Non è vero: i carabinieri sono 118 mila, i bidelli 111 mila; quasi 50 mila scuiole, 4600 le stazioni dell'Arma. Mentre gli uomini della Benemerita indossano la divisa fino alla pensione, 38 mila bidelli precari vengono licenziati alla fine di ogni anno scolastico. Povero ministro costretta ad arrampicarsi così
Gelmini (2) – E il ministro scopre che ci sono più bidelli che carabinieri (ma anche più scuole che caserme)
17-03-2011
di
Vincenzo Brancatisano
“Ci sono più bidelli che carabinieri, dice la Gelmini”. E allora? Non è normale? “Il 97 per cento del bilancio della scuola se ne va in stipendi”, insiste la ministra. E allora? In che cosa dovrebbero essere spesi i soldi nelle nostre scuole? Per dirimere il primo vitale dubbio basterebbe interrogarsi su quanti asili nido, scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori ci siano in un comune e poi chiedersi quante siano le caserme. Già a occhio ci viene da pensare che sia stata una battuta infelice.
Ma vediamo i numeri. Le scuole pubbliche italiane sono, nel censimento del 2009, ben 41.994, mentre le stazioni dei Carabinieri sono 4.623, cui si aggiungono 1.232 tra Comandi e Tenenze. Andiamo avanti. La Gelmini dice che i bidelli sono 200.000, più dei carabinieri. Non è vero, ed è un peccato che intervistatori di tanto grande spessore non replichino in diretta a tali imprecisioni. I carabinieri sono 118.000 mentre i bidelli sono 111.980. Per arrivare a (quasi) 200.000, cioè a 168.000, occorre aggiungere il personale di segreteria, i tecnici e tutti gli altri cosiddetti Ata, che fanno funzionare la scuola. Di questi Ata, oltre un terzo sono precari che il 30 giugno di ogni anno vengono licenziati lasciando ai superstiti di ruolo il peso del lavoro estivo mentre loro se la godono con l’assegno di disoccupazione e qualche lavoro in nero. Che geni al ministero!
Eppure gli slogan prevalgono sempre sui ragionamenti, nessuno chiede conto di dichiarazioni improponibili. Tornando ai bidelli ci si dovrebbe chiedere, semmai, perché a fronte dell’aumento del numero dei bidelli, ereditati dagli enti locali negli ultimi anni, si sia registrata una diminuzione delle loro mansioni tanto che occorre pagare personale esterno (salvo prevedere una retribuzione aggiuntiva per gli stessi bidelli) affinché svolga il servizio di pre-scuola e collabori alla refezione. E come faremmo senza i mitici bidelli ora che grazie ai tagli alle supplenze le classi spesso sono scoperte? Lo sanno i genitori degli alunni minorenni che in molte scuole i loro figli sono spesso lasciati soli e che il loro orario è un orario gruviera, fatto di ingressi posticipati, uscite anticipate, buchi d’ora talvolta affidati ai pochi bidelli disponibili, che spesso s’improvvisano insegnanti?
Affinché il problema venga alla luce deve forse scapparci il morto, magari in qualche istituto professionale cittadino, dove non si fa nulla per prevenire il disagio psichico dei docenti in preda alle intemperanze di alunni scapestrati? E che dire degli stipendi? La scuola ha un bilancio di oltre 50 miliardi di euro. In cosa dovrebbero andare i soldi se non in stipendi? Se anche fosse vera la presunta stima della Gelmini, il 3 per cento residuo sarebbe un miliardo e mezzo di euro. E’ poco? No, è anche troppo denaro visto che l’edilizia scolastica, il riscaldamento e molto altro pesa sugli enti locali. E visto che ogni anno le nostre scuole dilapidano milioni di euro in progetti inutili che distraggono la didattica. Il terrore diffuso è che se questi soldi non vengono spesi il ministero se li riprende. Una follia.
Vincenzo Brancatisano (Caraffa del Bianco, 1960) è docente di Discipline giuridiche ed economiche, giornalista collaboratore del Gruppo Espresso, saggista. È autore dei libri: "Di Bella, l'uomo, la cura, la speranza", Positive Press, 1998; "Di Bella, the Man, Cure, a Hope for All", Quartet Books, Londra, 1998; "Un po' di verità sulla terapia Di Bella", Travel Factory, 1999; "Sentenze di vita", Travel Factory, 2000; “La scelta di Dionigio”, MondoNuovo, 2002; “Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana”, Nuovi Mondi, 2010. Il sito dell’autore è www.vincenzobrancatisano.it.