Giornale Radio, ecco i risultati delle elezioni, vediamoli nel dettaglio. Popolo della Libertà al 35 per cento, perde due punti (a causa soprattutto all’astensionismo in Sicilia) mentre la Lega (10, 3 per cento) ne recupera uno grazie al successo della sua campagna “d’ordine” nei paesi più tradizionalisti della Baviera. “Basta con negri, ebrei, zingari, comunisti e omosessuali”: uno slogan semplice ed efficace, i cui toni gli osservatori attribuiscono alla necessità di far presa su un target territoriale non certo composto da sofisticati intellettuali ma che ovviamente non comporta alcun pericolo reale per le categorie così indicate.
Il risultato complessivo, 45,3 per cento, non certo eclatante ma neanche da disprezzare. Difficilmente tuttavia consentir l’attuazione del programma (Totalmaggioranzen, Fuhrerprinzip, Reich millenario) che il Capo aveva espresso alla vigilia delle elezioni. In fondo, in Italia – fanno notare alcuni – il governo é appoggiato, tenendo conto delle astensioni, solo dal 26,2 per cento degli elettori: “Un italiano su quattro. E con uno su quattro si può a malapena governare, altro che fondare regimi”.
A livello di gossip c’é da notare che molti esponenti del Polo non nascondono in privato la soddisfazione per le dure parole pronunciate a caldo da don Angelo Bagnasco ( successore di Baget Bozzo alla guida spirituale del Polo): “Aveu tegn chi u scagnu (“avesse tenuto chiusa la bottega” in genovese, ndr), ‘stu beln rimbamb fatt de viagra, avrimm fatt un cul cos ai communist”. Ma non detto che il Polo sarebbe riuscito a conquistare la maggiornaza assoluta anche se Noemi fosse rimasta a fare i compiti a casa sua.
Molto più frastagliato, ma non meno compatto, lo schieramento dell’Ulivo, che ha mancato il sorpasso di soli due punti, attestandosi comunque su un onorevole 43,1 per cento. I Democratici (guidati stavolta da un dc combattivo e non da un “comunista” marpione) contribuiscono col 26,2 per cento. Segue Di Pietro (o meglio l’Italia dei Valori, visto che s’é finalmente deciso ad abbandonare la personalizzazione) con un ottimo 8 per cento. Poi la Sinistra, (Prc, Sl, Pdci, Verdi) con un buon 6,1 per cento (un anno fa poco oltre il 4) e infine i radicali col loro 2,4 per cento.
“Combatteremo uniti, governeremo uniti, difenderemo uniti i magistrati e la legge di tutti” ha dichiarato subito Di Pietro. “Certo. E uniti organizzeremo il primo sciopero generale unitario di tutti i lavoratori italiani e stranieri” hanno aggiunto i leader della Sinistra, ” per salvare l’Italia dalla crisi facendo appello alla sua più grande risorsa umana, non i banchieri e i manager ma il popolo dei precari e dei lavoratori. Viva l’Italia”.
Il postberlusconi
Riepilogo. Da oggi comincia il postberlusconi. Vincono Lega, Repubblica e Di Pietro. Perdono Noemi, Topolanek, Berlusconi e i poveri coglioni come me, di sinistra. Il sud non vota più, o per protesta o perché non ha mai capito davvero questa faccenda delle elezioni. Il bipolarismo una buffonata, la legge elettorale vigente falsifica i risultati. I leader più cialtroni sono i miei di sinistra, che hanno messo la mia scheda (Fava, Vendola e Ferrero: nessuno stato capace di dialogare) nel tostapane. Nei democratici, un combattivo Dc si e’ rivelato pi efficace di tutti i vari marpioni ex Pci: confermarlo (o lui, o Rosy Bindi, o dalla Chiesa). A destra c’ solo un italiano su quattro: basta inciuci e basta timidezze. Il governo, comunque, ora si chiama governo Bossi.
* * *
Cosa potrebbe tenerci insieme (per vincere alla prima elezione) quale potrebbe essere il collante comune? La Cgil e l’antimafia. La prima sta funzionando, ma non interessa Di Pietro (e non abbastanza al Pd). La seconda potrebbe essere sostenuta da tutti (e in Sicilia, ad esempio, dovrebbe essere sempre l’unica lista della sinistra e dintorni) ma, per mancanze umane e politiche dei suoi leader, non all’altezza. I notabili dell’antimafia (Rita Borsellino, Fava, Crocetta, Lumia, ecc.) hanno corso ciascuno per sè, da primedonne. Il migliore Lumia (per la coerenza). La peggiore Rita (slogan: “Finché c’é Rita c’é speranza”). Non so ora chi di loro sia stato eletto e chi no: ma a questo punto, per la gente comune, non ha importanza.
* * *
Tutte queste belle cose che scriviamo sulle elezioni italiane ed europee, io e tutti gli altri, sono in realtà cose futili e senza importanza. Le vere elezioni ci sono già state nei posti che contano: le ha vinte la sinistra – Obama in America, i progressisti in India (con una paria eletta vicepresidente), i vari rivoluzionari e riformisti in Sudamerica – e noi siamo ancora qui come tanti polli a guardarci l’ombelico.
Negli anni Trenta l’Europa, con le sue atroci malattie politiche, poteva ancora rovinare il mondo: comandava lei. Adesso può fare al massimo un po’ di baccano: il mondo della Cina, dell’America, del Brasile, dell’India – delle nazioni moderne, territoriali, e non delle nostre piccole, divise e presuntuosissime città-stato. Non faremo un favore a nessuno ammettendo – con degnazione – che forse la razza bianca non é più Razza Superiore. Semplicemente, ci faremo accettare nel mondo, in questi pochi decenni in cui ancora possiamo farlo a buon prezzo.
In Italia, poi, c’é da ridere. La donnetta di Treviso o Varese, forse rozza, forse incolta, il borgataro accoltellatore di Torbellamonaca, il borghese palermitano puzzolente di monnezza, decidono la nostra politica coccolati dai nostri “politici” cialtroni il cui massimo scopo nella vita é di trovarsi, cazzo fuori, in qualche villa kitsch con statuette e piscine e un paio di dozzine di giovani e meno giovani bagasce. Fuori, nel mondo, ci sono l’India e Obama.