Fino a qualche giorno fa, ogni quotidiana notizia degli errori, della incapacità, della colpevole negligenza, se non della disonestà della classe dirigente del PD, mi facevano propendere per non votare.
Non c’è bisogno che vi dica io perché un sogno si è infranto, le aspettative siano state deluse a questo punto: il motivo è che il PD è rimasto un accordo di vertice, un patto stretto da oligarchi cui tutti fanno riferimento in una logica di “filiera”. Un’organizzazione anni Cinquanta, dove l’elaborazione politica è compiuta al centro e “spiegata” ai livelli inferiori, deputati soltanto a fare feste e volantinaggi. I gruppi dirigenti, anche se fintamente rinnovati, sono composti da “professionisti della politica” in rispettosa coda per avanzare al gradino successivo, pena la perdita del lavoro.
Poi ho trovato le ragioni per votare, e con convinzione.
1) Non si sa per quale colpo di fortuna, ma il PD si è ritrovato un segretario, provvisorio, a scadenza, che dice quello che pensa, che affronta le cose con leggerezza e senso dello humour, che ha capito il vero problema del PD e del Paese: la mancanza di etica e di moralità. Questa persona è Dario Franceschini, e mi sono sentito in dovere di incoraggiarlo su questa strada, di premiare il suo lavoro paragonato a quello (inesistente se non dannoso) di chi lo aveva preceduto. Vorrei tanto che venisse confermato.
2) Le elezioni europee hanno completamente perso il loro significato (nessuno ha parlato di Europa), in quanto sono diventate la prova di forza di Berlusconi con la quale egli avrebbe voluto ottenere il “via libera” per trasformare questo paese nel suo cortile di casa (così nessuno avrebbe potuto più fotografare…). Non si poteva permettere un crollo del PD perché avrebbe significato spianargli la strada.
3) Mentre noi ci occupiamo del delirio di onnipotenza del Presidente del Consiglio, in una situazione da malattia mentale, Obama ha fatto il più bel discorso che sia mai stato fatto al mondo mussulmano. Il mondo si muove, e noi siamo tagliati fuori.
4) Nonostante mi sia battuto per le primarie, il PD in Liguria ha deciso di fare delle consultazioni ridicole. Ma, anche qui, tra candidati decisi dall’alto o da accordi “spiegati” ne è spuntata una brava, competente, giovane, che ha saputo mettersi in gioco e ha a cuore i problemi della scuola, dell’innovazione, del sociale: questa candidata è Francesca Balzani.
Quattro motivi mi sono bastati per votare, sono germogli di una speranza che non è morta, e che dovrà vederci impegnati per costruire un PD nuovo, autentico, e davvero democratico.
E ora so, a qualche giorno dalle elezioni, che la mia speranza era ben riposta, che non sono solo. Per me parlano le 144000 preferenze di Debora Serracchiani e le 45000 con le quali Francesca Balzani, sconosciuta ai più, è stata eletta al Parlamento Europeo. Davanti al candidato “testa di lista” indicato dagli accordi tra correnti e “spiegato” al popolo con la consueta modalità.
E’ tempo di cogliere i segnali che da più parti stanno venendo. Il massiccio voto a Di Pietro e alla Lega chiede una sola cosa: nettezza, capacità di decidere, con valori forti e anche scomodi. Con uguale nettezza si deve prendere posizione sugli abusi razzisti nei confronti degli immigrati, sulla laicità dello Stato, su un paese dove le parole “merito”, “competenza”, “onestà” sono ormai bandite e sostituite da “furbizia”, “convenienza”, “opacità”.
E’ tempo per il PD di cambiare pelle, come il serpente, lasciare la pelle vecchia del partito di correnti e di distinguo, e mettere la pelle nuova del partito dell’innovazione, del merito, della freschezza di una gioventù che vuole decidere ora sul suo domani e su quello dei suoi figli.
Direzione Provinciale PD Genova