«José e Pilar», lungometraggio del regista portoghese Miguel Gonçalves Mendes, racconta gli ultimi anni della vita del premio Nobel portoghese. E’ uno straordinario diario filmato girato mentre il narratore stava scrivendo “Il viaggio dell’elefante”, penultimo romanzo: 240 ore di registrazione condensate in 125 minuti, in cui lo spettatore ha la possibilità di intrufolarsi nella vita quotidiana della coppia, Josè e Pilar appunto, la moglie giovane di un grande che invecchiava. In un modo estremamente delicato, la cinepresa accompagna Saramago nei piccoli gesti semplici di tutti giorni, da quando accarezza il suo cagnolino a quando si trova ricoverato nell’ospedale dell’isola spagnola di Lanzarote. Un José molto più intimo e personale di quanto la sua immagine di miscredente ed ateo lasci trapelare: un José estremamente “umano” che sente il tempo scivolargli via. Il tempo per scrivere, per viaggiare, per stare con Pilar. “Le ore sono troppo lente. I giorni troppo corti” ripete costantemente. Dolce ma allo stesso tempo solida emerge la figura di Pilar, il pilastro di Saramago che afferma: “Io ho idee per i romanzi. Lei ha idee per la vita.” Un documentario in cui ogni fotogramma trasuda una sincerità pungente ed una vitalità sorprendente.
Nel primo anniversario dalla scomparsa di José Saramago – morto a 87 anni nel giugno scorso -, numerosi omaggi sono stati resi al Premio Nobel in molti paesi. Ma oggi vi vorremmo parlare dell’omaggio che una piccola cittadina della Toscana, famosa per la Piaggio, ha in serbo per questo grande uomo. La cittadina in questione è Pontedera, in provincia di Pisa, che ha avuto il privilegio di ospitare più volte Saramago: la prima volta nel novembre 1992 quando il Nobel venne invitato da un giovane gruppo teatrale che, dopo averlo incontrato in Portogallo durante una loro residenza artistica, lo avevano invitato a Pontedera. Il Premio Nobel non solo accettò, ma regalò loro anche i diritti di autore di un suo libro “l’anno 1993” per aiutarli a portare avanti il progetto di costruire un grande Festival di arte, musica e teatro che avvicinasse la Toscana al Portogallo. Così avvenne fu dato il via a questo progetto internazionale che oggi coinvolge più di 25 città in 10 paesi del mondo mediterraneo e lusofono – Italia, Portogallo, Grecia, Spagna, Francia, Marocco, Israele, Capo Verde, Croazia, Brasile – e di cui Saramago fu dagli albori il Presidente onorario. Il nome del Festival infatti viene proprio dai due protagonisti del romanzo “Memoriale del Convento”, Baltazar Sete Sóis e Blimunda Sete Luas.
A Pontedera Saramago sarebbe tornato nel 2004 per partecipare al Simposio del Festival. L’allora sindaco Marconcini gli diede la cittadinanza pontederese. L’ultima visita fu nell’ottobre 2009 per vedere il centro culturale Sete Sóis Sete Luas che il Festival nel frattempo aveva aperto.
Vi starete chiedendo in che modo questa cittadina industriale possa rendere omaggio a questo straordinario scrittore. Ebbene, Il Festival Sete Sóis Sete Luas, sostenuto dal Comune di Pontedera, dalla Provincia di Pisa, dalla Regione Toscana e da Geofor, ha in serbo due novità assolute per l’apertura dell’edizione toscana di quest’anno, sabato 16 luglio. La prima è l’inaugurazione del monumento gigante “La Passarola” di materiale riciclato. “La Passarola” o la macchina volante è il simbolo del Festival per il suo potere evocativo e illuminista: essa rappresenta la metafora del sogno e della libertà utopica e sorgerà proprio nel cortile del centro culturale che Saramago aveva visitato pochi mesi prima di morire. La seconda, ciliegina sulla torta, è la proiezione in Prima Nazionale del film-documentario «José e Pilar». Un avvenimento curioso ed originale che merita di essere annotato nelle nostre spesso piene agende estive.
«Perché tutto può essere detto in un altro modo» e, anche se da lontano, Saramago ha ancora molte cose da dirci e da insegnarci.
Sara Valente cura l'ufficio stampa del Festival Sete Sóis Sete Luas.