L’ho fatto. L’avevo scritto, l’ho fatto. Stamani sono stato alla Procura della Repubblica di Firenze e ho denunciato il governo. Ho presentato due esposti recanti la “notitia criminis” concernente il favoreggiamento dello squadrismo, il primo, e varie fattispecie di reato, il secondo. L’oggetto del contendere è quella porcata di legge chiamata “pacchetto sicurezza”, legge 15 luglio 2009, n. 94 recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”.
L’ho fatto in accordo con il “Centro di ricerca per la pace di Viterbo”, che mi ha procurato i testi degli esposti. Se vi interessano, scrivetemi.
Caldo boia, alla Procura della Repubblica di Firenze. Si capisce da fuori. Entro. Mi accoglie una guardia giurata, è una donna che mi pare di conoscere, sto per salutarla, poi mi viene in mente che non è possibile, non può essere lei, quella che conosco io non fa la guardia giurata, decido di non salutarla, mentre mi dice “terzo piano” ho la certezza di non conoscerla. M’è andata bene, una figura di merda in meno. Yuppy do!
Salgo al terzo piano, nel frattempo scendo al primo per errore, mi faccio indicare la strada, sudo. Fa proprio un caldaccio boione, come si dice da queste parti. Io, almeno, lo dico. Caldaccio boione infame.
“Stanza in fondo a destra, quando arriva la vede”
“Ma non ci sta il cesso, in fondo a destra?”
Il mio umorismo alla Gaber non sortisce effetto (ricordate la canzone? “Il cesso è sempre in fondo a destra… Ma cos’è la destra, ma cos’è la sinistra”), l’avrei dovuto capire, il tipo che ho di fronte al massimo ascoltava Battisti. Per carità, belle canzoni, magari un pò di destra, disimpegnate. Ma sì, dai, andiamo con il revival. Mentre percorro il corridoio canticchio “la Canzone del sole”, il disimpegno attira sempre, busso, entro, subito il mio turno, il culo di essere ancora ad agosto, per dirla con le parole di un professore di Harvard.
“‘ngiorno, vorrei depositare due esposti”
Li prende, non li guarda, mi chiede di firmarli.
“Sono già firmati”
“Deve farlo di fronte a me”
“Urka, mi scusi, non lo sapevo”
Firmo io, firma lui. Controfirma, bolla, controbolla, timbra e stratimbra (cioè timbra tre volte): “Fatto, bene così”
“Scusi, ma una copia non me la dà?”
“Ce l’ha due marche da bollo da tre euro e cinquantaquattro ognuna?”
“No, non ce le ho”
“E io non posso darle le copie”.
“Okkey, vado, le compro e mi dà le copie, d’accordo?”
“D’accordo”
Vado, le compro e mi dà le copie. Torno a casa. Scannerizzo la prima e inizio a scrivere un articolozzo. Questo. Ho quasi finito. Poi farò altro. La gente continua a morire. Scusatemi, ma di stare fermo non ho voglia. Non fare niente è troppo stancante.
Non è più tempo di porci un limite a quello che possiamo fare.
E’ una frase che ho letto da qualche parte, a pensarci bene ricordo anche dove, so chi l’ha detta ma non ve lo dico, così sembra una frase mia.
Ho finito? Sì, ho finito.
Buona giornata.
Saverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta.
Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.