Riecco Capezzone affacciato ai tg, con la faccetta scura scura e la pettinatura da manichino che imita quella di Berlusconi, che imita quella di Capezzone. Stavolta l’ex radicale ha intimato a Fini di dimettersi da presidente della Camera, in nome della sua dignità. Caspita. E che cosa dovrebbe fare allora Capezzone, per conquistare un minimo di dignità? Dimettersi da portavoce del piccolo re senza regno sarebbe troppo poco. Capezzone, per la sua infinita capacità di replicare ogni squallido refrain, dovrebbe dimettersi prima di tutto da essere umano, poi rasarsi a zero e, se ci riesce, fare l’imitazione dell’imitatore di Minzolini a Sanremo. Solo così acquisterebbe un po’ di verità: quella di essere la faccia, anzi la faccetta più esposta del potere e dell’impotenza a vergognarsi di quello che dice per conto terzi; mentre c’è chi almeno spara cazzate in proprio.
“Federalizzagli” questo, già che ci sei
Di fronte allo sfascio del fu Pdl, fa impressione lo spettacolo di stile dato dalla maggioranza che non c’è, ma si riversa come un sol uomo in tv a eseguire il mandato padronale. Umberto Bossi ripete il gesto del dito medio, mentre Stracquadanio ad Omnibus su La7 spiegava così il divorzio da Fini: «Non posso tollerare di avere per compagno di banco uno che cerca di mettermelo in quel posto per via giudiziaria». Cosicché Berlusconi si rivela ormai incompatibile a ogni convivenza. Due matrimoni falliti e, in politica, una marea di sottoposti e nessun alleato duraturo. A parte la Lega, che lo tiene al guinzaglio, benché con scarsi risultati, visto che questo governo è il più accentrato e «romano» della storia repubblicana. E se cadrà a breve, come Berlusconi sembra meditare, il gesto del dito medio Bossi lo può tranquillamente fare al suo federalismo fiscale.
La «verità» di Verdini, solo per chi non pone domande però
Certo, come genere televisivo la conferenza stampa non è granché. Però è stato un bene che Rainews abbia mandato in onda tutta «la verità» (come ha detto lui) di Verdini. Così, anche quelli che alle conferenze stampa non sono abituati hanno potuto vedere di che arroganza sono fatti certi berluscloni. I quali giudicano «morbose» le domande cui non vogliono rispondere e non si capisce, allora, a che scopo chiamino i giornalisti. Con l’aggravante degli scherani, pronti a intervenire quando la maleducazione del protagonista non basta. E, a proposito di maleducazione, ci ha colpito il fatto che Verdini abbia definito «sgarbato» il presidente Fini per aver chiesto le sue dimissioni. Infatti nel Pdl si può fare di tutto: affari e politica, perfino associazioni segrete e rapporti con la mafia (vedi l’amico Dell’Utri), ma guai a trasgredire il galateo. Per la morale, invece, c’è solo il Festival di Sanremo, dove sono più severi con i presunti peccatori che nel Pdl e perfino nella Chiesa di Roma.
Il ministro del “farla franca” e quelli che pensano a riempirsi le tasche
Secondo il ministro Sandro Bondi, intervistato dal Tg3, al centro del dissidio tra Berlusconi e Fini ci sarebbe il fatto che il presidente della Camera pensa solo alla carriera. Mentre è chiaro che il capo del governo pensa solo al bene del Paese. Per questo ha fatto ministro l’ex dirigente Fininvest Brancher, che non aveva alcun mandato da assolvere, se non quello di farla franca. E infatti, ieri al Tribunale di Milano, è stata chiesta per lui la pena di due anni soltanto: segno che è proprio innocente, come ha sostenuto davanti alle telecamere il suo avvocato, per la verità con un filo di voce, quasi che si vergognasse un po’. Mentre il giornalista Rai che ha confezionato il servizio ha spiegato che Brancher avrebbe ricevuto, tra una tranche e l’altra, se non abbiamo capito male, circa 1 milione di euro. Qualcosina, secondo Fiorani, sarebbe andato anche a Calderoli, la cui posizione è stata stralciata. Perché la Lega pensa solo al territorio: quello delle sue tasche.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.