Il Tg3 ci ha fatto ascoltare qualche secondo appena della telefonata in cui il vicedirettore del Giornale, Porro, minacciava di dossieraggio l’addetto stampa di Emma Marcegaglia. Giudicando così a orecchio, sembra difficile credere che il giornalista scherzasse, anche se il capo degli industriali non è certo un potere debole da potersi spaventare per niente. Comunque, nei vari talk show televisivi, giornalisti e politici si sono presentati, come sempre in due schieramenti contrapposti, pro e contro Berlusconi (tirato in ballo, sia chiaro, solo in quanto omonimo del padrone del Giornale!). Gli argomenti a difesa di Porro sono essenzialmente due: 1) si trattava di ‘cazzeggio’ tra persone in confidenza; 2) toni del genere sono normali tra i giornalisti e le loro fonti. Ora, la prima tesi è stata smontata dalla vittima, che non si è divertita affatto. E quanto all’idea che nelle redazioni sia normale usare insulti e ricatti, ai colleghi che la sostengono diciamo soltanto: parlate per voi.
Le parole sguaiate della signora Santanché (Partito dell’Amore)
A vedere l’onorevole, anzi no, l’attuale consigliera berlusconiana Daniela Santanché imperversare da giorni in tutti i talk show, viene da chiedersi che colpe abbiamo noi telespettatori per doverle scontare così. E la seconda domanda spontanea è: ma come è ridotto Berlusconi, se è costretto ad ascoltare e mandare in video in sua rappresentanza una signora così sguaiata, capace solo di ripetere insulti e frasi fatte? L’abbiamo vista all’opera ad Annozero, dove tutti cercavano di isolarla come un virus, lasciando cadere provocazioni e insulti per continuare a discutere. Perfino Belpietro, che è una belva, pareva spiazzato dalla violenza messa in atto, con continue interruzioni e contumelie, dalla sua vicina di sedia e di parte politica. Fino a quando, pur di impedire a De Magistris di dire la sua, lei gli ha urlato «mafioso!», sfidandolo a denunciarla. Ma l’ex magistrato con uno sforzo sovrumano le ha risposto: «figurarsi se perdo tempo con lei». Applausi al suo sistema nervoso.
Belpietro, le panzane e i “moderati” con la bava alla bocca
Chissà se vale ancora il principio che la moneta buona scaccia la moneta cattiva. Perché in televisione funziona tutto al contrario: la notizia cattiva scaccia sempre quella buona. Così l’orrore della verità sulla morte di Sarah ha oscurato per un po’ lo squallore delle risse governative e delle varie Santanché, impegnate a sostenere che Berlusconi non ha mai chiesto le elezioni anticipate. Come dire che, oltre alle panzane che siamo costretti a subire, noi telespettatori ce ne inventiamo pure altre nei nostri incubi. Incubi nei quali da anni ha un ruolo fisso anche il direttore di Libero Belpietro, che parlando di se stesso, ha detto: «Noi moderati». Caspita. E se non fosse moderato, che farebbe Belpietro, azzannerebbe i cani feroci? Ma, nel novero del peggio visto in tv, va messo anche Bossi imboccato dalla Polverini, dopo che il senatur aveva chiarito di non odiare i romani, ma solo Roma ladrona. Dove, peraltro, lui e i suoi mangiano benissimo.
La truffa dell’Expo, ennesimo regalo ai palazzinari che hanno distrutto Milano
Finalmente in tv (cioè all’Infedele di Gad Lerner) si è sentito parlare del caso Expo, cioè di come Milano, capitale economica e città più vicina all’Europa (come canta Lucio Dalla), a tre anni dall’aggiudicazione della esposizione internazionale, ancora non sa nemmeno dove farla. L’architetto Boeri ha spiegato la grande truffa: la collettività dovrebbe costruire centinaia di migliaia di metri cubi di edifici, che poi resterebbero in regalo ai privati proprietari dei terreni. A favore dei quali, insomma, i cittadini (non solo padani, ma anche, per dire, «porci» romani e terroni) dovrebbero svenarsi. E meno male che il tema scelto per l’Expo è la fame nel mondo, perché di affamati come gli immobiliaristi che hanno cementificato Milano, al mondo non ce n’è. Per questo motivo, i politici della maggioranza, che governano tutte le istituzioni locali, sono fermi al palo degli interessi privati, cui non sanno dire di no perché ad essi sono legati da interessi privati (altro che cognati!).
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.