La legge sulle intercettazioni non “sembra” ma “è” un’ignominia. Evitiamo di guardare al dito alzato di Frà Cristoforo pensando “verrà un giorno...”. L'opposizione non può aspettare, né dormire. C’è un solo modo per realizzare i sogni: svegliarsi
Norberto LENZI – Fini alla prova: voterà la legge sulle intercettazioni?
26-04-2010Almeno per Fini la ingestione di rospi ha ecceduto la modica quantità.
Ci si aspettava una reazione fin dai tempi della sua espressione attonita quando Berlusconi propose un ruolo di kapò per un deputato tedesco al Parlamento europeo. Ha poi solo bofonchiato qualcosa di incomprensibile (e comunque irrilevante) sulle numerose leggi ad personam.
Ha dimostrato che la suscettibilità personale faceva aggio sulla responsabilità politica di fronte ai dileggi di Striscia la notizia, al mento volitivo e ai freddi occhi cerulei di Belpietro e al terreo ghigno di Sallusti.
Ma ha alfine alzato il dito contro le arroganti contumelie di Berlusconi. Gesto più riduttivo e meno intimidatorio rispetto a quando era solito alzare l’intero braccio, ma pur sempre di una certa efficacia in quella platea di succubi piaggiatori.
Sono le anomalie della Storia: ci voleva un ex-fascista per avvertire e denunciare il pericolo della costituzione di quella più ampia Repubblica di Salò che mira a diventare la Padania, dove le trote si trasformeranno presto in piraña e dove il sonno della Regione genererà mostri.
Il tempo ci dirà se si tratta solo di istinto di sopravvivenza o di reale sensibilità democratica, ma il confronto si è aperto.
L’ira e la preoccupazione di Berlusconi parrebbero sproporzionate davanti alla sparuta pattuglia che ha seguito Fini in assemblea e al numero dei potenziali Gianfranchi tiratori, ma forse si teme il sommerso. Sono diversi anni che nei sondaggi sul gradimento degli italiani Fini sopravanza di varie lunghezze Berlusconi. Un dato sorprendente che non si è mai tradotto in risultati elettorali concreti ma che esiste e deve trovare una spiegazione.
Non può essere che nei sondaggi, come nei teoremi, la base tenga conto dell’altezza.
Forse buona parte dell’elettorato di destra vota Berlusconi pensando che è l’unico che può battere la sinistra, ma sarebbe disposto a cambiarlo con un leader con meno problemi personali e maggiore sensibilità istituzionale se questo potesse avere chanches di vittoria.
Non rimane che stare a guardare, come del resto la sinistra fa da anni.
Evitiamo però, guardando il dito di Fini, di pensare al “verrà un giorno” di Fra’ Cristoforo. Il percorso di conversione e il coraggio si trovano ancora in mezzo al guado.
Non si può dire parlando delle leggi vergogna “lo so che non è così”, contrabbandando per sgradevole apparenza una invereconda realtà. Né si può parlare di notoria esistenza di magistrati politicizzati se non si spiega di chi e di che cosa si sta parlando.
E ricordiamoci che l’Innominato (che è sostanza e non accidente) non lo si sconfigge più alzando un dito, ma sollevando un popolo. Altrimenti quel giorno non verrà.
La chiave è la riforma della legge elettorale. Se chi è al potere può scegliere i suoi collaboratori, nominerà quelli meno intelligenti di lui (con Gasparri e La Russa la operazione è magistralmente in corso). Arriverà forse il giorno in cui ci sarà un leader così cretino da non accorgersi che ha nominato uno più furbo, ma non abbiamo tempo di attendere questa regressione della specie.
Le persone intelligenti e oneste debbono farsi avanti e rischiare.
La legge sulle intercettazioni, ad esempio, non “può sembrare” ma “è” una ignominia. Neppure con qualche insignificante emendamento Fini si potrà sentire legittimato a nascondersi dietro il suo dito. E neppure deve trattenersi di fronte ai pelosi inviti di Berlusconi a tener conto della sua posizione di terzietà come Presidente della Camera: sarebbe come se Jack lo squartatore invitasse Landru alla moderazione.
La tentazione di credere che qualcuno risolverà i problemi al posto nostro è sempre forte e c’è chi già comincia a sognare nuovi scenari ma, come ha detto una volta Paul Valery, c’è un solo modo per realizzare i propri sogni: svegliarsi.
Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.