Come se non bastasse il presente, è il passato a farci paura. Avevamo appena rievocato il dolore della stazione di Bologna e arriva la notizia della morte di Giovanni Ventura a riaprire la ferita di Piazza Fontana. Una vera guerra si è svolta contro la nostra democrazia, che ha resistito alle bombe, ma non all’arma piazzata in ognuna delle nostre case: la tv. E così abbiamo visto sul piccolo schermo il ministro della Giustizia sostenere in Parlamento che la P3 è un’invenzione della magistratura: il nemico del governo. Un po’ come se il ministro della pubblica istruzione accusasse i professori di essere i suoi avversari, il ministro della pubblica amministrazione attaccasse in continuazione gli statali e il capo del governo eletto dal popolo non facesse che colpire i diritti e i beni del popolo per proteggere la sua impunità ed arricchirsi. Praticamente la realtà che viviamo.
L’Italia sfasciata e la tv del nulla
Secondo il luogo comune, la Rai è lo specchio del Paese e, come in tutti i luoghi comuni, c’è una parte di verità. Basta guardare come lo sfascio estivo dei palinsesti richiami perfettamente lo sfascio del governo Berlusconi. Il più forte, il più voluto, il più amato dagli italiani, e oggi il più sbracato dei governi possibili. Ed ecco finalmente il miracolo di Berlusconi, l’unico che si è visto e che rimarrà nella storia. Un tempo c’erano i governi balneari e ora c’è addirittura il governo che non c’è, ma fa danni ugualmente. Un principio di anarchia, che è un po’ l’altra faccia del regime che non c’è, sostenuto dal partito che non c’è e dalla Rai che non c’è più. Mentre resistono eroicamente al loro posto i vari Minzolini, che, in attesa degli scatti di carriera promessi, sono disposti a tutto pur di nascondere la frana. Agosto, dignità mia non ti conosco.
Povero Caliendo, inconsapevole frequentatore di faccendieri (Carboni) e condannati per mafia (Dell’Utri)
Mentre il finiano Raisi e il pidiellino Lupi si scannavano a Linea Notte, ha telefonato in diretta il sottosegretario Caliendo per chiarire, secondo lui, la sua controversa posizione. E ci ha tenuto soprattutto a precisare di non aver mai frequentato pregiudicati (quelli evidentemente li lascia a Berlusconi). Come se il problema fosse tutto lì e non nello squallido intreccio di affari e politica che emerge da ogni inchiesta. Un tessuto di relazioni improprie da cui nasce una classe di faccendieri che si scambiano come regali indifferentemente case, cariche o donne. E tutti si arricchiscono senza scrupoli, perché i soldi lavano più bianco di qualsiasi Dash. Mentre il potere non è neanche un fine, ma un mezzo per diventare così ricchi e potenti da mostrarsi allibiti e protestare in tv se qualcuno osa dire, come cantava Jannacci, «non si fa così a rubare».
Gasparri e Santanché, quando si dice l’intellighenzia
Non si può negare che sia divertente assistere in tv agli scontri diretti tra pidiellini e finiani, o tra leghisti e finiani. Peccato che questi duelli all’arma bianca non siano più numerosi, visto che sono ben pochi i talk show in onda, essendo preciso interesse del boss oscurare questa fase politica, che lo vede ridimensionato. E cioè riportato alle sue dimensioni naturali: dallo statista che non è mai stato a capo di una triste consorteria, della quale, tanto per farsi un’idea, Maurizio Gasparri è uno dei vertici intellettuali, mentre l’ultima arrivata, Daniela Santanché, è già assurta al ruolo di braccio armato (e siliconato). Carriera folgorante, in quella che fu la più ampia maggioranza parlamentare, diventata non solo minoranza, ma anche minorata, (per non parlare delle minorenni!).
Minacciare, Offendere, Mentire. Per difendere il governo del (malaf)fare
Si potrebbe pensare che il poco onorevole Stracquadanio, dopo aver auspicato per Gianfranco Fini il trattamento Boffo, si vergognasse almeno un po’ e, non dico si dimettesse, ma almeno si tenesse un po’ in disparte. Invece no: continua a pascolare notte e giorno in tv, dove ha modo di offendere, minacciare e killerare da par suo. Intanto, quello che Stracquadanio imprudentemente confessa, i giornali del boss allegramente fanno. E magari, nel fango che vanno rimestando, ci potrebbe anche essere del vero. Ma come si fa a credere a chi ha dedicato intere prime pagine a Prodi agente del Kgb? Mentre Berlusconi, figurarsi, ha lasciato sottoporre al trattamento Boffo perfino la madre dei suoi figli, definita «velina ingrata», mentre a quelle grate si offrivano liste elettorali e cariche ministeriali. E tutto questo al nobile scopo di costituire un governo del fare, che non si distingue in niente dal malaffare.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.