Paul, impresario musicale, ha aperto un sito il 9 gennaio. Vuole aiutare gli adolescenti che hanno sofferto come lui ha sofferto nella pubertà. In pochi giorni 440 mila storie e montagne di foto. Tutti vogliono raccontare
Gay si nasce e non lo si diventa: negli Usa un blog raccoglie le foto degli adulti già “diversi” da bambini
03-02-2011
di
Alicia Hernandez Parodi
Los Angeles (California) – La teoria che resiste fra i conservatori scandalizzati dalla “diversità” è che corruzione dei costumi e libertà sessuale allargano ogni giorno il mondo gay. Sembra semplice spiegare che non è così: i meccanismi genetici – insistono senza provare a capire – non contano. Sono le degenerazioni di una società degenerata ad aprire tentazioni “contro natura”. Ecco che un adulto disinvolto, naturalmente gay, prova a dimostrare il contrario pubblicando i suoi ricordi di famiglia su MySpace. Sarebbe forse passato inosservato se il protagonista non fosse il dj promotore musicale di Paul V. Ed è scoppiato lo “scandalo”.
“Ho sempre pensato fosse stupendo scrivere un libro di sole didascalie per accompagnare le immagini della mia vita: foto di infanzia, adolescenza e maturità.
Adesso che ci penso, anche le didascalie tutto sommato sono inutili. Eccomi a tre anni: mi abbraccio le ginocchia accavallando le gambe nella poltrona accanto mia cugina Sarah gambe accavallate, steso sorriso dolce. Siamo due bambine anche se il mio nome è Paul”. Paul decide che è troppa fatica mettere assieme un libro, mentre un blog parla da solo. “Mi sono deciso per la rabbia provata sfogliando i giornali: ogni giorno un ragazzo gay si toglie la vita negli Stati Uniti. Oppresso dalla vergogna, dall’emarginazione, dall’ironia di chi gli è accanto; dall’atteggiamento crudele di fratelli, sorelle, genitori. Un blog può aiutare adolescenti isolati nella terribile esperienza dell’affrontare il mondo ostile. Ed è nata la rete sociale “It Gets Better”. L’intenzione è farli sentire meno soli. Raccogliere confessioni e tormenti. Sono stati i miei tormenti. Rispondere a chi chiede consiglio e raccontare le prime esperienze sentimentali è la carità sociale di noi che abbiamo vissuto la solitudine della “ diversità “. Le virgolette sono per gli altri. Io mi sento normale”.
Paul lancia il borngaybornthisway (sono nato gay, sono nato così) il 9 gennaio, un mese fa. Dopo tre giorni 60 mila visitatori gli avevano trasmesso pagine e pagine di diari che si somigliavano. E sacchi di fotografie più o meno uguali. A fine gennaio erano 240 mila. Le immagini mostrano bambini sorridenti, camicette coloro rosa e un piccolo Pony del quale reggono le briglie con l’aria graziosa delle ragazze di Hollywood. Ma anche foto di bambine impegnate a martellare chissà cosa o con la faccia furibonda di un giocatore di rugby che placa avversari grandi e grossi. Messaggi a volte felici. Le foto di Matt, 42 anni, pianista originario della Virginia, lo mostrano quando aveva 6 anni, in posa con l’aria sognante di un’innamorata. “Mi rendevo già conto di essere diverso dagli altri bambini, ma lo vivevo come un privilegio”. John 50 anni, ricorda dalla Georgia dispiaceri e felicità: “Ero così, ero contento prima che i rimproveri e l’invito a comportarmi da uomo trasformassero il mio amore per la vita nella vergogna e nella disperazione”.
Chi rimpiange (lettere e foto) senza pudori, riattraversa fanciullezza e adolescenza complicate. Più uomini che donne. Elisabeth, 44 anni, apre l’album dell’infanzia: indossa la divisa da boyscout del fratello: “Come stavo bene nei suoi calzoni. Ho subito imparato a fare il nodo alla cravatta. Ma la mamma me lo ha proibito. Sono finita nelle girlscouts dove mi impedivano le arrampicate pericolose permesse ai ragazzi: dovevamo preparare tavole e lavare piatti. Era umiliante. Soprattutto noioso. Appena grandina ho capito perché. Ero diversa, mi piaceva esserlo. La mia sessualità era stata decisa dal destino non dalle cattive compagnie, come ripetevano i miei di casa”. Samatha, 24 anni, vive nello “Iowa rurale”. Aveva 4 anni quando (nella foto) impugna la scure per spaccare la legna. “A 9 ho chiesto in regalo una cassa di zinco con dentro gli attrezzi da meccanico”. Ma è il racconto di Rita Mendes, messicana attorno a Los Angeles a riportare ai problemi del suo presente: “Non mi vergogno per quella che sono. Non lo nascondo e non lo esibisco.Ho 29 anni, una bambina di 6 frutto di una semivioleza: volevo provare a me stessa di essere due cose diverse e mi sono arresa ad un uomo. Per fortuna è nata una femmina. Comincio già a spiegarle che esistono due tipi di donne…>. E su questo il Paul, padrone del blog non è d’accordo. “Ognuno scoprire da sola chi è”.
Alicia Hernandez Parodi, messicana di nascita, vive tra l'America Latina e gli Stati Uniti da molti anni. Da qui racconta gli aspetti più controversi del Nuovo Continente.