I ministri del governo Scilipoti fanno quello che possono per essere all’altezza di Scilipoti. Così Maroni dice che i giudici devono tenere in galera gli studenti anche senza prove, mentre non si devono permettere di indagare il boss dello stesso Maroni. Il quale poi è diventato ministro non per essere stato seguace di Gandhi, ma per un curriculum nel quale figura anche l’aggressione a un carabiniere. E non per difendere il diritto allo studio, ma gli abusi della Lega Nord. Un partito il cui leader, non dimentichiamolo, un giorno sì e l’altro pure, minaccia di prendere il fucile contro l’unità nazionale. Ma sono solo parole. Quel che conta è occupare tutte le «cadreghe» con figli e famigli, come fanno tutti, da Bondi a La Russa, da Bossi a Brambilla. La ministra, infatti, è indagata per aver accollato allo Stato le spesucce dei suoi sodali di partito, guarda caso, tutti provenienti dalle tv Mediaset. Il che prova, se ce ne fosse bisogno, che siamo di fronte a un altro complotto antiberlusconiano delle toghe rosse.
La Russa, ministro della guerra, è un cinghiale sullo stomaco degli italiani
Il governo va avanti tra una gag e l’altra. E lo stesso Scilipoti eponimo, che aveva imperversato e urlato contro tutti in radio, per 48 ore è rimbalzato da una rete all’altra, deciso a conquistare la cima della ambìta classifica di Blob. Ma, purtroppo per lui e soprattutto per noi, c’è chi ha fatto anche di peggio per lasciare un segno su questo periodo di grandi svendite prenatalizie. Infatti è stato il ministro La Russa a vincere il premio Scilipoti d’oro per la sua partecipazione ad Annozero. Dove ha tempestato di insulti uno studente che, per la prima volta in tv, osava parlare a nome di una generazione senza futuro. Mai lo avesse fatto: La Russa è terribile quando sembra umano, ma quando si imbestia diventa veramente spaventoso. Tanto che poi, nella notte, nonostante non avessimo affatto mangiato pesante, ci sembrava di avere sullo stomaco il cinghiale del famoso spot. Invece era La Russa che continuava a riemergere dal suo orrendo passato, che è anche il suo presente.
Leghisti di Arcore: senza tetto ma con fissa dimora
L’onorevole Bricolo, quello dalla fronte soppalcata (ovvero, come avrebbe detto il nostro indimenticabile Fortebraccio, «inutilmente alta») è il prototipo del portavoce leghista. Si presenta davanti alle telecamere con la pappardella bella e pronta: due luoghi comuni e via. Ha ripetuto ai tg quello che avevano già detto gli alleati e cioè che il terzo polo è fallimentare e inutile. Di suo ci ha aggiunto il tipico tocco leghista: la nuova alleanza politica, secondo lui, sarebbe nata «nel palazzo». Perché, è chiaro, la Lega governa insieme a Berlusconi (il senzatetto di Arcore) ormai da decenni, però nella retorica padana è rimasta sempre all’addiaccio. Si è infilata nel bunker del potere e tiene per il collo lo stesso capo del governo, ma nel palazzo, a congiurare, ci sta l’opposizione. Allo stesso modo, per la Lega, Roma è ladrona, e per Bossi «sono porci questi romani», però a grufolare nei luoghi del potere ci stanno loro, i padani, una porcata dopo l’altra, alla faccia del federalismo.
Quando lo schifo supera l’indignazione
In una giornata orribile vissuta ora per ora davanti alla tv, abbiamo visto come Berlusconi si è comprato il Parlamento un tanto al chilo, fino a quel conteggio finale disgustosamente avariato. Ma, quando in un Paese l’indignazione viene superata dallo schifo, può succedere di tutto. E infatti succede di tutto. Nelle stesse ora in cui alla Camera avveniva l’allegro mercato delle vacche che dovrebbe rinverdire il cadavere del governo, a Milano, la città più ricca d’Italia (governata da una delle signore più ricche d’Italia), una donna è morta di freddo in un’aiuola. E, nella stessa Regione Lombardia, un operaio senegalese, in Italia da 15 anni, è morto in una cella in preda a una crisi d’asma. Era stato arrestato perché, essendo rimasto disoccupato, il suo permesso di soggiorno era scaduto. Questi due morti vanno messi in conto al sindaco Moratti, al ministro Maroni e anche a quelli che si sono venduti per tenere in piedi il governo dei razzisti e dell’affarista pagatore.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.