La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Rubriche » Pubblicità, seduzione o banalità »

Comincia una nuova rubrica, "Pubblicità, seduzione o banalità?", punto di vista acuto e critico sugli strumenti comunicativi usati per vendere, vendere, vendere qualsiasi prodotto

Il lecca e vinci di Danone

07-10-2010

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Gorgo Medusa Face  (Hydria in British Museum)Fare un giornale on line senza pubblicità è sempre più una missione, non so se impossibile o utopistico. Ormai, anche leggere una testata in rete è diventato uno slalom fra rich banner che fuoriescono dal loro angolino e spot che ti riempiono lo schermo tuo malgrado. Io, che faccio della pubblicità il mio mestiere, sono presa ogni volta da un sussulto misto di curiosità e disagio. Quasi un senso di imbarazzo, come quello che prende il bambino che guarda con ammirata riprovazione il compagno che l’ha combinata grossa.

Certo è che la bella creatività in pubblicità ormai è solo in rete. È qui, che ancora ci capita di stupirci e di restare ammirati dalla forza delle idee: idee che costano poco, non regalano superpremi in gettoni d’oro e arrivano da sole ai destinatari, trascinate dalla forza della loro stessa viralità. Tutto quello che non succede in TV. La pubblicità sul piccolo schermo (come si sente ancora chiamare a volte, con un vezzeggiativo che io trovo assai fastidioso, la vecchia televisione) è sempre più noiosa, fastidiosa e sgradevole. Con alcune pregevoli eccezioni, ci presenta mondi finti, ci vende sogni che non si realizzano, ci tratta da scemi. Esattamente come fanno i programmi che la contengono: il peggio della nostra televisione si sta trasformando nel peggio delle nostre pubblicità. E viceversa.

L’esempio più eclatante ed attuale di questa osmosi viziosa fra tv e pubblicità ha un nome e un cognome: Concorsone Danone. Per i pochi che non hanno ancora avuto la gioia di assistere al bagaglino canoro del latte bulgaro, nonostante la pianificazione massiccia con cui lo spottone viene passato in queste settimane su tutte le reti e a tutte le ore, eccone una breve sinossi.

Scena: il più classico degli studi televisivi, da superquiz o granvarietà, invaso da luci colorate cangianti che più anni ’80 non si può. Uno sciame di ballerini genere “Amici” si sbraccia e saltella da un lato all’altro dello studio in un’isterica coreografia (e per inciso meritano l’unica nota di tenerezza, immaginandone il senso di frustrazione per essere stati scippati del loro ambito ruolo di protagonisti). Davanti, un parterre delle grandi occasioni, la formazione al completo dei costosissimi testimonial Danone che, sorriso improbabile stampato sulla bocca e vasetto di latte bulgaro alla mano, cantano fuori sincrono sulle note della storica hit della Carrà: “Com’è bello il concorsone di Danone, sì” odono le nostre orecchie. I ballerini continuano a sbracciarsi e le luci da Duran Duran a cambiar colore. Spinto da una bionda signorina con l’immancabile sorriso (altro moto di tenerezza, avrebbe preferito sgambettare anche lei?), entra in scena lui, il primo attore: il cofanetto di sterline d’oro. “Vincer puoi mezzo milione di sterline d’or!” cantano i nostri, mentre sullo schermo compare la scritta “sterline d’oro per il valore di 500.000 euro”.

Ora, a parte che se uno promette di far vincere un sogno – come dice nel suo monologo la Marcuzzi – deve venderlo chiaro e tondo, senza confusioni di valute, ma, dico io, non ci bastava la febbre da lotto, enalotto e superenalotto? Non ci bastavano i gratta e vinci e vola e viaggia e compagnia bella? C’era proprio bisogno di questo uso, anzi abuso di testimonial e di questo teatrino dell’orrido per farci sognare? Ma davvero non sappiamo più creare niente di diverso, di più umano, di meno squallido per vendere un bianco sogno cremoso?

Qualcuno forse dirà che non ho colto la finezza, che questo è un ironico inno al trash e che il nuovo mastodontico “lecca e vinci” di Danone aprirà una nuova strada. Io dico che, se quella è la strada preferisco spegnere la tv, connettermi in rete e andare a piedi. Da Trieste in giù.

Natalia BorriNatalia (con l'accento sulla i) Borri (con la o chiusa) è presidente, fondatrice e direttrice creativa di "The Ad Store Italia", agenzia di pubblicità e comunicazione con sede a Parma, Milano e Bari, ed appartenente al primo grande network internazionale di agenzie indipendenti, fondato a NY nel 1993. "The Ad Store Italia" festeggia quest'anno i suoi dieci anni di vita, all'insegna del messaggio "l'agenzia dietro l'angolo, in ogni angolo del mondo". Natalia Borri ne ha qualcuno in più, ma ha riscoperto una seconda giovinezza da quando si è fatta contagiare dal virus dei "video virali". Ha creato la prima campagna di MTV in Italia, ha inventato la comunicazione di Aprilia con Valentino Rossi e ha vinto premi con Pomì, Air One, Diadora e tanti altri. Odia il fatto di adorare la pubblicità. Ama il fatto di non odiarla troppo.
 

Commenti

  1. Roberto

    Aveva già capito tutto Arbore nel 1987 con il Cacao Meravigliao.
    Che, per dovere di cronaca, la gente andava a cercare al supermercato…dando purtroppo sostegno al Concorsone Danone-pensiero.

  2. La giornata inizia. Caffè, yogurt. E’ l’ultimo vasetto. Oggi faccio un salto al supermercato. Però non compererò Danone dopo aver letto questo articolo intelligente (lo spot finora me lo sono perso…). E’ la mia piccola e perdente forma di rifiuto del Danone Pensiero. PS: questa nuova rubrica sembra promettente! Complimenti!

  3. Marco

    Ciao, mi trovo d’accordo su tutto! Il livello medio della pubblicità televisiva è veramente basso. La tv italiana è pessima (a parte alcuni canali tematici). E anche il web rischia di diventare vittima dell’invasione di mediocrità. Bisognerà stare all’erta, ma soprattutto educare le persone a non passare troppo tempo davanti a una scatola. Mi viene in mente il bel cartone Wall-E, dove l’ideale geniale erano gli uomini del futuro, perennemente imbambolati davanti ai loro monitor ed estraniati dalla realtà (guarda caso pubblicizzato e recensito ai tempi solo puntando alla storia d’amore fra i robot e il tema ecologista).

  4. Almeno però le donne con il ciclo hanno smesso di lanciarsi col paracadute, gli adolescenti coi brufoli non si fermano più durante una gara di Enduro perdendo minuti preziosi.

    Sono poi rasserenato dalla certezza che ancora oggi non ci cuole un pennello grande ma un grande pennello per dipingere superfici di grossa metratura e mi sento meglio se penso all’associazione medici dentisti che sa guidarmi nella scelta degli spazzolini.

    Mi manca molto l’ippopotamo blu e la testa di Testa.

    Confesso inoltre che non resisto alle aste d’arte in Tv ed un giorno nella vita vorrei possedere un opera di Arman, quelle con tutti i tubetti acquistata telefonando in tv.

  5. Nico

    non sono un consumatore Danone e me ne vanto, odio le Hogan e cammino lo stesso, compro le cose buone che fanno una pubblicità divertente e reale.
    sosteniamo il consumo acquistando prodotti che ci “comunicano” qualcosa che va oltre il mero soddisfacimento del bisogno, che ci fa emozionare e magari ci regala una piccola crescita!!!
    e intanto me la canto…..come è bello far l’amore da trieste in giù…!

  6. Masaccio

    Io la pubblicità di cui parla Lei non l’ho vista. Sono uno dei pochi, a quanto pare, ma il motivo è semplice: non ho la tivvù (e, per la verità, mi trovo molto bene!) In ogni modo, leggendoLa mi pareva di vederla. È proprio per evitare questi mali di fegato che faccio a meno della scatola infernale.

    Peccato, però. Mi sembra che, nell’imbarbarimento generale, noi italiani stiamo smarrendo anche le nostre qualità più belle: la fantasia, il senso dell’umorismo. Perché di pubblicità spiritose, o comunque estrose, fino a qualche tempo fa capitava di vederne (o di leggerne); ora, non so (ripeto, non ho la tivvù), ma ne dubito forte. E immagino che in Francia o in Ispagna la situazione sarà pressappoco la stessa: ormai siamo tutti americani: la stagnazione dei cervelli, il disprezzo della cultura, l’atrofia del buon gusto, in una parola la società di massa (che non è la democrazia ma la forma attuale della sua negazione).

    Però non disperiamo, verranno tempi migliori. Si ricorda, a parte il vecchio Carosello, “Bevo Jägermeister perché…”, o Renzo Arbore (era lui che faceva pubblicità alla birra?), o, più di recente, le caramelle Lietikon?

    Un’ultima cosa: io di latte bulgaro mi faccio delle scorpacciate, anche se mi fa male alla salute. Pubblicità o no, mi piace.

  7. Marianna

    Bella l’idea di una rubrica sulla pubblicità che forse può aiutare ad analizzare un mondo a me personalmente sconosciuto. Non ho ancora visto quella citata nell’articolo e penso che difficilmente la vedrò essendo una spettatrice tv solo occasionale. Posso però immaginarla e condivido il fatto che quel genere di spettacolini siano penosi. Penosi nel vero senso della parola: rattrista vedere ballerini, cantanti o spettatori che si prestano a programmi di bassissimo livello, quando potrebbero probabilmente fare di meglio on la loro preparazione, facendo finta di sentirsi realizzati. O forso lo sono veramente?

  8. Simone Nencetti

    Anche se, per fortuna, non ho visto questo ennesimo capolavoro del cattivo gusto, sono riuscito a immaginarlo benissimo, grazie a questa chiarissima descrizione. Che dire? Non ci resta che aspettare il 2012…

  9. daniela grandi

    Ho visto lo spot e chi mi ha impressionato più di tutti è stata Stefania Sandrelli. Avrei voluto entrare nella tv, scuoterla piano per un braccio e dirle gentilmente: “ehi! Sei Stefania Sandrelli! Hai partecipato a film che sono la storia stessa del cinema italiano, quella di “Io la conoscevo bene” e di “C’eravamo tanto amati”, non c’è bisogno che fai questa roba qua. Non è proprio giusto. Perché lo so che non può essere per i soldi, un’icona del cinema non si mette a reclamizzare il “latte bulgaro” e a cantare davanti a un forziere pieno di oro fasullo. A me puoi dirlo Stefania, hanno preso tua figlia Amanda e ti stanno ricattando! Scappiamo!”

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