“Ricominciamo da ZERO!”. Così si sono espressi gli studenti Autonomi in Movimento, che l’1 febbraio hanno occupato il Rettorato dell’università di Parma. “ZERO polizia nell’Università” è scritto sul loro striscione; ZERO(81) come il nome del collettivo di studenti napoletani fatti sgomberare con la forza dalla polizia, mentre occupavano spazi autogestiti dell’Orientale; ZERO come le risposte del governo alle proteste del dicembre scorso; ZERO come gli impegni presi da politica e società civile per tradurre in fatti concreti le belle parole del discorso di fine anno del Presidente Napolitano; ZERO, infine, come la voglia che hanno gli studenti di tutta Italia (e non solo: si veda la mobilitazione di questi giorni a Londra) di fermarsi e di arrendersi.
E cosa preparano allora i vari movimenti per questo inizio di 2011? L’attenzione dell’opinione pubblica forse si è un po’ allentata, ma le iniziative ci sono, il movimento non si è fermato. Dal 14 dicembre parte una linea, non si è segnato un punto, come scrivono i “teorici” del movimento sul Network delle facoltà ribelli, UNIRIOT.
La lotta ora si gioca su più fronti: uno di questi è la protesta congiunta di studenti e metalmeccanici, UNITI CONTRO LA CRISI, come il 28 gennaio, sciopero generale a Bologna. È un segnale importante, di compattezza e di unione d’intenti, già constatato nelle tante iniziative di universitarie contro il referendum-ricatto di Mirafiori.
Poi si registrano continue manifestazioni, per ora a livello locale: la contestazione a Torino per l’inaugurazione dell’Anno Accademico, per esempio, o il già citato movimento ZERO81 di Napoli, per niente spaventato dalle irruzioni della polizia.
Ma non c’è solo la piazza, e gli studenti lo dimostrano con i fatti.
Così alle elezioni di alcuni membri del CUN, Consiglio Universitario Nazionale, sono sei su sette i settori dove hanno vinto candidati del movimento “29 aprile”, i ricercatori della linea dura contro la riforma: il loro peso si farà sempre più sentire.
E poi, dal momento che la riforma Gelmini è passata in Parlamento, ma deve essere tradotta in Statuti d’Ateneo, gli studenti stanno attivando tutto ciò che è nelle loro possibilità per ostacolare i decreti delega e attuativi a livello delle singole università.
Così, raccogliendo talvolta solidarietà e “collaborazione” dagli stessi rettori, come nel caso di Parma, e altre volte contestando le nomine dall’alto delle commissioni incaricate di riscrivere lo statuto, come a Pisa, l’azione diretta degli studenti non si ferma.
«L’approvazione del DDL Gelmini non significa aver perso la partita. Ci saranno molti decreti attuativi e gli atenei si troveranno in difficoltà nell’applicare la riforma per la mancanza di fondi, mentre i ricercatori continueranno probabilmente con il blocco della didattica», questo il piano di battaglia, sintetizzato dagli esponenti di UNIRIOT.
La piazza si muove ancora quindi, ricordando il 14 dicembre in piazza del Popolo, ma anche il 22 dicembre di quel fiume pacifico nelle periferie della capitale. Tutto questo è movimento, è indignazione, è libertà.
Però ora gli studenti cercano di andare oltre, entrando nei palazzi dell’università, dialogando dove possibile con i rettori, cercando di incunearsi nelle contorte forme della rappresentanza accademica, promuovendo un referendum abrogativo sul modello di quello contro la privatizzazione dell’acqua.
È chiaro il messaggio: 2011, partire da Zero per fermare sulla carta ciò che è già stato rifiutato dalla piazza.
Enrico Pellucco è uno studente del Corso di Giornalismo dell'Università di Parma.