La Lettera

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Lettere »

Tokio presenta una macchina che parla, scrive, sceglie notizie e fotografie. Redattore perfetto. Purtroppo è una macchina da programmare. Resta il problema: da chi? Ma l'Italia è arrivata prima, basta controllare giornali e tv delle ultime settimane

Paolo COLLO – Giornalisti robot: il Giappone li inventa oggi, l’Italia li ha già collaudati nella campagna elettorale

29-03-2010

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Un consiglio di lettura. Nel settimanale Internazionale compare alle pagine 22-23 un articolo della scrittrice e traduttrice francese Jacqueline Risset, dal titolo “La nera faccia dell’Italia”, incentrato sugli scandali, la corruzione il caos elettorale e via dicendo che ammorbano il nostro Paese. In particolare ci sono alcune righe che vorrei riportare perché spiegano lucidamente e perfettamente particolari della politica italiana solitamente poco analizzati: “Due fenomeni danno la misura della particolarità e della gravità di quel momento storico: lo stato d’ipnosi in cui gli elettori votano per una destra pseudoliberare e l’asservimento volontario di uomini politici che, a partire da quelli reclutati ad hoc (imprenditori, avvocati, eccetera), in passato avevano mantenuto una certa dignità e che in quel momento sono stati pronti a sostenere imperturbabili, con disciplina assoluta, il valore intrinseco e “buono per il popolo” di ogni nuovo colpo sferrato alla democrazia dal loro re Ubu.

A quei tempi ci si chiedeva come un intero paese potesse essere trascinato in un sonno così profondo senza violenza (anche se la violenza non era tanto lontana e si è vista poi al G8 di Genova). Le cause sono diverse e vanno cercate nella storia italiana recente e lontana. I mezzi, usati in modo ripetitivo, sono quelli relativi all’abolizione dei rapporti tra realtà e finzione, un’abolizione progressiva raggiunta con forti dosi di una televisione allucinatoria”…

Spero che questo “aperitivo” sia da stimolo ai lettori a comprare la rivista in questione e a leggere cosa scrivono di noi all’estero testate come Le Monde, Libération, El País, The Economist, Der Standard. Leggere Libero e Il Giornale, accendere Tg1, Fede e i canali Cavaliere – ve lo giuro – nel 2000 berlusconiano forse non basta. L’università di Tokio ha inventato il redattore robot: non solo in grado di scovare notizie, ma anche di “capire” quali sono le notizie che confermano la linea politica del giornale. I ricercatori dell’Intelligent System Informatic Lab ammettono (con qualche esitazione) che il robot deve essere programmato per “capire” quali avvenimenti siano funzionali ai loro direttori e agli editori che pagano lo stipendio. Poveri giapponesi. Non sanno che il giornalista-robot in Italia arriva tardi. Robot in carne ed ossa si lasciano programmare felici di esaudire gli ordini del sovrano. Controllarne le performance nell’ultima campagna elettorale.

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

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