I telegiornali testimoniamo la civiltà e le difficoltà di un paese. La ricerca dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza e l’Osservatorio di Pavia fanno sapere cosa l’Italia nasconde e come l’Europa affronta in modo diverso i problemi che angosciano la gente, inchiesta promossa dalla Fondazione Unipolis, Demos & Pi. Bisogna spiegare che la ricerca è stata fatta prima dell’apparizione del telegiornale di Mentana, il più «europeo» fanno notare i giornalisti stranieri: ritmo e attenzione di un’informazione corretta.
L’inchiesta degli osservatori non contempla la correttezza del linguaggio dei Tg importanti dell’Ue: un peccato. Le differenze con l’Italia sono enormi. Il telegiornale tedesco della sera, per esempio mette in fila gli avvenimenti principali «nella considerazione degli interessi e dei problemi della popolazione». Nessun spettacolo. Proibito usare aggettivi. Figuriamoci le cronache con le parolacce. Lavoro ed economia angosciano l’Europa con qualche eccezione di allegria. «L’obbligo é spiegare cosa succede senza nascondere i numeri sgraditi all’ufficialità».
E la Germania dedica il 16,9 per cento dello spazio all’informazione che fotografa i disagi della quotidianità: Francia, 17; Gran Bretagna; 17, Francia 18,7 mentre nella Spagna sul filo del profondo rosso il 19, 2 per cento impegna la Tve, Rai di Madrid. L’Italia si nasconde: appena l’8,2 per far dormire in pace chi non deve sapere come stanno le cose: ultimo posto. Classifica rovesciata nel campionario delle frivolezze. In Costume e Società leader senza rivali: 12,8. Sotto di noi Berlino l’1,9, Londra è al 2,7, la Parigi dei salotti ferma al 3, mentre la Spagna conquista il secondo posto, quasi un terzo dello spazio delle chiacchiere romane: 4,4.
Eppure il loro disagio è profondo e confondere le idee nello schermo dei pettegolezzi può essere il salvagente che fa sorridere milioni di disoccupati. Invece no: la filosofia di Zapatero non nasconde le preoccupazioni o forse i giornalisti spagnoli difendono una dignità professionale diversa dai poveri cronisti dell’isola Minzolini. Da notare che alle frivolezze dedichiamo uno spazio doppio della media europea, grandi nazioni e paesini fermi al 5,3. Col ministro Frattini, Maigret impegnato nelle trattative col paradiso fiscale Santa Lucia alla scoperta del proprietario della casa di Montecarlo, la nostra politica estera è quella che é. E il Tg1 si adegua: un’altra volta maglia nera: 6,2. Insomma tutto ciò che coinvolge i protagonisti del governo sfuma nelle parole delicate della difesa che preferisce il silenzio quando si tratta di scandali ed errori.
Ma gli errori degli avversari scendono dalla Farnesina come valanghe. Poi, la cronaca nera rifugio sicuro per oscurare altri guai con la preferenza del sottolineare le sciagure di protagonisti inseguiti dal ministro Maroni. Ancora una volta primi in Europa nei racconto della criminalità: 11,9 per cento. 1,5 Germania; 7,6 Inghilterra; 4,2 Francia; 4,5 Spagna. La scelta di non drammatizzare le guerre alle quali i nostro militari partecipano travestiti da truppe di pace fa scivolare l’Italia all’ultimo posto nell’informazione dei Tg guida d’Europa: 3,9 per cento. Germania, 4,1; Inghilterra 5,5: Francia 6,7; Spagna 6,5. Finalmente la politica: i giornalisti stranieri che raccontano l’Italia da Roma sono d’accordo: ci parliamo addosso. Dai grandi partiti ai partitini e leader maximi godono di pari opportunità mascherate perché le ultime voci sono quelle del governo. Proteste rimpicciolite, imbarazzi che vanno in onda. Tante parole, concretezza rimandata alla retorica. Tg italiani al 18,2; Germania 15,4; 15 la Gran Bretagna; 11,8 Francia; Spagna 9,1.
Ecco perché giornalisti stranieri che scrivono o parlano dall’Italia sempre più si imbarazzano.
Tematica delle notizie nei principali Tg delle reti pubbliche europee
Philipp Zahn della Deutsche Welte ha meno di 40 anni. Collabora alle TV. Si è laureato a Berlino, ha studiato a Siena l’industrializzazione italiana nei primi ‘900. Vive a Roma dal ’95. «L’Italia non è sede di primo grado come Parigi e Londra. Poco lavoro fino a quando non è arrivato Berlusconi. Allora i nostri Tg hanno dato spazio ma era complicato far capire che in Italia è permesso a una persona di mantenere la proprietà di tre reti televisive. Altro pianeta. La nostra legge non lo permette. Non riuscivano a spiegarsi come un politico godesse il privilegio. Poi il linguaggio: ripete la stessa cosa come uno spot. La gente lo sente ronzare e finisce per arrendersi. Difficile dire ai tedeschi: in Italia è così. In questo senso siamo diversi.
Oggi l’interesse è calato. Berlusconi è diventato un protagonista risaputo. Vogliono solo curiosità sull’orlo dello scandalo. Ed è complicato scuotere gli spettatori raccontando delle leggi approvate in difesa dei suoi interessi. Hanno imparato chi è, sorridono: “Da un tipo come lui, nessuna novità”. L’aspetto che continua a turbarli sono le riunioni di governo o gli incontri internazionali nei suoi palazzi, ville al mare, barche infinite. Nessun tedesco lo voterebbe, a destra o a sinistra, perché troppo diverso dagli elettori. Vogliono persone nelle quali identificarsi. I candidati alle nostre elezioni abitano case bifamiliari, un giardinetto davanti, uno dietro; da un lato proprietario, dall’altro la signora cancelliere. Idee a parte, la gente ha bisogno di assomigliare un po’i in chi vota e non riesce a spiegarsi in chi si specchiano gli elettori italiani».
«Guardo la politica italiana come fossi a teatro», risponde Anna Matranga della Cbs americana. «Non è facile capire di cosa il Tg importante stia davvero parlando, fumi che non interessano ai miei di New York». Lascia intendere la distanza dagli Stati Uniti: il giorno in cui Bush ha letto il messaggio di guerra alla nazione, le tre grandi reti hanno snobbato la diretta. Si sapeva cosa stava per dire: spettatori e pubblicità non sprecano spazio per decisioni risapute. Pazienza se parla il presidente. Gente che si annoia. Precipita l’audience. Non conviene. Con la pietà per chi ha perso la vita le è difficile spiegarsi le dirette dei funerali dei nostri militari caduti in Afghanistan.
Giovanna Cavalieri è una giornalista freelance.