Il motto “pensare globalmente, agire localmente” non è nuovo, ma oggi bisogna fare un passo avanti. L’interdipendenza tra fenomeni locali e globali, legata a l’accelerazione senza precedenti del processo di globalizzazione impone che il collegamento tra l’azione locale e la dimensione globale vada al di là della pur indispensabile coscienza di quella connessione, sperimentando modalità concrete di sinergia positiva.
La velocità e la frequenza degli scambi ha favorito l’integrazione economica mondiale, aprendo nuove opportunità di sviluppo economico e sociale, imponendo però a livello planetario un modello di sviluppo basato su crescita e consumo infiniti, con una progressiva omogeneizzazione culturale, oltre che economica. Il mito della crescita economica infinita si alimenta dell’induzione artificiale di nuovi bisogni, incurante delle conseguenze sulla salute delle popolazioni, sull’ambiente e quindi sulle condizioni di vita delle future generazioni. Quel modello insostenibile spinge ad una sfrenata competizione per acqua e risorse energetiche, producendo inestinguibili montagne di rifiuti. Si riducono così inesorabilmente gli spazi di futuro per i giovani di oggi e per le generazioni che verranno. L’umanità si trova oggi di fronte alla sfida di crescenti diseguaglianze e insicurezze, instabilità demografiche e imponenti flussi migratori, conflitti e cambiamenti climatici senza precedenti.
Le decisioni e le strategie di un numero ristretto di attori globali influenzano di fatto la vita quotidiana di miliardi di cittadini del pianeta, mantenendosi tuttavia a una distanza abissale dalle loro esperienze quotidiane e quindi al riparo dalle loro possibili rivendicazioni.
Le relazioni globali, che si differenziano da quelle internazionali per non limitarsi alle interazioni tra stati-nazione, e per non soggiacere alle tradizionali regole del gioco, esercitano influenze sulle realtà nazionali e locali sempre meno governabili a quel livello. Ecco quindi sorgere la necessità di andare al di là di un pensiero globale ed una azione locale, per stabilire una nuova dinamica sociale che, partendo dalla comprensione delle situazioni locali in chiave globale, sappia coniugare anche in dimensione globale l’azione e i percorsi di trasformazione sociale realizzati a livello locale.
Si tratta di una nuova dinamica che può essere solo il risultato di un nuovo esercizio condiviso, altrettanto “g-locale” -globale e locale ad un tempo- di cittadinanza, che veda impegnati soprattutto quanti oggi sono in grado di esprimere una forte domanda di futuro e sostenibilità: i giovani.
Nonostante i giovani costituiscano il corpo centrale e più numeroso della popolazione mondiale, nonché i principali portatori di interesse in un futuro sostenibile, essi sono sottorappresentati quando si definiscono e si attuano le politiche. I loro argomenti, la loro forza, le loro proposte sono quasi sempre lasciate ai margini quando si prendono le decisioni, nella società e nelle istituzioni.
E’ sul territorio, nella dimensione locale, che si sperimenta l’efficacia delle politiche, è sul territorio che si incide concretamente sulle trasformazioni della società. Con scelte collettive di consumo critico; nuovi modi di fare impresa inclusiva e socialmente responsabile; costruendo una cultura che riconosca la ricchezza della diversità e una scienza capace di collegare i centri di conoscenza alla comunità e ai suoi bisogni; correggendo le iniquità nell’accesso ai servizi di base, all’educazione, alla sanità; difendendo le risorse ambientali e energetiche come patrimonio collettivo. E’ dunque sul territorio che deve realizzarsi il primo e fondamentale patto tra i giovani e la società con le sue istituzioni e il suo tessuto sociale e produttivo. Un patto che assicuri loro l’esercizio pieno, attivo e responsabile del diritto di cittadinanza.
Un diritto che resterebbe incompiuto, se non riuscisse ad esprimersi in una coscienza e un’azione collettiva sul piano globale, con una costruttiva condivisione delle conoscenze e delle esperienze, e la partecipazione attiva dei giovani anche nelle sedi reali delle decisioni globali.
Su questa linea mi trovai in piena sintonia con Luca Bergamo quando ci incontrammo nel 2006 per discutere come dare vita ad una iniziativa che affrontasse queste sfide. Lui allora era il direttore generale di un’iniziativa internazionale nota come Glocal Forum, che aveva come obiettivo il collegamento internazionale dei governi locali, e in quel contesto aveva già sperimentato spazi di partecipazione giovanile come il Glocal Youth Forum. Come Segretario Generale dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (WOSM), io ero alla guida del più grande movimento giovanile mondiale, ed ero convinto del potenziale “g-locale” dello scoutismo come forza di trasformazione sociale e immaginavo i giovani prendere le redini di quel movimento paradossalmente controllato a livello mondiale, e di molte delle organizzazioni nazionali, da persone piuttosto avanti con gli anni e spesso indietro nel modo di pensare. Divenuto direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, mentre l’esperienza internazionale del Glocal Forum si dissolveva, Luca riuscì a trasformare quell’idea in un progetto, gettando le basi per l’iniziativa che oggi finalmente prende il via e per la quale ci ritroviamo a camminare insieme. Nel frattempo, infatti, lasciato l’incarico presso il WOSM io sono tornato al lavoro accademico. Coniugando l’insegnamento sui temi della salute globale, dell’etica e del management delle organizzazioni internazionali, con l’interesse per la promozione della cittadinanza g-locale, con Dominique Bénard, pedagogo che all’educazione giovanile ha dedicato tutta la vita, abbiamo dato vita a Indaba-network (www.indaba-network.net) una rete che avvalendosi dei mezzi della globalizzazione punta a sostenere proprio l’iniziativa g-locale dei giovani.
Con diversi altri soggetti e istituzioni internazionali (tra i quali il Banco Intermericano di Sviluppo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’UNESCO, UN-Habitat, la Campagna per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, UNDP e la Banca Mondiale), Indaba-network sostiene l’iniziativa che è stata presentata al pubblico recentemente. In una lodevole azione bipartisan con reciproco riconoscimento dell’opera istituzionale svolta, il Ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, e il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, hanno lanciato congiuntamente Ni, mondlokaj civitanoj (NMC – Noi, cittadini globali-locali, www.nimociv.org).
Denominando l’iniziativa in esperanto, lingua che può essere di tutti, ma non è di nessuno in particolare, e adottando una filosofia open-source , si è voluto sottolineare lo spirito di condivisione e la messa al bando di ogni prevaricazione culturale nella ricerca del bene comune. Va nella stessa direzione la scelta del riferimento ai valori espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e nella Dichiarazione sulla Giustizia Sociale per una Globalizzazione Giusta, di cui gli Obiettivi del Millennio rappresentano un primo concreto traguardo.
Cinquecento giovani delegati di tutto il mondo, insieme ad altri mille giovani partecipanti provenienti da tutta Italia si incontreranno a gennaio a Bari in occasione del Meeting mondiale dei giovani per un futuro sostenibile per lavorare intorno a un piano coordinato d’azione in quella direzione. Tre giorni di incontri, workshop e momenti formativi sui temi della cittadinanza, dell’educazione, dell’ambiente, del lavoro e dell’economia sociale, nonché della sicurezza umana e dello sviluppo, daranno il via al processo che vorremmo coinvolga giovani mondlokaj civitanoj in numero crescente, ma formi e sostenga giovani disposti a giocarsi, nella propria comunità e nel mondo, per la costruzione di un futuro sostenibile e di una società senza discriminazioni, dove ci sia posto davvero per tutti; parafrasando Martin Luther King una causa per la quale valga la pena vivere.
Eduardo Missoni (1954) è professore di "strategie globali per la salute" presso l'Università Bocconi di Milano. Il suo insegnamento si estende a temi di management e etica delle Istituzioni e delle Organizzazioni non profit Internazionali, con docenze anche presso le Università Bicocca di Milano e l'Università di Ginevra. Iniziata la carriera come medico volontario in Nicaragua, è stato poi con l'UNICEF in Messico, in seguito a Roma con la Cooperazione Italiana quale responsabile delle iniziative socio-sanitarie in America Latina e Africa. Dal 2004 al 2007 è stato il Segretario Generale dell'Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (OMMS), la maggiore organizzazione giovanile mondiale.
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