Bellissima storia quella dello scambio di spie tra Stati Uniti e Russia, nella quale la realtà imita il cinema, quello di una volta. E non soltanto la tv, come fanno i politici della nostra attuale maggioranza, che hanno ognuno il suo genere televisivo di riferimento. La Lega di Bossi, per esempio, sbraca come nei peggiori reality, i cui concorrenti non sanno né la storia né la geografia, ma sono programmati solo per fare audience e arricchire l’editore di riferimento, che poi è sempre quello. I berluscloni di stretta osservanza, invece, si ispirano ai peggiori varietà, quelli tutti natiche e doppi sensi. E fanno l’imitazione dell’imitazione del capo, il quale, ormai, per illustrare le sue dichiarazioni ai tg, non manda più solo le immagini registrate in cui lo si vede arrancare tra guardie del corpo alte il doppio, ma solo le fotografie ritoccate. Quelle dove appare liscio e capelluto come un ragazzino che ha bruciato le tappe. Da piazzista padano a capo dei capi della cricca.
La tv senza notizie è solo una poltiglia di ricette stantie
Che brutta cosa alzarsi al mattino e non trovare lo straccio di un tg, neppure quello adulterato di Minzolini. Grattando il fondo dell’etere, ci si riduce a cercare qualunque tv estera, anche quelle che parlano cinese, pur di trovare un mezzobusto che parla. Ma nessuna, per fortuna, parla di Berlusconi e da nessuna parte appare la velina di regime Capezzone che smentisce quello che è vero. Intanto, sulle tv nazionali fluiscono ricette e varia pedagogia domestica, più cartoni animati, telefilm o filmati registrati, anche in bianco e nero. Per dire, sul canale Sky della Camera ieri mattina andava in onda una tribuna politica del 1968 cui partecipava per il Pci Giorgio Napolitano. Mentre, tornando sui canali Rai, si scopriva che la tv, senza tg, non è affatto impolitica, ma disossata, anzi «gelatinosa», come la cricca che si spartiva lo Stato e di cui la legge bavaglio non vuole si sappia e si scriva. Così, per assurdo, i giornalisti si sono dovuti imbavagliare per conquistare il diritto di parlare.
Dagli al terremotato che intanto i politici coltivano i loro vizi
Ci voleva un governo federalista per insultare le Regioni e perfino picchiare i terremotati. Infatti, se al governo non ci fossero tre ministri leghisti e un superministro amico loro, i rappresentanti delle Regioni, anziché a male parole, li avrebbero presi addirittura a cannonate. Comunque, ieri ad Omnibus (una delle rare rubriche di informazione rimaste in onda) il presidente Vasco Errani cercava di spiegare la situazione al ministro Fitto, ma benché dicesse cose chiarissime, quello faceva orecchie da mercante, ripetendo i soliti slogan. Dei quali il più fastidioso e leghista è quello secondo cui la manovra deve tartassare di più le regioni meno «virtuose». Perché è chiaro che le regioni più virtuose sono anche le più ricche e nordiche. Quindi, bisogna tartassare le regioni più povere e, manco a dirlo, anche i cittadini più poveri. Del resto, da sempre si prende ai poveri per dare ai ricchi, che sono virtuosi per definizione. A parte Berlusconi, che è anche vizioso (e se ne vanta).
Sarkozy nel mirino, ma in Italia tutto va bene. Così dicono
Il presidente, in difficoltà per scandali di corruzione e altre ragioni di discredito legate al suo clan, precipita nei sondaggi. Ce ne parla il Tg1 e, in un momento di deliquio (come se ne hanno tanti davanti alla tv) quasi credevamo che finalmente Minzolini si fosse ricordato di essere stato giornalista, un tempo ormai lontano. Invece no: ovviamente si parlava di Sarkozy. In Italia per fortuna tutto va bene: la coalizione di governo, per quello che risulta al Tg1, è solida e non sfiorata da problema alcuno. Basta guardare la faccia paciosa di Paolo Bonaiuti, anche ieri mattina ad Omnibus impegnato a negare tutto, come i mariti fedifraghi colti sul fatto. Il Paese è grande e la gente non mormora, preoccupata com’è di stare al passo con tutte le cazzate che inzeppano il Tg1. E se poi si scopre che gli italiani ormai risparmiano anche sul cibo, niente paura, vuol dire che si sono messi tutti a dieta per effetto della famigerata prova-costume, unico vero incubo nazionale.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.