Nell’anno scolastico 2004/5 erano il 94.4% degli iscritti; lo scorso anno il 90%. Sono più di 6 milioni i ragazzi che frequentano l’insegnamento di religione cattolica (Irc), 679.096 quelli che non lo fanno. Le cifre sottolineano un decremento progressivo di coloro che “si avvalgono”: un trend che sembra destinato a rimanere costante, concentrato soprattutto alle superiori, dove sono il 16.5%, contro i 6.3% della primaria.
Non si avvalgono soprattutto al Nord, dove peraltro vive la maggiore percentuale di “nuovi italiani”, i ragazzi migranti, provenienti da famiglie che professano altre religioni. Sono alcuni dei risultati del periodico Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della religione cattolica. Eppure – secondo gli stessi dati Cei – nonostante il decremento degli alunni, nel 2010 sono oltre 1.100 gli insegnanti in più di Irc. Un fatto particolarmente significativo (e grave) soprattutto se rapportato con la catastrofe occupazionale (e di diritti, ed educativa) che i tagli nella scuola di tutte e di tutti – pubblica, laica e pluralista – hanno configurato, con l’abolizione proprio nel 2010 di 40mila posti, a cui sono seguite e seguiranno le tranche di quest’anno e del prossimo, per comporre il macabro mosaico annunciato dalla legge 133/08, che sottrarrà alla scuola (tra il 2009 e il 2011) 140mila lavoratori. D’altra parte le norme concordatarie garantiscono che – quand’anche un unico alunno ne facesse richiesta – l’insegnamento deve essere istituito.
L’incoerenza è grave, se si pensa che la presenza degli insegnanti di Irc è una delle cause (non dichiarate) che rendono non veritiero il rapporto alunni-docente (l’altra, di tutt’altro segno, è l’integrazione nella scuola di tutte e di tutti della diversabilità), che in Italia sembra sempre inferiore a quello degli altri Paesi; così coloro che ci governano – attraverso questa lettura manipolata – si autolegittimano a tagliare. I sacerdoti (che nel ’93 erano il 36%, nel 2010 poco più del 12%) hanno progressivamente lasciato il posto alle donne, che sono il 56%.
La femminilizzazione ha colpito anche questo anomalo fenomeno della nostra scuola. Ovunque gli insegnanti di Irc, reclutati dalle curie per insegnare nella scuola pubblica, vengono pagati – come nel nostro allegro Paese di Pulcinella – con i soldi di tutti i contribuenti. Docenti, dunque, dalla singolare, doppia matrice giuridica: nominati (o rimossi) dalle Curie, pagati dalle tasse di tutti.
Nella mattanza di ore (e di posti di lavoro) prodotta in tutti gli ordini di scuola dalla “riforma”, il più grande licenziamento di massa della storia della scuola italiana, l’Irc è il solo a non subire tagli, arrivando così a una percentuale più ampia sul monte-ore, rispetto alle altre discipline scolastiche: i nostri studenti – in virtù della cosiddetta “riforma” Gelmini – hanno meno ore di italiano tagliato) mentre quelle di religione sono rimaste invariate. «L’ora di religione non si tocca», aveva detto Gelmini all’inizio dello scorso anno scolastico. Avevamo avuto paura di doverla prendere in parola. Lei, come spesso è capitato, ha superato anche le peggiori aspettative: li ha toccati, sì, ma aumentandoli.
Marina Boscaino è insegnante di ruolo di italiano e latino presso il Liceo classico "Plauto" di Roma. Giornalista pubblicista (l'Unità, il Fatto Quotidiano), fa parte del comitato tecnico-scientifico dell'associazione professionale "Proteo Fare Sapere": www.proteofaresapere.it.