Una lunghissima intervista a Ignazio La Russa ha aperto una recente puntata delle “Invasioni barbariche”. Per merito paziente della conduttrice Daria Bignardi, il ministro ha avuto modo di spiegare le sue posizioni sul fascismo, sui respingimenti degli immigrati e perfino sulle sue veramente barbare prove di antifemminismo. E non si può dire che non sia stato furbo, soprattutto quando ha sostenuto che la parità tra i sessi sarà raggiunta quando una donna brutta e anche poco intelligente ricoprirà alte cariche, così come capita a tanti (e ha indicato se stesso) uomini brutti e anche poco intelligenti. Epiteti che noi non ci saremmo mai permessi di rivolgergli, ma, se lo dice lui, non possiamo certo contraddirlo. Anche se, alle domande della Bignardi, vorremmo aggiungerne altre e chiedergli anzitutto della parentopoli meneghina, che lo vede presidiare tanti consigli di amministrazione. In più, come contribuenti vorremmo ci restituisse i 60 milioni di euro sprecati in inutili sfilate di soldati in città.
I barbari venuti da Pdl tra urla e pretesti
I signori del Popolo della (sua) libertà parlano come un sol uomo: Berlusconi. E ripetono la stessa versione dei fatti e dei misfatti, fino a farla diventare, se non vera, almeno prevalente in tv. Così, per giustificare la censura contro tutti i conduttori sgraditi al capo, ora vanno dicendo che i talk show sono programmi volgari, nei quali si urla e ci si offende, abbassando la fiducia dei cittadini nella politica. Ma, a parte il fatto che né Milena Gabanelli né Fazio conducono urlanti talk show, a imbarbarire il dibattito sono stati proprio i berluscones, addestrati a interrompere e inveire prima ancora che l’avversario abbia cominciato a parlare. E naturalmente sono sempre loro che, per giustificare l’incredibile squilibrio del Tg1 a favore della maggioranza, spiegano: «Ma per forza, nei mesi scorsi, la scissione dei finiani ha concentrato tutto il dibattito politico, mentre, si sa, l’opposizione è inesistente». In sostanza, se Minzolini è lo zerbino di Berlusconi, la colpa è tutta di Bersani.
Il buco della Rai? Provi Masi a lavorare gratis
Ma dai. Ora i signori creatori di dossier (ma non si può dirlo, perché sostengono invece di essere autori di coraggiose inchieste giornalistiche) scoprono che nei bilanci della Rai c’è un buco. Quindi, è chiaro che la tv di Stato, coi soldi del contribuente, non si può permettere di pagare il cachet di ospiti del calibro di quelli scelti da Fabio Fazio. E quando Saviano, Benigni e anche il maestro Abbado, nella loro perfidia, dichiarano che, per dire liberamente quello che vogliono dire, sono disposti anche a lavorare gratis, il direttore generale Mauro Masi è tutto felice di poter approfittare della loro generosità. Lui che di sicuro non è disposto a rinunciare al suo stipendio, benché lavori soprattutto per la gloria di aver aiutato Berlusconi nel suo planetario conflitto di interessi. Lui che, per il ruolo che ricopre e per l’entusiasmo demolitorio con cui lo esercita, è il responsabile primo del buco di bilancio. E dovrebbe essere il primo a renderne conto al contribuente.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.