Leopoldo II di Belgio in Congo: tre storie di imperialismo, sfruttamento e schiavitù che arricchiscono il mondo “civile”
15-09-2011
di
Paolo Collo
Nel giro di pochi mesi mi è capitato di leggere tre libri incentrati sullo stesso argomento. E cioè sullo sterminio perpetrato dalle truppe del re del Belgio Leopoldo II in Congo. Il primo è il ben noto “Il sogno del Celta” del Premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa. Il secondo è “Siete casas en Francia” dello scrittore basco Bernardo Atxaga, ancora inedito in Italia ma di prossima pubblicazione presso Passigli. Il terzo, infine, è un raro libricino pubblicato da Dedalo nel 1982 dal titolo “Soliloquio di re Leopoldo”, di Mark Twain.
Tre storie che mettono il dito sulla piaga dell’imperialismo, dello sfruttamento di una popolazione costretta in stato di schiavitù per rifornire e ingrassare le casse delle banche del cosiddetto mondo civile. Dieci milioni di morti, o forse più. Dieci milioni di persone torturate, mutilate, seviziate, uccise. Uomini, donne e bambini, indifferentemente, per mettere le mani sull’avorio, sul caucciù, sui metalli preziosi di quel disgraziato Paese.
Dalla durezza della biografia di Casement (Vargas Llosa), all’ironica storia raccontata da Atxaga, all’appassionato e violentissimo pamphlet di Mark Twain. Una vicenda poco conosciuta – di nefandezze e di spoliazione – paragonabile all’orrore dell’Olocausto. E su tutti la figura del re Leopoldo II del Belgio. Che dice, tra l’altro: “Hanno rivelato questi particolari ed altri ancora che per pudore avrebbero dovuto tenere nascosti, visto che smascheravano un re, una persona sacra e immune da ogni riprovazione”.
E ancora: “E gli inquisitori sono stati onesti con la mia vita privata? Non avrebbero potuto far peggio se io fossi stato un plebeo, un contadino, un operaio. Ricordano al mondo che dai primi giorni la mia casa è stata tempio e bordello insieme, e che entrambe le attività procedevano a pieno ritmo”. Come si dice: niente di nuovo sotto il sole.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.