Una donna avvocato fra i ragazzi attorno alla frontiera proibita. I minori hanno paura a dichiarare la loro età. Paura dei racconti di chi è stato chiuso in centri d’accoglienza che sembravano prigioni. «Li rassicuro, li invito ad essere trasparenti ma sono soli e alla deriva nei labirinti di burocrazie contrapposte». E la paura continua
Alessandra BALLERINI – L’Europa si ferma a Ventimiglia
11-04-2011Ventimiglia – Una stazione dei treni. Come tante ma diversa da tutte. Qui ci sono proprio tutti: i poliziotti italiani in ostentata uniforme, muscoli e manganello ben in vista, la gendarmeria francese, discreta ed in borghese, la digos, onnipresente. I passeurs in cerca di facili prede. I volontari che distribuiscono cibo, vestiti, coperte e buoni consigli. E poi ci sono loro: i tunisini. Ovunque. E di ogni tipo “giuridico”. C’è l’asilante, il clandestino, il criminale, l’espulso ed il respinto. A volte lo stesso migrante può avere insieme tutte le qualifiche. Dipende da come è girata la ruota della fortuna. Sarebbero, almeno dal punto di vista giuridico, tutti uguali, ma la nostra legge confusa ed infelice apre spesso le sue maglie alla discrezionalità dei poteri.
E così migranti che sedevano nella stessa barca, che hanno vissuto insieme settimane impossibibili a Lampedusa, “smistati” poi in centri diversi si trovano qui, seduti, di nuovo insieme, sulle panchine della stazione. A seconda dei centri dove sono stati trasferiti e a seconda del grado di zelo dei poliziotti in cui si sono imbattuti, alcuni hanno in mano un’istanza di asilo politico che non hanno mai inteso richiedere, altri, i più, si trovano già iscritti nel registro degli indagati per il reato (insulso) di clandestinità, altri ancora hanno in mano il decreto di espulsione ed altri, quelli che hanno bruciato tutte le tappe, collezionano pure un decreto di respingimento francese. Tutti atti rigorosamente non tradotti in arabo e quindi incomprensibili agli stranieri cui sarebbero indirizzati. Beata ignoranza!
Capiscono subito che sono un legale. Mi circondano in pochi minuti e mi porgono tutti gli atti che gli sono stati notificati e tutte le carte che hanno raccolto dal loro sbarco ad ora. E vista la burocrazia italiana, le carte non mancano.
Io provo a spiegare a chi si avvicina qual’è il contenuto dei fogli che mi porgono e quanto sono nefasti.
Arriva il primo pulman della croce rossa. Li porterà tutti, asilanti, indagati ed espulsi, alla caserma dei pompieri adibita da qualche giorno a rifugio temporaneo per la notte.
Ventimiglia non ha voluto aspettare di diventare un’altra Lampedusa. Non ha voluto infilarsi nell’idiota ginepraio dellimprobabile distinzione tra profughi e clandestini (termine inconsistente dal punto di vista giuridico, che abolirei per legge).
Appena ha visto i primi tunisini aggirarsi per le strade, ciondolare stancamente in attesa di prendere la via per le Francia, agognata meta dei profughi, la città, la cosidetta società civile si è mossa subito. Hanno iniziato a distribuire vestiti e pasti, a tutti. Serviva un posto coperto per la notte. L’hanno trovato in pochi giorni. Oltre cento posti letto, camerate pulite, servizi igienici e una sala comune per cenare insieme. Per mangiare finalmente cibo vero e commestibile.
Rispetto alle notti passate sul molo di Lampedusa, nella sporcizia, nella fame, al freddo e senza riparo , Ventimiglia è un bel salto di qualità. Certamente i numeri sono diversi. Cento non sono 6000. E soprattutto questa non è un’isola. Le persone stanno qui una notte o due e poi tentano la fortuna verso la Francia. Lì invece, sull’isola, i migranti si accumulavano, aumentavano di ora in ora e non avevano via d’uscita.
Ma il potere logora anche qui, a Ventimiglia. I militi della crocerossa, antropologicmante differenti dai volontari, esercitano potere con l’arroganza di chi indossa una divisa ma non sa onorarla.
Ci viene impedito da un milite della Croce Rossa in tuta mimetica (giuro!) di entrare nella caserma a parlare coi migranti che pure ci chiedevano di avvicinarci per concludere al caldo la conversazione. Spieghiamo che non vogliamo svolgere nessuna attività sovversiva, ma anzi tentare di placare gli animi spiegando a queste persone che hanno affrontato rivolte e mareggiate, percorso chilometri, scavalcato recinti e violato frontiere, quali siano i loro diritti e le loro possibilità
Niente da fare. Non sanno dire perchè nè in base a quale legge, ma di fatto ci vietano di entrare. Possiamo parlare coi migranti (bontà loro) ma solo nel cortile esterno, al buio e al freddo. Mi ammalerò per colpa della Croce Rossa, sorrido amara mentre sento aumentare il mal di gola.
Mi scaldano un pò loro. Tutti intorno, vicinissimi per ascoltare e farsi sentire, mentre l’interprete traduce ogni cosa. Chiedono e chiedono. Hanno sentito che verranno tutti rispediti in Tunisia ma poi qualcun altro ha detto che forse tutti avranno un permesso di soggiorno. Ed effettivamente non è facile interpretare la schizzofrenia del nostro governo. Ed è ostico spiegarlo.
Ci provo. Mi chiedono se conviene andare in Francia. Dipende, rispondo, dai legami che hanno con questo Paese. La Francia è più ostile perchè ha concluso accordi pericolosi con la Tunisia e potrebbe effettuare respingimenti direttamente nel loro Paese. Il governo italiano invece non ha una grande credilità da spendere con gli altri Governi e difficilmente riuscirà a concludere accordi efficaci.
Alcuni mi ricordono che la Francia li ha colonizzati in passato e che quindi ora il minimo che possa fare è ospitarli. Ineccepibile.
Vedo dei visi giovani. Troppo giovani. Chiedo se ci sono minorenni. Mi rispondono decisi di no. Poco convinta, per ogni buon conto spiego loro che è importante non mentire sull’età e che i minorenni non possono per legge essere espulsi ed hanno diritto ad essere accolti in case-accoglienza. So, per esperienza, che i minori hanno spesso paura a dichiarare la loro età perchè sono preoccupati di essere separati dagli altri e di subire trattamenti differenti oppure peggiori.
C’è un ragazzino che mi aiuta nelle traduzioni. Parla un italiano perfetto, quasi senza accenti. E’ giovanissimo. Gli chiedo come fa a conoscere così bene la mia lingua. Fa il vago. Nega di essere già stato in Italia, sostiene di aver studiato l’italiano in Tunisia. Quanda, ormai gelata, sto per andarmene, mi segue. Ci mettiamo in disparte. Mi chiede cosa succede ai minorenni in Italia. Mi dice che ha saputo che vengono rinchiusi in posti bruttissimi. Spiego che non è così. Che anzi i minorenni hanno diritto ad essere “protetti” e collocati im posti idonei e non certo rinchiusi nei Cie o in altri luoghi di detenzione e tortura. Sembra sollevato. Gli chiedo nuovamente se è minorenne. Sorride e dice di no, che chiedeva così,per sapere. Saluto i tunisini, loro chiedono alll’interprete di ringraziarmi. Ma quanto sono educati questi ragazzi! Sono stati trattati come bestie da settimane e restano dignitosamenti uomini. Penso ai loro viaggi infiniti e pericolosi, alla loro stanchezza e mi sale alle labbra la parola: eroi.
Mi ferma il ragazzino di prima. E’ insieme ad un altro adolescente col viso quasi da bimbo che è’ corso fuori ora dalla stanza. Non ha neppure le scarpe ai piedi
Il mio giovane improvvisato traduttore dice che è per lui che mi chiedeva quelle informazioni sui minorenni. Il suo amico ha 16 anni, parla solo arabo e ha paura di separarsi dagli altri e di finire magari rinchiuso in un centro. Ha paura di perdere la libertà Gli spiego che nelle case di accoglienza per minori ci sono delle regole ma non sono delle carceri. Mi chiede se avrà diritto ad un permesso di soggiorno. E’ sollevato dalla mia risposta affermativa Ma ha ancora un dubbio che lo frena: mi domanda senza più riserve: ma dovrò andare subito a scuola studiare proprio tanto tanto per avere il permesso di soggiorno e non essere rimandato in prigione in Tunisia? Mi fa sorridere. Lo tranquilizzo. Scherziamo con l’aiuto del suo amico/interprete sul fatto che non è necessario che prenda il nobel per la letteratura perchè abbia un permesso di soggiorno per minore età. Mi informo coi volontari della Caritas ancora in Caserma sulla locale struttura per minori. Riferisco al ragazzino che si tratta di una struttura carina, pulita e ben gestita. Riflette qualche istante e poi decide di fidarsi. Ringrazio il suo amico per la traduzione, la sensibilità e la collaborazione attivà. Molto più crocerossino lui dei militi vistiti da strumptrupen.
Alessandra Ballerini, membro della Missione Terres des Hommes, è un avvocato civilista di origine genovese. Tra le molte attività che ha condotto ha partecipato come consulente della "Commissione Diritti Umani" del Senato ai lavori di monitoraggio dei centri di accoglienza e di detenzione per stranieri e alla stesura nel 2006 del Libro Bianco sui Cpta (Centri di Permanenza Temporanea e assistenza). Ha presentato diversi ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo contro le espulsioni di massa di profughi verso la Libia (paese terzo decisamente non sicuro in quanto non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sul riconoscimento dello status di rifugiato). Insieme ai colleghi del "Genoa Legal Forum" ha seguito le cause di risarcimento nell'interesse di alcuni manifestanti pacifisti feriti durante il G8 di Genova del 2001, nonché i ricorsi contro le espulsioni dei manifestanti stranieri.