"Quando il ministro Alfano ha detto che Berlusconi fin dal 1994 si era adoperato per risolvere i problemi della giustizia, mi sono alzato e ho girato le spalle"
Norberto LENZI – Io magistrato spero nei coccodrilli
30-11-2009Alcuni giorni fa si è saputo che il Ministro della Giustizia Alfano sarebbe venuto in visita alla Corte di Appello di Bologna: avevo detto ai colleghi che avrei fatto alcune domande al Ministro sul processo breve. La voce si deve essere sparsa perché quando sono entrato nella sala il Presidente della Corte ha detto che le domande erano riservate ai capi degli uffici. Non avendo la suscettibilità di Caselli non sono arrivato a pensare ad una norma contra personam, ma per la prima volta ho rimpianto di non aver fatto carriera.
Mi sono seduto ad ascoltare sperando che i capi chiedessero rispettosamente conto del fattivo contributo che il Ministro stava dando al definitivo affossamento di un processo penale già così devastato. Ma le domande, tutte rivolte con speranzosa deferenza, riguardavano la mancanza di cancellieri o la disparità con i giudici in organico a Firenze.
Il Ministro, fiutato il clima favorevole, ha avuto la impudenza di esordire dicendo che faceva parte di una maggioranza il cui premier, fino dal 1994, si era adoperato per risolvere i problemi della giustizia.
A questo punto mi sono alzato, ho girato le spalle e me ne sono uscito dalla sala, unico tra i magistrati presenti. Non avevo mai assistito ad una scena così umiliante.
E allora ho ricordato una storiella che ho raccontato un giorno assieme a Beppe Grillo.
C’era una volta un pensionato anziano, rimasto senza affetti familiari, con poche risorse, la cui unica consolazione era un cagnolino che trattava come un figlio.
Un giorno, passeggiando per i giardinetti, incontrò un omone grande e grosso tutto tatuato che passeggiava con un dobermann il quale, visto il cagnolino, gli si avventò contro e lo divorò. Il vecchietto si mise a strepitare disperato ma l’altro, dopo qualche scusa di circostanza, gli rappresentava freddamente che il suo era un cane da combattimento e che aveva speso 10.000 euro per addestrarlo.
A testa china e soffocando le lacrime il vecchietto tornò a casa e qualche tempo dopo comprò un altro cagnolino. Un giorno ai giardinetti incontrò di nuovo l’uomo tatuato e successe la stessa cosa. Questa volta, preso dalla disperazione per avere subito una così terribile prepotenza, reagì violentemente a parole ma l’omone se ne andò scrollando le spalle e dicendo “così è la vita”.
Passa qualche mese e il pensionato ricompare ai giardinetti tenendo al guinzaglio un cane brutto, di un colore indefinito, con le zampe corte e una andatura ciondolante.
Incontra ancora l’omone che questa volta ha un mastino enorme, una massa di muscoli impressionante, il quale pure si avventa sul cane del pensionato.
Ne nasce una zuffa tremenda con un gran polverone che non consente di vedere nulla. Quando si posa la polvere il mastino è scomparso. Questa volta è l’omone a disperarsi incredulo, dicendo che aveva speso 20.000 euro per addestrare il mastino all’attacco. Il vecchio lo guardò freddamente e disse: sapesse quanto ho speso io per fare la plastica al coccodrillo.
La morale è che se non impieghiamo tutte le energie che abbiamo per fare la plastica al coccodrillo che è in noi vivremo sempre in un mondo di soprusi e non avremo nemmeno il diritto di lamentarci.
Lo raccontavo a “ Fuori Orario “, Gattatico di Reggio Emilia, ospite Piero Ricca. A questo punto si è alzato uno del pubblico e ha proposto la fondazione di un nuovo PCI (Partito Coccodrilli Italiani).
Come ha fatto De Benedetti (per un partito meno aggressivo) chiederò la tessera numero uno.
Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.