Se qualcuno pensa che la pianura sia piatta, ebbene sbaglia. Buche, sotterranei, voragini, cumuli di terra muovono l’immensità dell’orizzonte, calmo e nebbioso.
A Gualtieri, terra di artisti illustri (basti citare il pittore naïf Antonio Ligabue), la pianura è ancora meno piatta perché agitata da pensieri, idee, azioni. In questo piccolo paese, vicino a Reggio Emilia, c’è un teatro che vale la pena di essere conosciuto, visitato e sostenuto, il Teatro Sociale di Gualtieri, che ha la sua sede nel complesso Bentivoglio, magnifica fortezza-palazzo d’epoca rinascimentale.
Se oggi questo Teatro lo si può visitare è merito di un gruppo di sei giovani, tenaci e determinati, che stanno facendo di tutto per salvarlo dall’abbandono. Nel 2009 hanno dato vita all’Associazione del Teatro Sociale, nata per terminare la riapertura del teatro di cui porta il nome. Varcano i cancelli del cantiere che occupa l’edificio e rimangono folgorati dalla magnifica visione di questo luogo incantato e di memorie stratificate (dalle stanze ex prigioni, ad altre adibite a case popolari, al segno rimasto al primo loggione dell’alluvione del Po del 1951) che decidono di utilizzare ‘al contrario’: il palcoscenico al posto della platea e la platea al posto del palcoscenico.
Livellano il terreno, costruiscono un impianto elettrico volante, portano un pianoforte. I lavori procedono nei ritagli di tempo, sino a tarda sera. Con le chiavi in mano, occupano gli spazi e invitano l’amministrazione a prendere visione dei lavori svolti. Il teatro comincia ad essere abitato, rianimato, vissuto. A volte i sogni si riescono a realizzare: il 6 giugno 2009 il Teatro Sociale di Gualtieri, dopo quasi trent’anni di chiusura, riapre e ospita tre intense stagioni teatrali con grandi attori e compagnie.
Quest’anno però l’attività del Teatro di Gualtieri si è dovuta concludere anticipatamente rispetto agli anni precedenti per mancanza di denaro ma i sei ragazzi non smettono di sognare e di lavorare in e per questo spazio straordinario, aggrappati ad un’idea di ‘teatro instabile contemporaneo’. Qualche settimana fa hanno aperto i boccaporti del Teatro con la rassegna “Teatro in rada – Cantieri navali per una stagione in secca”: tre serate, dedicate a letture a tema marinaresco, da, Coleridge e Melville da Dante e Brant, eseguite dall’attore Giancarlo Ilari accompagnato dai musicisti Matteo Pacifico e Nicola Bonacini.
Il pubblico si fa inghiottire dal ventre della balena e da quello del teatro. Teatro e cantiere diventano una cosa sola: fra loro, sulla platea lignea, gli artigiani del Teatro Sociale sono impegnati al lavoro di restauro della platea. Manca il denaro? Non si può andare avanti? E allora che si ricominci da dove si era partiti: tornare ad essere artigiani, muratori, carpentieri, avere a che fare con terra, polvere, ghiaia e cemento per dare nuova vita al Teatro sotto la luce dei riflettori e sotto gli occhi degli spettatori.
“Abbiamo visto il Teatro in piena navigazione, l’abbiamo visto cambiare rotta e assecondare i venti giungendo sempre a destinazione, l’abbiamo visto entrare in un golfo sicuro per riposare le stanche vele e rafforzare i legni per le future uscite in mare. Ma solo chi l’ha condotto sulle acque, chi l’ha manovrato, sospingendolo sulla liscia superficie del mare o governandolo in acque burrascose, ne conosce i meccanismi più segreti, i luoghi più reconditi”.
Il Teatro è in rada, e non solo a Gualtieri (quante affinità con la situazione romana del Teatro Valle Occupato), relitto restituito alla navigazione. I tempi sono tempestosi e – come gli amici di Gualtieri scrivono – incombe all’orizzonte l’ombra nera del naufragio. È necessario quindi prepararsi a dovere per evitare l’affondamento. È ciò che sta facendo l’Associazione del Teatro Sociale: ricostruire il teatro facendo teatro, con la complicità del pubblico, unico e vero antidoto alla morte del teatro stesso.
Il teatro è un bene comune. Ci si augura che tutto ciò non passi inosservato in modo tale da permettere alla navigazione di continuare, alla nave teatro di non affondare.
È nata a Parma il 15 dicembre 1971, città nella quale tutt'ora vive. Lavora da ormai numerosi anni in ambito culturale, occupandosi prevalentemente di comunicazione e organizzazione presso istituzioni e festival teatrali nazionali.