Caro Domani, in settembre gli alberghi raddoppiano i prezzi, straguadagno che può essere fatale
09-09-2010
di
Sofia Giovanardi Ricci, dipendente di un ente fiere
Bologna proibita: più 43 per cento, Bari più 42, Lipari più 36, Venezia più 34, Roma più 27, Ischia più 26, Milano più 19. Anche Parigi non scherza: più 27 per cento. Barcellona e Londra si accontentano dell’un per cento. I rincari coincidono con le grandi fiere. Se la benzina va alle stelle nell’estate dei grandi esodi, i letti diventano d’oro quando il turismo invade le città. Mi chiedo: che senso ha spellare viaggiatori e visitatori di una fiera?
La ricaduta può essere disastrosa per il turismo. Ma anche per chi è interessato a visitare le vetrine dei mercati che raccolgono la produzione di vini, cibo, antiquariato, macchine industriali e gli ultimo modelli di ogni settore produttivo, viaggi di affari o di aggiornamenti professionali ai quali si accompagnano ai musei, alle mostre d’arte e se c’è un bel concerto lo si prenota dopo aver visitato le bellezze del luogo.
La buona cucina è l’altra attrazione fatale di ogni autunno, ma che di fatale avrà sempre meno perché i prezzi degli alberghi sono spesso sintonizzati ai prezzi dei ristoranti. Svenarsi per un week end diventerà il privilegio di pochi. Sempre meno se il costo dell’albergo resta così. Non lo dico per difendere il lavoro che mi piaga lo stipendio, ma le fiere più o meno internazionali rischiano di diventarne le vittime.
Il festival di Venezia e la Biennale sono attrazioni che da sempre incantano gli innamorati del cinema e appassionati d’arte, ma se la speculazione diventa selvaggia anche il turismo culturale finisce sotto il tappeto. Possibile che le autorità locali e l’industriale dei salami e ministra Brambilla non alzino un dito?