Parma vive giorni di chiarezze molto oscure, con il tema della questione morale che torna prepotentemente alla ribalta. Il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli (Pd), sottolinea urbi et orbi di essere sempre stato dalla parte della chiarezza, anche sulla vicenda dell’inceneritore di Parma, che ormai tiene banco in città da oltre un anno, e si avvia a diventare il tema principe (e scomodo) della prossima campagna elettorale di primavera. Ma è proprio quella chiarezza, a cui anela Bernazzoli sull’inceneritore, che manca in casa Pd. Lo scandalo delle assunzioni di 8 dirigenti in Provincia, tutti provvedimenti fuori dalla legge, è esploso qualche giorno fa sulla prima pagina on line di Parma Daily, mettendo in non poco imbarazzo il Partito Democratico.
La vicenda porta con sé un aggravio di spesa di 1,5 milioni, per contratti diretti che non si potevano fare, ovviamente il conto è tutto a carico dei contribuenti. E gli strascichi non saranno indolori: in modo più o meno nascosto, il Pd aveva in mente di giocare proprio la carta del presidente della Provincia, per sbaragliare la concorrenza e puntare alla poltrona di sindaco di Parma, quando nel maggio 2012 si andrà alle urne. Ma il magnifico cavallo manifesta ogni giorno sofferenza e malanni e zoppica vistosamente. Come farebbe infatti il partito che con il capogruppo in consiglio comunale Pagliari e il consigliere Iotti ha fatto le pulci ai bilanci del Comune di Parma, travolto dagli scandali, a sottacere oggi la gestione a dir poco allegra delle casse provinciali, organizzata probabilmente per mettere le persone giuste al posto giusto? Quale credibilità può spendere un candidato che dalla poltrona dell’ente che dirigeva poc’anzi ha gestito la cosa pubblica tutt’altro che con chiarezza, salvandosi solo per una sanatoria voluta da Berlusconi? Il Partito Democratico può forse dichiararsi non coinvolto dalla questione morale? Difficile, con tutte le vicende che a livello nazionale fanno pensare che destra e sinistra, alla fine, non si distinguano, quando si tratta di gestire i propri interessi.
E anche il caso Penati, tuttora scoppiettante di nuove rivelazioni, trova modo di toccare anche la città di Parma. La ragnatela di affari inconfessabili tessuta attorno all’ex segretario di Bersani tocca anche Parma, in un punto preciso aldilà dell’autostrada, dove è in gestazione l’inceneritore da sempre sostenuto dal Pd, che qualche settimana fa si è schierato a fianco della ex municipalizzata Iren davanti al Tar.
Il punto di contatto si identifica in quella sigla echeggiata durante le indagini, ancora in corso, sull’affare Falck di Sesto San Giovanni e il recupero e bonifica di quella ex vasta area industriale. Si tratta della CCC, che pare identificata come azienda amica del partito, foriera di ingenti finanziamenti di ritorno alla compagine del centro sinistra. Così almeno le indagini in via di definizione.
Il Consorzio Cooperative Costruzioni risulta essere proprio l’azienda che ha vinto la gara d’appalto europea per le opere edilizie del Paip di Parma, un ricco montepremi da 43 milioni da euro, che a quanto pare, nonostante lo sguardo europeo, non fece gola a nessuno nel continente, tranne che alla cooperativa bolognese, da sempre capofila delle cooperative cosiddette “rosse”. Un gigante di prima grandezza a livello italiano, con un giro d’affari di oltre 1 miliardo di euro l’anno, con alle spalle appalti come l’Alta Velocità, il Passante di Mestre, l’aeroporto di Roma, il teatro La Fenice di Venezia, ma anche l’inceneritore di Cassana (Ferrara). Con un ribasso da 1 milione di euro la CCC si aggiudicò quindi l’appalto, senza alcun concorrente con cui porsi a confronto, ma soprattutto senza che nessuno ponesse alcuna domanda o si concedesse il beneficio del dubbio sulla linearità dell’operazione.
A Milano assegnare lavori alle aziende amiche consentiva ai politici un ritorno di risorse fresche da destinare non si sa ancora a quale tasca, se quella del partito di riferimento o quella personale, oppure ad entrambe, talmente cospicui erano gli importi, specie dopo che si aggiunse anche l’affare dell’Idroscalo.
E’ questa l’ombra pesante che oscura, ancor prima dell’accensione del camino, il cantiere di Ugozzolo, a pochi chilometri dal centro storico di Parma. E’ proprio, né più né meno, la questione morale rimessa al centro del dibattito da Enrico Berlinguer in una famosa intervista a Repubblica nel 1981: “I partiti sono diventati macchine di potere”. Un richiamo forte che non portò ai risultati sperati lasciando intatti i porti delle nebbie dei partiti.
Non si tratta di un black-out occorso ad un grigio passacarte di una sezione di paese del Pd, i giochi erano orchestrati, con il ruolo di regista, da una stella di prima grandezza, addirittura alla destra del capo. A trent’anni dall’appello di Berlinguer, era il 28 luglio 1981, echeggiano forti le sue parole: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali”.
Oggi anche il partito maggiore del centro sinistra, erede di quel Pci, è al centro della tempesta perfetta e sembra aver tradito quel monito, quel richiamo, quella dichiarazione di diversità. La questione morale torna con prepotenza prioritaria. La Finanza ha finalmente aperto il vaso di Pandora dell’inceneritore di Parma, cominciando a “ravanare” in questa matassa molto complessa, che era stata avviata d’amore e d’accordo tra tutti gli schieramenti politici locali, ma che oggi pare essere diventata una bolgia infernale di strepiti e urla, accuse e reciproche messe in mora. Sequestri in più sedi (Iren, Provincia, Comune, Hera. Banca Europea Investimenti) e riporto di pesanti faldoni allo studio attento degli inquirenti, guidati dal pm Roberta Licci, alla quale la procura di Parma ha affidato il fascicolo e le indagini.
Vale la pena incolonnare le questioni aperte, per notare che a volte anche la quantità ha la sua importanza.
Il PPGR, piano provinciale di gestione dei rifiuti, calcolava nel 2005 le dimensioni dell’impianto che secondo lo stesso piano era necessario per il territorio: 65 mila tonnellate. L’inceneritore verrà autorizzato per il doppio di questa capacità (130 mila tonnellate bruciate all’anno). L’iter dell’inceneritore ebbe inizio con una delibera di Ato (Ambito Territoriale Ottimale) dove si esprimeva parere positivo al progetto dell’inceneritore presentato da Iren. Ato si dichiarò allo stesso tempo incompetente, ma Iren utilizzò il sì come credenziale decisiva per portare la pratica all’amministrazione comunale (il presidente di Ato e il sindaco di Parma, a quel tempo, siamo nel 2005, identificavano la stessa persona, Elvio Ubaldi, da sempre grande sostenitore del forno).
La Conferenza dei Servizi, aperta dalla Provincia di Parma per approvare la Valutazione di Impatto Ambientale, riescì in 5 giorni, fine settimana inclusa, a valutare positivamente un progetto di 155 pagine, 11 allegati, raccolti in 8 volumi. La proprietà della rete di teleriscaldamento di Parma è un mistero non ancora svelato. Pare non ve ne sia traccia nei registri comunali nonostante i tanti buchi aperti la città. Iren paga il Comune per l’occupazione del suolo pubblico? Di chi è la rete?
L’affidamento a Iren, in via esclusiva e senza gara pubblica, delle fasi di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti e di quelle di trattamento, recupero e riciclaggio, va contro la convenzione tra Iren e Ato, tuttora vigente, che evidenzia esplicitamente che l’accordo non riguarda la fase di smaltimento dei rifiuti. La mancanza di titolo edilizio per il cantiere dell’inceneritore, quindi una ipotesi di abuso edilizio, svelata dagli avvocati-segugi De Angelis e Allegri, dopo lo stop imposto al cantiere, vedrà luce il 7 dicembre, con la decisione nel merito del TAR di Parma.
Ripetuti esposti alla Procura della Repubblica, ricorsi al Tar, la denuncia alla Comunità Europea e all’Antitrust, campagne di boicottaggio, manifestazioni, fiaccolate, raccolte di firme, proposta di referendum, campagne sui giornali, comunicati stampa giornalieri.
Il piano economico finanziario dell’inceneritore che viene negato ai cittadini ma anche al sindaco della città da oltre 500 giorni. Solo quel documento potrebbe fare luce sull’investimento.
E infine l’incertezza sui costi, in particolare dell’investimento, ma poi delle bollette, che saranno l’unico strumento per rientrare dal debito.
A giugno 2011 vengono alla luce importanti modifiche al progetto che riguardano il sistema di filtraggio degli inquinanti e la gestione dei fanghi del costruendo inceneritore. Due uscite dal progetto che secondo le prescrizioni necessitano di riapertura della Conferenza dei Servizi. Ma nessuno apre niente, il gestore continua imperterrito sulla sua strada. Emergono i progetti dell’inceneritore di Parma e dalle tavole si scopre che in realtà la progettazione è affidata ad Hera, multiutility concorrente di Iren, addirittura indicata, sul sito di Politecnica, che ha firmato i progetti, come committente dell’opera.
Luciano Morselli è il professore bolognese scelto dalla Provincia per vigilare sulla costruzione del forno. Ma è anche persona molto vicina ad Hera, con la quale il docente ha attivato master, corsi, fiere, workshop. Avrà giudicato con imparzialità?
Una lettera anonima indirizzata a Gcr (Gestione Corretta Rifiuti)di Parma, l’associazione di cittadini che combatte dal 2006 il progetto, rivela che il sistema di filtraggio usufruirà di un filtro cinese, mai utilizzato in Europa e di dubbia validità.
Una serie di inciampi che ancora non hanno causato lo scivolone finale, ma tutto fa pensare che presto Parma tornerà a far parlare di sé.
Sullo sfondo, intanto, la salute dei cittadini e il bene comune rimangono costretti in un angolo.
Aldo Caffagnini, montanaro di Bardi, giornalista pubblicista, è presidente del gruppo di acquisto solidale di Parma "La Spiga". Con l'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse è in lotta per bloccare la costruzione del nuovo inceneritore di Parma.