Il sadismo di certa cronaca nera continua a imperversare in tv e appare sempre più chiaro che si tratta di manovre diversive messe in atto per non parlare di Marcello Dell’Utri (vedi il Tg1), della crisi economica e di un governo preoccupato solo della sua crisi interna. Ci mancava Mara Carfagna a far cadere anche l’ultimo velo pietoso sulla natura di una maggioranza tenuta insieme dagli interessi di ognuno (e in particolare di uno). Il vignettista Vauro, partecipando a un dibattito con la Mussolini a «Otto e mezzo», ha detto che, sulle dimissioni del ministro Carfagna, non riesce proprio a prendere posizione, avendo fatto sempre fatica a credere che la Carfagna fosse ministro. In effetti, pareva un’idea assurda, ma, come vuole il proverbio, nel paese dei ciechi un orbo è re. E, se Silvio Berlusconi è il primo ministro, anche l’ultimo può dargli lezioni di dignità.
Fulminati sulla via di Casal di Principe
Esegeti finiani scatenati in tutti i talk show si accapigliano per interpretare parole, toni e sguardi del presidente della Camera. La politica sembra sempre più oscura a noi spettatori, che, in questi giorni, siamo stati folgorati sulla via di Casal di Principe dalla faccia sorridente di Antonio Iovine. Boss latitante che, circondato da poliziotti armati, non mostra il minimo cenno di sconforto. Anzi, sembra quasi compiaciuto di tanto concorso di folla e di telecamere. O magari sarà contento di essere stato finalmente strappato a quella vita da topo (come ha detto Saviano), quasi murato vivo, senza alcuna soddisfazione se non quella del potere criminale. Provenzano, che pure sorrideva al momento dell’arresto, aveva almeno il conforto della ricotta fresca. Iovine, invece, stava in una casetta di paese, con la tv sempre accesa: una sorta di pena preventiva.
Desio, istantanee da un’infiltrazione mafiosa
A tamburo battente sul tema «mafie in Lombardia» è intervenuto «Exit», il programma di Ilaria D’Amico. Così è stato possibile vedere un interessante filmato, girato da una giovane e brava giornalista, sul consiglio comunale di Desio, al quale partecipava un gruppo agguerrito di cittadini. Le immagini chiarivano più di ogni discorso che cosa sono le infiltrazioni e gli interessi che minano il rapporto tra elettori e istituzioni, privatizzate da interessi tutt’altro che oscuri. Come del resto ha rivelato il rapporto della Dia e come sfugge solo al ministro Maroni. Mentre a noi, da questo osservatorio televisivo, non può sfuggire che le informazioni sono come le ciliegie: una tira l’altra. Le parole di Saviano non valgono solo in sé, ma perché aprono la strada a nuove leve di cronisti che scoprono l’orgoglio di fare il proprio mestiere. Perfino in tv.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.