Licio Gelli, P2, e Luigi Bisignani, P2 e P4
Le leggi di iniziativa popolare anche quando presentate con più di 50 mila firme previste dalla Costituzione, non hanno mai avuto fortuna perchè il Parlamento non le ha mai discusse. Allora ci sarebbe da chiedersi perchè abbiamo deciso di presentarne tre nonostante le esperienze precedenti siano pocco incoraggianti. Le ragioni sono fondamentalmente due: politica e di tenuta democratica del paese. La prima riguarda il ruolo dei movimenti della società civile e quello dei partiti. Io sono convinto che se l’Opposizione civile – nome dell’associazione a suo tempo fondata insieme a Paolo Sylos Labini ed Enzo Marzo – non si incontra con la politica, il che non esclude disensi e scontri sui contenuti, sul terreno delle riforme più urgenti, ne derivano solo effetti negativi. I movimenti pestano l’acqua nel mortaio e al massimo ottengono l’aumento delle astensioni elettorali e i partiti si chiudono sempre di più nei palazzi della politica e diventano sempre più “casta”, lontana dalle esigenze e dalle esperienze del popolo.
La seconda ragione si capisce leggendo i titoli delle tre leggi e dando uno sguardo al paese reale che il più delle volte il teatrino televisivo della politica rimuove e ignora. Le leggi che noi proponiamo affrontano tre questioni gigantesche e, messe insieme, costituiscono la più consistente riforma di struttura del paese.
La riforma dei partiti passa attraverso una effettiva democrazia interna, il rispetto della funzione delle minoranze, la scelta di candidature trasparenti, qualificate e credibili, la prevenzione di atti di corruzione e malapolitica, la certificazione dei bilanci e la trasparenza dei finanziamenti, la stroncatura delle pratiche familiste sempre più frequenti. Tutte condizioni necessarie per restituire dignità e primato alla politica e ai partiti, sempre meno amati dai cittadini e sempre più soggetti al rischio di sbocchi populisti, connotati di antipolitica. La nostra proposta si pone questi obiettivi e indica gli strumenti per conseguirli.
La proposta sul precariato si commenta da sola e cerca di conciliare flessibilità e sicurezza con l’obiettivo di accogliere le esigenze delle imprese e di garantire sicurezza ai lavoratori attraverso l’istituzione di un reddito garantito superiore di qualche centinaio di euro alla soglia ufficiale di povertà e la riduzione e semplificazione delle forme contrattuali. Corollario indispensabile è la garanzia di una pensione dignitosa che il sistema di precariato selvaggio non garantisce. Milioni di giovani, perdurando la situazione attuale, non hanno futuro e rompono i legami col paese ingrossando le file dell’emigrazione intellettuale. La prima vittima è proprio il paese che perde energie di grande qualità, necessarie non solo al suo sviluppo, ma anche all’impegno politico e istituzionale. Infine, la terza proposta affronta il problema drammatico della montagna di economia illegale (sommersa) e criminale, un terzo della ricchezza prodotta, che sfugge al dovere di pagare tasse e contributi e utilizza milioni di lavoratori senza diritti e senza avvenire.
In questi giorni il problema è ritornato alla ribalta dal momento che le casse dello Stato sono vuote e non potrebbe essere altrimenti con una evasione fiscale che è almeno il doppio di quella degli altri paesi europei, mentre l’Europa ci chiede di dimezzare in tre anni il debito pubblico che si può fare solo in due modi: aumentare le entrate dello Stato o tagliare i servizi essenziali.
Le proposte che presentiamo sono state pensate e costruite anche con il contributo di economisti, esperti, giuslavoristi, magistrati che ringrazio e che dopo avere chiesto il loro consenso ringrazieremo pubblicamente. Riforme di tali dimensione, urgenza e importanza, richiedono un grande contributo delle componenti della società civile, dei partiti e dei sindacati. Più trasversali saranno i contributi, meglio sarà per tutti e più concreta la speranza di farle diventare leggi dello Stato.
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Elio Veltri, medico chirurgo, è stato sindaco di Pavia dal 1973 al 1980. Eletto alla Camera dei deputati nel 1997, ha partecipato alle commissioni antimafia, anticorruzione e giustizia. È portavoce dell'associazione "Democrazia e Legalità". Tra i suoi libri: "Milano degli scandali" (scritto con Gianni Barbacetto, 1991), "L'odore dei soldi" (scritto con Marco Travaglio, 2001), "Mafia pulita" (scritto insieme al magistrato Antonio Laudati, 2010).