E così, dopo aver praticamente cancellato lo sciopero nazionale della Cgil, ecco che lo sciopero è stato per qualche attimo resuscitato, ma solo per essere condannato a causa della sua scandalosa “politicità”. E ovviamente ci stiamo occupando del Tg1, che ha fatto anche peggio con la manifestazione del centrosinistra, di cui, come sempre, ha parlato solo per dirne male. In apertura dell’edizione delle 13,30 (quella più corriva) Minzolini ha dedicato cinque minuti al suo editore, facendolo spaziare su tutta la materia della giornata, compresa la deprecata manifestazione di Roma di cui sono state mostrate due o tre bandiere semoventi. Dopodiché, il microfono è stato offerto a vari ministri, più Capezzone e Gasparri che non contano niente. Dimenticavamo: Bersani è stato nominato, come nei reality, per essere subito eliminato dal cast. E se davvero Minzolini non è inquisito dai pm, dovrebbe esserlo da parte dell’Ordine dei giornalisti.
I suicidi salvano il governo
Il terribile caso di Pietrino Vanacore (ndr – delitto via Poma) ha offerto ai tg, ma soprattutto al Tg1, la possibilità di sfuggire al casino delle liste elettorali. Minzolini deve aver tirato un sospiro di sollievo per questa tragedia senza fine che gli ha consentito di svicolare dal caos senza fine del Pdl. Ma la conferenza stampa di Berlusconi ha rioccupato di prepotenza le prime pagine elettroniche con la pletora dei ricorsi, delle carte bollate, dei decreti inutili e della via crucis cartacea inflitta al popolo della di lui libertà dai giudici comunisti. Era tutto falso, ha certificato Berlusconi, che, come noto, è la bocca della verità. Peccato che, mentre era in diretta su Sky, sia stato infastidito dalle domande di un giornalista che si chiama, pensate, Carlomagno. Ma il premier, essendo un gran signore, lo ha definito villano e anche brutto. Poi gli ha mandato contro le truppe comandate da quel bel ragazzo del ministro La Russa, la cui sola vista ha sbaragliato il nemico.
E la Rai si sveglia di notte
Per sentire in tv un commento politico sui gravi fatti che si verificano, si deve aspettare fino a mezzanotte, con Linea notte su Raitre. Del resto, la mancanza di sedi di discussione non dispiace solo a noi, ma anche alla maggioranza degli italiani. Come risulta dai sondaggi che di solito sono la prima preoccupazione del premier. Stavolta no. Stavolta c’è qualcosa che gli preme ancora di più. In particolare gli preme far circolare al minimo (e il minimo è il Tg1) l’informazione sugli scandali e la corruzione (compresa quella che lo coinvolge direttamente davanti ai tribunali). In più, attraverso il silenzio degli innocenti talk show, Berlusconi e i suoi sperano ora di contenere l’eco della loro clamorosa incapacità di rispettare le più elementari regole della vita civile. E, per la verità, anche di quella incivile. Vedi gli inutili inghippi inventati quotidianamente dalla più cinica e inetta leva di azzeccagarbugli mai vista in Parlamento e fuori!
Cavaliere, cambi avvocato
Visto che si può fare un decreto sulla giusta interpretazione della legge mentre un tribunale sta proprio interpretando quella legge, Berlusconi e i suoi avvocati sono degli inetti. Non potevano fare prima un decreto che stabilisse il giusto verdetto in tutti i processi che riguardano il boss? Avrebbero guadagnato un sacco di tempo, lasciando al Parlamento la possibilità di occuparsi dei problemi del Paese. Bastavano poche parole, dette una volta per tutte: la giusta interpretazione della legge è che Berlusconi ha sempre ragione e, in quanto votato dal popolo, è assolutamente ingiudicabile. Invece, lo stillicidio di leggi “ad personam” ha sfiancato le istituzioni e il premier, concedendo un sacco di spazio di manovra, per non dire di ricatto, alla Lega. E non a caso lo sciamano Valentin, capo spirituale degli indigeni boliviani, l’altra sera, a domanda diretta di Lilli Gruber e previa consultazione di foglie di coca, ha predetto che Berlusconi non sarà più rieletto!
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.