La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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L’Italia orribile: volgarità e Opus Dei

11-03-2010

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DA LEGGERE

GIORGIO BOCCA, ANNUS HORRIBILIS, Feltrinelli

Secondo Giorgio Bocca, il 2009 passerà alla storia come uno dei peggiori anni della nostra vita: la democrazia autoritaria del “Sultano”, la crisi economica, gli attacchi alla magistratura, il disfacimento della sinistra, il continuo discredito, se non dileggio, sulla stampa internazionale, la perenne cagnara dei dibattiti televisivi, la prepotenza portata a esempio, il dilagante razzismo leghista, e via elencando. Un appassionato e durissimo atto di accusa di uno dei nostri più importanti giornalisti-testimoni (“indignato speciale”, lo si potrebbe definire) che senza mezze misure mette il dito sulle numerose piaghe che affliggono un’Italia che stenta ancora a scrollarsi di dosso quell’eredità del fascismo fatta ora di volgarità, di veline, di telespazzatura, di evasione fiscale, di giustizia ingiusta, di indisciplina: “Non il fascismo del ventennio, ma quello di sempre, autobiografia della nazione”.

I segreti della fede nel mistero Opus Dei

EMANUELA PROVERA, DENTRO L’OPUS DEI, Chiarelettere

“I membri numerari e soprannumerari devono mantenere un prudente silenzio in merito al nome degli altri membri; non devono rivelare ad alcuno la loro appartenenza all’Opus Dei senza l’espresso permesso del direttore locale”. Basterebbe forse questo breve accenno, tratto dalle Costituzioni del 1950, per destare qualche sospetto sul reale funzionamento dell’Opera. Un mondo integralista, elitario e chiuso in se stesso – creato da Josemaría Escrivá de Balaguer nel 1928 e sviluppatosi nella Spagna di Franco – che ci viene raccontato da chi è stata numeraria dell’istituzione per ben quattordici anni (1986-2000) e che in tal modo ha voluto portare all’esterno le testimonianze di chi ha subito, sulla propria pelle e sulla pelle della propria famiglia, l’oppressione, la coercizione e la manipolazione di una delle organizzazioni più potenti (e segrete) della Chiesa, diffusa in tutto il mondo e che pare annoverare ottantacinquemila membri. Una Chiesa all’interno della Chiesa, indipendente dalla gerarchia ecclesiastica e dal controllo dei vescovi. “Ci sono in gioco le vite di centinaia di giovani”, scrive l’autrice nell’Introduzione, “Questo libro vuole aiutare chi oggi non ha il coraggio di denunciare il proprio malessere per riconquistare la libertà”.

Un poeta nell’acqua quieta

PEDRO SALINAS, FAVOLA E SEGNO, a cura di V. Nardoni, Passigli

Pedro Salinas (Madrid, 1891 – Boston, 1951) è stato uno dei personaggi di spicco della cosiddetta “Generazione del ’27”. E di lui Passigli ha pubblicato, oltre a questo Fábula y signo, del 1931, anche le raccolte poetiche Presagios, del 1923, Seguro azar, del 1929 e Razón de amor, del 1936.

Sono, queste, poesie scritta prima della Guerra Civile e quindi prima dell’esilio che lo porterà negli Stati Uniti (dove insegnò al Wellesley College e alla John Hopkins University). Un periodo, dunque, in cui le ragioni “pratiche” stavano prendendo il sopravvento, togliendo – come scrive Nardoni nella su bella Prefazione – “a questo poeta delicato, forse troppo raffinato per quegli anni” il proprio spazio. Uno scontro tra “le spinte vitali che cercano di liberarsi e l’oppressione delle cose”. Un libro di transizione, forse (come a suo tempo sottolineava Vittorio Bodini), ma indispensabile per approfondire la conoscenza di uno dei più importanti poeti del Novecento: “Mi tratterrei in tutto quello / che sono ora, dove sono. / Quieto dentro l’acqua quieta; / di piombo, sommerso, sordo / nell’amore senza sole.”

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DA RI-LEGGERE

La contessa invisibile

JAUFRE RUDEL, L’AMORE DI LONTANO, a cura di G. Chiarini, Carocci

Jaufre Rudel è un trovatore vissuto nella prima metà del secolo XII, e dalla biografia leggendaria.

L’amore di lontano – l’amor de lonh – è un piccolo canzoniere di grande suggestione e straordinaria poesia. La storia è presto detta, usando le parole stesse del poeta: Jaufre Rudel “molto nobile uomo” s’innamora, senza averla mai vista, della bellissima contessa di Tripoli dopo averne sentito parlare dai pellegrini provenienti da Antiochia. Per lei scrive canzoni “con belle melodie e semplici parole” e per vederla si fa crociato. Ma in mare s’ammala gravemente e viene portato a Tripoli “come morto”. La contessa, venutolo a sapere, accorre al suo capezzale. E lui, felice e innamorato, spira tra le sue braccia. Una storia malinconica e indimenticabile sull’imprendibilità dell’amore e della figura femminile e che, nel corso del tempo, ha affascinato autori come Stendhal, Heine, Carducci, Pasolini e Maalouf.

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DA NON LEGGERE

Chi prova a sporcare il mito di Guevara

LEONARDO FACCO, C’ERA UNA VOLTA IL CHE, Simonelli

Certo che ci vuole un “ego” smisurato per decidersi a scrivere e a pubblicare un libro simile. Il signor Leonardo Facco ha infatti un bel giorno deciso di demolire nientemeno che l’immagine e il mito di Ernesto “Che” Guevara (“missione” del resto già a suo tempo portata avanti da Álvaro Vargas Llosa – figlio di tanto padre – e con esiti a dir poco patetici). E per farlo passa a elencare fatti e misfatti di cui si sarebbe secondo lui reso responsabile il Comandante Guevara in persona, che così, a suo dire, diviene una sorta di “macchina di morte” (sic), di mostro “assetato di sangue” (sic). Un revisionista piccolo piccolo, insomma. Contento lui…

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.
 

Commenti

  1. Balandran

    A proposito del libro di Facco su Guevara:
    “Contento lui?” Contenta la verità!
    Il libro di Vargas Llosa patetico? Beh, un libro tradotto in diverse lingue che non risentirà di 4 righe di sbeffeggio. Ma questo sito non era pacifista? Difendere un criminale di guerra come Che Guevara non mi sembra molto coerente!

    http://cubaarchive.org/home/
    (fra l’altro, l’elenco delle vittime del Che)

  2. Balandran ha detto tutto!

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