Mara Venier giustamente lamenta di essere stata tenuta all’oscuro della gravità delle condizioni di Lamberto Sposini, che si era accasciato prima della messa in onda. Così la conduttrice ha mentito al pubblico, col rischio di apparire più preoccupata del suo ingaggio che della salute del collega (a cui tutti siamo molto vicini). Ma qual è il motivo per cui i dirigenti Rai hanno mentito alla Venier? Costringerla ad andare in onda comunque o edulcorare in qualche modo la notizia? Nessuno dei due motivi si giustifica. Soprattutto in una televisione che di questi tempi si compiace di ogni più crudele particolare di cronaca e trascina ore e giorni nella devastazione delle vite private già colpite dalle più dure prove. Temiamo perciò che l’unica vera ragione che ha imposto la continuazione della programmazione a tutti i costi sia stata di ordine economico. Perché ormai in tv si fa strame di tutto, a partire ovviamente dalla vita democratica, ma si rispettano i soldi (della pubblicità raccolta per la trasmissione – ndr) come fine ultimo di ogni creazione. E anche questo, se permettete, è berlusconismo.
I cappellini dell’aristocrazia inglese e le teste della servitù italiana
Ma quale colonia francese! L’Italia sembra una enclave inglese, con la tv che ha dedicato quasi tutti i canali nazionali alla diretta delle nozze di William e Kate. E non poteva mancare su Mediaset il commento di Alfonso Signorini, ideologo della irreal casa di Arcore. Ma, almeno per un giorno, la farsa di Berlusconi è stata oscurata dalla farsa britannica. Che sollievo per Minzolini, occuparsi di altre stronzate che non siano quelle del boss! Il direttore del Tg1 si è quasi rifatto una verginità con gli assurdi cappellini piumati, fioriti e pieni di frutta come un quadro dell’Arcimboldo, potendo trascurare per qualche ora trucco e parrucco del premier. Il quale poi era occupatissimo a turare le falle provocate dai suoi contorcimenti politici, che hanno reso ancora più asimmetrico il grugno di Bossi. Cosicché l’Umberto ha chiarito ancora una volta che l’opposizione leghista alla guerra in Libia non ha niente di ideale, meno che mai di umanitario o pacifista. Tutto si riduce a due conti: le bombe costano e provocano nuovi flussi migratori. Insomma, siamo alla solita aritmetica elettorale.
Il piccolo mondo dei Masi e dei Minzolini
ll mondo si è rimpicciolito, soprattutto a causa della tv. Così, nel corso dello stesso tg, possiamo sentire Obama che invita a lasciar perdere le fesserie e Berlusconi che dice le barzellette. Che poi sarebbero le sue uscite più serie, visto che, quando fa politica, ondeggia paurosamente da una posizione all’altra come un ubriaco. Ma non importa: basta che Minzolini non lo faccia notare al vasto pubblico, trattato a colpi di servizi politici adulterati e servizi assolutamente inutili. Intanto, il direttore generale Mauro Masi ha finito il suo lavoro su incarico dell’editore concorrente e lascia la Rai in condizioni culturali ed economiche penose, mentre Mediaset guadagna, nonostante il calo di ascolti. Perciò Masi viene premiato con altra carica remunerativa, senza neppure creare scandalo, perché ormai è normale, come effetto della meravigliosa legge Gasparri, che ha cucito il sistema sulle misure del boss. Invece l’Europa (che non è una sartoria berlusconiana), ha bocciato la legge che istituiva il reato di clandestinità. Immigrati fuori dalle carceri, il boss e Bossi fora d’i ball.
La colonia Chanel non copre la puzza delle porcate italiane
Ha ragione il senatore Quagliarello: la maggioranza è coesa. Lo ha dichiarato martedì sera a Ballarò, mentre arrivavano note di agenzia (puntigliosamente lette da Floris) sull’umiliante vertice tra Berlusconi e Sarkozy, commentato da Umberto Bossi con la frase accomodante: ‘l’Italia è diventata una colonia francese’. E magari fosse vero, viene da dire, perché , pur in questo 150° anniversario dell’Unità nazionale (che tra l’altro a Bossi fa schifo), ancora ci mancano molte delle solide tradizioni francesi a garanzia di uno stato laico. È vero, Sarkozy è di destra e, per contrastare Marie Le Pen, va sempre più a destra, ma Berlusconi è addirittura alleato della destra più estrema. In più, Sarkozy non ha (anche se forse gli piacerebbe) le tv e le case editrici che fanno di Berlusconi un caso unico al mondo di conflitto di interessi. Sarkozy non è neppure circondato da avvocati, fratelli, dipendenti e soci che hanno conosciuto le patrie galere per malversazioni compiute nel suo esclusivo interesse. E, per amor di patria, stendiamo un velo pietoso sulla nipotina di Mubarak.
Lassini, Moratti, Maiolo: la Milano che fa venire il mal di… pancia
La puntata dell’Infedele dedicata a Milano è stata utile per capire come funziona la macchina del Pdl anche a livello nazionale. Il noto Lassini, autore (forse) degli ignobili manifesti contro i magistrati, lo ha detto abbastanza chiaramente: la sua posizione sui temi della giustizia è uguale a quella di Berlusconi e di tutto il partito. Inoltre, appare sempre più evidente che Lassini non si è dimesso da niente; e se, come pare molto probabile, sarà eletto, diventerà consigliere nel gruppo Pdl, speriamo all’opposizione. Ma se poi dovesse vincere Letizia Moratti, Lassini farà parte a pieno titolo della maggioranza, magari addirittura della giunta. Insomma, tutta la faccenda puzza lontano un miglio di gioco delle parti, orchestrato per raschiare il barile dei voti. Come ha detto il trucido Sallusti alla sua maniera corporale, c’è chi si rivolge alla testa dell’elettorato e chi alla pancia. Sorge spontaneo il dubbio: a quale parte organica si rivolge Tiziana Maiolo (che abbiamo scoperto fresca associata di Lassini) con la sua battuta razzista sui bambini rom? Meglio non dirlo.
Quando una vecchia partigiana s’incazza
La cosa più bella vista in tv nel giorno della Liberazione è stata la faccia incazzata di una vecchia partigiana, di cui non è stato detto il nome, ma di cui è arrivato chiaro il messaggio: ‘Questo non è il Paese per cui abbiamo lottato nella Resistenza; io ho 99 anni e non voglio morire sotto Berlusconi’. Ecco, anche avendo meno anni, abbiamo diritto a sperare di veder finire questo, che, se non è un regime, dura ormai da quasi vent’anni come il regime mussoliniano e peggiora di giorno in giorno. Anche se alcuni ministri ieri hanno pronunciato discorsi in nome della lotta al nazifascismo, non si può dimenticare che quegli stessi ministri fanno parte di un governo che sta attaccando la Costituzione, il principio di uguaglianza di fronte alla legge e perfino l’unità nazionale. Perciò, La Russa i fischi se li merita e non per essere stato fascista, ma per quello che fa oggi nel governo Berlusconi. E quando il presidente Napolitano chiede di abbassare i toni della polemica politica, non si riferisce certo ai vecchi partigiani, che ancora oggi difendono la nostra libertà.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.