconfiggere la controparte avversa, senza un serio programma di governo. Ho scritto programma di governo, non elettorale, è in ballo il governo di uno stato, il nostro stato, non si tratta di una sfida simile ad concorso di bellezza in cui chi fornisce una migliore immagine di se viene eletto vincitore dalla giuria (il popolo), si accasa nei palazzi del potere per perseguire i propri interessi lasciando 60 milioni di persone alla deriva totale.
A questo ci si deve ribellare, si deve tenere sotto costante osservazione l’operato del governo e non deve esservi paura nell’esprimere il dissenso. Si deve pretendere un programma in cui, tralasciando le ideologie politiche, devono essere contemplate misure volte ad assicurare un armonioso sviluppo economico del paese, in cui sia reale la lotta all’evasione fiscale, sia assicurato il lavoro attraverso politiche sostenibili, si persegua l’unità sociale, venga rispettata la costituzione in cui sono indicati sia i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico che le linee guida per costruire un’Italia migliore.
Questo noi chiediamo e per questo fondamentale progetto comune siamo pronti ad infondere tutte le nostre energie, con passione, dando la fiducia a chi ha veramente a cuore tutto ciò.
Giovanninatale Schiavon è nato a Padova il 12 Agosto 1986. Studente del corso di Laurea in "Economia Territoriale e Reti d'Impresa" presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Padova, gioca a rugby ed è appassionato di politica ed economia, si interessa particolarmente di tematiche legate al mondo del lavoro, evasione fiscale e, in particolare, alle risposte che il mondo dei giovani cerca da politica e
società.