L’abbraccio tra il dittatore libico e il Cavaliere strangola i profughi eritrei respinti da Maroni
30-08-2010
di
Ippolito Mauri
Dopo l’abbraccio da vecchi amici, Berlusconi dovrebbe chiedere al Gheddafi che arriva a Roma con il suo circo cavalli e affari, come se la passano i profughi eritrei riportati in Libia per obbedienza ai respingimenti programmati dal ministro Maroni più che mai orgoglioso d’aver fermato l’invasione straniera. Forse manca il tempo per discutere di cose tutto sommato secondarie mentre Unicredit, Eni, Finemeccanica aspettano che Tripoli apra la borsa dei milioni.
Per non disturbare l’alta finanza e le piroette dei cavalli, la Federazione Nazionale della Stampa chiede il permesso di visitare i recinti dove sono sepolti i profughi fuggiti dalla dittatura più feroce del continente, eppure respinti dall’ Italia che ne ha affidato la tutela a Gheddafi. Uomini e donne sfiniti da una prigionia che contempla torture e ogni abuso anche perché nella Libia del signore dei turbanti, le donne non sono nessuno se povere, o vittime di stupro, orfane e vedove. Peccati senza perdono; rinchiuse in centri diciamo sociali dai quali nessuna ragazza è mai uscita.
I giornalisti italiani offrono di consolidare l’amicizia con una trasparenza finora negata alle organizzazioni umanitarie alle quali è proibito controllare se la disperazione dei prigionieri sia davvero terribile come testimoniano voci che svaniscono nel silenzio. Chissà perché la Libia proibisce di mettere naso negli “affari interni” e chissà perché l’Italia si fida mentre 245 rifugiati politici, respinti con l’allegria di un ministro contento, sono passati da un lager all’altro, rinchiusi nei container bollenti in viaggio verso il deserto del sud. Spariti.
Bisogna dire che è imbarazzante per Berlusconi aprire il discorso. Amicizie e interessi africani consigliano di lasciar perdere. Gheddafi è amico di Isayas, dittatore eritreo: ha fatto sparire 11 ministri ed espulso l’ambasciatore italiano Bandini perché voleva sapere dove erano finiti. Ma Isayas è anche amico della famiglia Berlusconi: Paolo ha in progetto di costruire mille appartamenti nel lungo mare di Massaua. E per rilassare l’ospite, il fratello presidente lo ha invitato a Villa Certosa. Scortesia chiedere a Gheddafi dei fuggitivi che non sopportano la dittatura di Isayas. Eppure giornalisti inopportuni insistono: vogliono vedere per raccontare. Ma nella Libia di Gheddafi a nessuno è permesso parlare se il leader massimo non lo consente.
E Berlusconi sogna un’Italia così.