È difficile capire il malaffare politico attraverso i tg. Anzitutto perché quasi tutti i notiziari, attraverso i loro direttori e soprattutto direttorissimi, fanno apposta a rendere oscuro il legame tra affaristi e amministratori della cosa pubblica. Come ha detto Di Pietro a In onda, la differenza tra la vecchia P2 e l’attuale P3 sta nel fatto che i massoni avevano un piano, per quanto deprecabile, mentre gli attuali, se così si può dire «pitriesti», sono solo pirati che si buttano su qualunque occasione di arricchimento. Insomma, neanche i briganti sono più quelli di una volta. Come si ricava dalle dichiarazioni che rilasciano quando vengono presi con le mani nel sacco. C’è quello che sostiene di aver recitato il ruolo del boss e quello che dichiara di non sapere chi abbia pagato la sua casa. E poi c’è Verdini, secondo il quale i milioni che ha accumulato sono frutto dei suoi sacrifici. E allora come mai i metalmeccanici, che di sacrifici ne fanno anche di più, non hanno mai milioni in banca?
L’impunito per eccellenza si ruba anche lo sdegno
Quando parla il presidente Napolitano, con quelle sue denunce nette e inappellabili della corruzione e delle inadempienze clamorose del governo, la strategia scelta da Berlusconi, e via via da tutti i berluschini d’ordinanza, è quella di allinearsi. Sembra un po’ il vecchio gioco dello schiaffo del soldato. Quando lo schiaffeggiato si volta, tutti gli altri fanno la faccia innocente e quello che sembra più innocente di tutti è proprio il colpevole. Così Berlusconi, dopo aver difeso a spada tratta quei quattro vecchietti sfigati della P3, ora manda a dire, attraverso il ministro degli Esteri Frattini (quello che gli ha cucito addosso la legge sul conflitto di interessi negando il conflitto e salvando gli interessi) che il suo è il partito della legalità (Pdl). Che poi sarebbe lo stesso partito di Previti, Dell’Utri, Brancher, Scajola, Verdini e cricca. Per non parlare dello stesso Berlusconi, impunito per legge ad personam. In questo modo gli onesti vengono truffati perfino del loro sdegno.
Minzo, il catechista di B. ha imparato bene la parte
Secondo il detto popolare, certe volte la toppa è peggio del buco. E ne abbiamo molti esempi recenti, da parte di alcuni signori intercettati e smascherati dalle loro stesse dichiarazioni, che sostengono tesi difensive quasi peggiori dei reati commessi. Invece Minzolini, dopo aver taciuto su notizie che occupavano le prime pagine di tutti i giornali, ma erano sgradite a Berlusconi, ora è stato colto con le mani nel sacco delle veline diffuse su disposizione dello stesso premier. Cosa non nuova, anzi antica. Solo che, ai tempi, i direttori che erano costretti a pubblicare le veline del Minculpop, almeno non si vantavano di aver fatto uno scoop. Come pretende Minzolini oggi, per aver rivelato (per primo al mondo!) il catechismo di Forzasilvio.it. E dire che poteva usare tante altre scuse, come quella che la notizia gli era stata data in 80 piccoli foglietti, ma senza che lui ne sapesse niente. Oppure poteva sostenere che, in realtà, sta solo recitando la parte del giornalista di regime.
Il teatrino del premier: addirittura la Madonna è con lui
Ci tocca Berlusconi tra le guglie del Duomo di Milano. Ogni giorno i tg ci offrono un siparietto per illustrare le nuove imprese del premier. Il tutto attraverso filmati autoprodotti e premi auto assegnati. Più un insulto e una smentita, conditi dalle solite palle stratosferiche. E c’è perfino il commento semiufficiale, secondo il quale Berlusconi si sarebbe «riconciliato con la Madonnina». Come se la Madonnina avesse pure lei organizzato una messinscena per occupare i tg. Del resto, un tempo c’erano la battaglia del grano e il salto nel cerchio di fuoco, oggi basta la recita per bambini scemi del testo (non proprio straordinario) della nota canzone del maestro D’Anzi da parte del sindaco Moratti, con il capo del governo a fare da suggeritore. E non sappiamo se sia peggio questa complicità in rimbambimento o la politica dei tagli che colpiscono la scuola e tutto quello che fa cultura. Ma sappiamo per certo che le due manovre sono tragicamente coerenti.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.