Con quello che capita ad appena cento chilometri dai nostri confini, sulle sponde dell’ex ‘mare nostrum’, l’Italia non può essere rappresentata da Frattini, che ha dichiarato senza vergogna: in Libia non conosciamo nessuno oltre Gheddafi. Questo può dirlo un comune cittadino, non un ministro degli Esteri che si rispetti. E infatti, nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo, non ci rispettano più, da quando c’è al governo Berlusconi. Come è emerso chiaramente dai documenti diplomatici pubblicati da Wikileaks. E non fa differenza se a Washington governano Bush o Obama: Berlusconi è giudicato dagli alleati americani esattamente come dall’opposizione italiana. Un premier da barzelletta, che non fa nemmeno ridere, accanto al quale nessuno vuole farsi fotografare. Solo il ministro La Russa ad Annozero è riuscito a sostenere che, invece, il prestigio dell’Italia sarebbe cresciuto negli ultimi anni. Ma La Russa non è Virna Lisi: con quella faccia, non può dire ciò che vuole.
La Rai del bunga bunga: più bavagli, meno mutande
Nel siparietto che tutti i tg dedicano quotidianamente a Silvio Berlusconi, ieri è andato in onda un’altra volta il bunga bunga. Nel senso che ormai il premier se ne vanta anche in sedi ufficiali, come quella del Partito cosiddetto Repubblicano (povero Mazzini!), se non addirittura dentro le aule parlamentari. Dove siedono pure le ministre che, secondo quella pazza oculatamente retribuita di Ruby, avrebbero partecipato ai festini e al succitato bunga bunga, imparato da Gheddafi. Ma Berlusconi ha superato il suo maestro, anzi lo ha mollato del tutto, anche perché ha saputo che non controlla più il suo Paese. Berlusconi è andato anche oltre se stesso, visto che, in un primo tempo, aveva rivelato di essere fidanzato, quasi che ciò lo difendesse da ogni accusa di libertinaggio. Accusa contro la quale presto lo difenderà in tv Giuliano Ferrara, dallo spazio che fu del criminoso Enzo Biagi. Così vedremo quello che può un cervello smutandato in difesa di un culo flaccido.
Le due facce di Roberto Maroni: spietato coi poveri, benevolo con gli amici di Affittopoli
Se Cristoforo Colombo ha scoperto l’America nel 1492, il leghista Maroni ha scoperto l’Europa solo ieri. E, insieme all’Europa, ha scoperto anche l’emergenza umanitaria, che vorrebbe mettere a carico dell’Europa. Maroni, invece, ci metterebbe solo la faccia, se ancora ce l’avesse, dopo aver chiesto le impronte digitali ai bimbi rom e aver praticato i respingimenti in mare verso gli accoglienti lager di Gheddafi. Secondo Maroni bisogna essere cattivi, ma solo coi poveri, che poi magari vogliono pure accasarsi. Come i rom, cui Milano, per legge, doveva consegnare 25 appartamenti, ma col cavolo. È ovvio che le case a basso prezzo, meglio se centrali, vanno assegnate agli amici degli amici. Tramite l’istituzione benefica Pio albergo Trivulzio, che è tutt’uno con la storia di Milano e non solo per la memoria indelebile di Mario Chiesa. Infatti era una Trivulzio anche la principessa (ricordata da Benigni), che finanziò l’Unità d’Italia, tanto odiata dalla Lega.
Strabismi televisivi: la storia rivista da Gasparri
Con tutto quello che capita nel mondo (e che finisce direttamente sotto i nostri occhi), ci tocca pure sentire Gasparri a Ballarò. Ormai nella sua mente (e mente è una parola grossa) ci sono due o tre fissazioni che tira fuori a sproposito in ogni occasione. Tutto va bene, pur di oscurare la figura bestiale che ogni giorno fa il governo in politica estera e interna. Arrivano le immagini delle stragi in Libia e, mentre il mondo civile inorridisce, Berlusconi si preoccupa solo di non disturbare il suo maestro di bunga bunga. In compenso, i ministri si danno un gran da fare per salvare il premier dai processi che incombono. E Gasparri, che non è neppure ministro, va in tv a parlare di D’Alema in Libano, di Ochalan e di quant’altro gli ritorna in mente, dal tremendo passato in cui in Italia c’era la dittatura comunista. Sostenuta da quei due bolscevichi di Ciampi e Scalfaro, che hanno spinto all’opposizione, al silenzio e alla mendicità il povero Silvio, costretto, per consolarsi, a frequentare minorenni.
Berlusconi e Gheddafi, i “gemelli” del predellino
Gheddafi, l’amico cui Berlusconi ha baciato le mani secondo il costume mafioso, comanda la repressione contro il suo popolo. O forse no, forse si nasconde chissà dove, visto che ha mandato in onda un messaggio televisivo ripreso sul predellino di un camioncino e sotto un ombrellino bianco. Una scenografia piuttosto stravagante, anche per un rais che si veste come Wanda Osiris, si tinge i capelli come Berlusconi e si lava le mani nel sangue come Macbeth. Di questo orrore così vicino a noi rischiamo di subire effetti devastanti per la tranquilla pochezza dei nostri governanti, sempre troppo preoccupati della difesa del capo per accorgersi di quello che succede nel mondo. Il povero Frattini si è detto, pensate, «preoccupato», mentre il ministro delle armi (e bagagli), La Russa, è felice di scorrazzare per il mondo in divisa mimetica. Ma forse il più soddisfatto di tutti è Minzolini, che finalmente dispone di notizie così brutte da far dimenticare per qualche ora il culo flaccido di Berlusconi.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.