La Lettera

Per Terre Sconsacrate, Attori E Buffoni

Governo denunciato

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L’ho fatto. L’avevo scritto, l’ho fatto. Stamani sono stato alla Procura della Repubblica di Firenze e ho denunciato il governo. Ho presentato due esposti recanti la “notitia criminis” concernente il favoreggiamento dello squadrismo, il primo, e varie fattispecie … continua »

Dire, fare, mangiare

E la chiamano cellulite

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L’estate ci mette a misura con il nostro corpo. La maggior parte delle donne si confronta con il problema della cellulite. Premesso che la cellulite è molto diffusa e non si può prescindere da una predisposizione personale ad averla o … continua »

Lettere »

Michaela Biancofiore, spiritosa del dito medio che si alza come sfida. Santaché, signora billionaire, che non sa contare i voti. Renata Polverini, governatore del Lazio: vive in un altro pianeta dove le notizie della crisi non arrivano mai. E poi lo smarrimento di Isabella Bertolini: molla il Cavaliere ("Non sono una forza gnocca") ma il Cavaliere la richiama e lei torna all'ovile. Eccetera, eccetera, eccetera

Antonella BECCARIA – Le vestali del regime, fedeli fino all’ultima (o penultima) bugia

10-11-2011

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Qualcuna presta il fianco alla tesi del complotto internazionale delle banche, come Michaela Biancofiore. E si spera per lei e per le sue capacità di analisi che sia in malafede, che non dica sul serio, pronta a qualsiasi affermazione pur di difendere il capo decaduto. Anche a sollecitare gli italiani a comprarsi il debito pubblico in nome di una disperata – ma forse è più corretto scrivere disperante – autoctona difesa dell’economia nazionale provocando più di qualche sarcasmo di chi in materia ne capisce.

E poi c’è qualche altra Pdl-lady, come Daniela Santanchè, che nega anche l’evidenza di un semplice esercizio aritmetico, come la conta dei voti in parlamento. “L’opposizione non ha la maggioranza”, ha sostenuto a emicicliche urne ancora calde. Del resto, se per 17 anni, ha funzionato la strategia di affermare il falso fino a quando fosse ritenuto vero o per lo mento verosimile, perché non tentare anche stavolta?

Di Gabriella Carlucci, poi, si è già ampiamento scritto. La pasionaria azzurra che, a nave in affondamento rapido, salta sulla scialuppa dei cattolici centristi dell’Udc si è discusso da lunedì sera. Qui valga solo un’aggiunta, passata con minor evidenza ma a discreta esplicazione del personaggio. Nel giro di qualche ora, l’onorevole transfuga ha oscurato il suo sito personale, dove tante volte ha inneggiato allo schieramento a cui apparteneva fino a pochi giorni fa e al suo leader. Viene da pensare che, arrivati a questo punto, non abbia più il coraggio delle sue precedenti affermazioni.

Per quanto riguarda Renata Polverini, dalle braccia dell’estrema destra romana al partito delle libertà e dell’amore che l’ha consacrata alla guida della Regione Lazio, non si rintraccia nemmeno una dichiarazione sulla crisi. Negli ultimi giorni ha parlato di filiali locali dell’ospedale San Raffaele prossimo al baratro, di nuove strutture sportive per le squadre di calcio, aumenti del trasporto pubblico, occupazioni e sit in protesta per l’ennesima azienda che chiude o mette in cassa integrazione. Certo, alcuni di questi sono argomenti importanti e non va dimenticato che oltre alla crisi di governo, la vita continua ad andare avanti e per certe fasce sociali va anche peggio di giorno in giorno. Però, essendo esponente di una certa parte politica, della ex maggioranza, stupisce la concentrazione totalizzante per le questioni territoriali e nemmeno una parola per la politica nazionale.

Continuiamo con la carrellata. Isabella Bertolini, 48 anni da Modena, nei giorni scorsi se n’è uscita dichiarando in primis di non essere un “tipo da forza gnocca” e, forte di questa ammissione, ha trascorso due ore a palazzo Grazioli e s’è rimangiata quanto aveva detto in precedenza chiedendo al Cavaliere un passo indietro. No, no, resti, e il suo voto ce l’avrà, come in effetti poi è accaduto nel voto parlamentare. Un po’ in extremis, ma almeno una salvata.

Alessandra Mussolini, nipote del ventennale dittatore e una a cui invece “forza gnocca” è sempre piaciuto come slogan sfatandone l’esplicita presa in giro, è una che non si fa zittire. I responsabili (si fa per dire e lo dicono loro) sono “mercenari” e poi se ne va nel confessionale del “Grande fratello” (la trasmissione televisiva, non qualche strumento di spionistico dossieraggio della politica) e riporta con i piedi per terra le concorrenti con troppi grilli per la testa. “Non sei Sofia Loren”, ne ha rintuzzato una. Perché le icone sono sempre tali, se poi sono anche zie.

Esplicita la dichiarazione della deputata Pdl Barbara Mannucci, capelli chiari e fisico esile. “Silvio, sarò la tua Claretta Petacci”, fine compresa, perché l’amore è amore e la fedeltà non deve essere messa mai in discussione. Neanche a evocare proiettili che rendono i conti con due decenni di dittatura e le force di piazzale Loreto. Ventinove anni, alla sua prima esperienza politica nazionale, ha aggiunto di aver conosciuto il Cavaliere a 14 anni e dopo tre lustri non ha dubbi: “Silvio si inventerà qualcosa. Io sarò qui a sostenerlo”. Bene, altra freccia nella faretra del “Drago” di Arcore.

Meno certa la presenza del “dardo” Mara Carfagna, che da un anno minaccia di andarsene perché nel partito c’è troppo maschilismo, ci sono troppe ombre della criminalità, ci sono troppo pettegolezzi. Finora è stata recuperata, ci ha pensato Lui in persona, e anche stavolta, dopo la presunta pace fatta con il coordinatore regionale campano del Pdl Nicola Cosentino, non ha rotto le fila. Ma più di un notista l’ha data come tentennante, sempre pronta a prendere la porta. Discorso analogo per la bionda siciliana Stefania Prestigiacomo, ministro dell’ambiente, un’altra che qualche calcio l’ha tirato venendo ricondotta a più miti consigli. Però, con gli esponenti dell’esecutivo che preparano gli scatolini con i loro effetti personali da portare a casa, è andata avanti come un fuso perché alluvioni ed emergenze idrogeologiche sono altri temi del momento.

Lo spettacolo che deriva dal crollo dell’impero non lascia indenne nessuno. Nemmeno le donne che tante volte vengono chiamate a rappresentare un’alternativa. Moltissime, fuori dalle aule parlamentari e di governo, lo sono e lo dimostrano tutti i giorni, nei settori più svariati. Ma di quelle che, elette in listini e listoni bloccati o per ragioni che esulano dal concetto di competenza e meritocrazia, non si può dire altrettanto. Quando si parla di sostituzione dell’intera classe dirigente della politica si devono includere anche loro, senza alcuna attenuante per il genere a cui appartengono.

Il ricambio deve tenere conto anche di un altro aspetto: restituire in pieno dignità alle donne, fin troppo oltraggiate da opportunismi, chiamiamoli così, che con l’interesse del Paese e dei suoi cittadini non hanno nulla a che fare. Cerchiamole, queste donne, nella società civile ce ne sono finché si vuole. Nei palazzi della politica meno, da qualunque palco si guardi il parlamento.

Antonella Beccaria è giornalista, scrittrice e blogger. Vive e lavora a Bologna. Appassionata di fotografia, politica, internet, cultura Creative Commons, letteratura horror ed Europa orientale (non necessariamente in quest'ordine...), scrive per il mensile "La Voce delle voci" e dal 2004 ha un blog: "Xaaraan" (http://antonella.beccaria.org/). Per Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri - per la quale cura la collana "Senza finzione" - ha pubblicato "NoSCOpyright – Storie di malaffare nella società dell’informazione" (2004), "Permesso d’autore" (2005),"Bambini di Satana" (2006), "Uno bianca e trame nere" (2007), "Pentiti di niente" (2008) e "Attentato imminente" (2009). Per Socialmente Editore "Il programma di Licio Gelli" (2009) e "Schegge contro la democrazia" (con Riccardo Lenzi, 2010). Per Nutrimenti "Piccone di Stato" (2010) e "Divo Giulio" (con Giacomo Pacini, 2012)
 

Commenti

  1. peppino palasciano

    per questo si chiede una nuova legge elettorale che permetta al popolo italiano di eleggere i propri rappresentanti su parametri lontani anni luce da quelli usati fin d’ora, dove certamente non troverebbero posto le vestali ( quelle di Attis erano dedite alla prostituzione). Non parlatemi di stabilità di governo grazie al “porcellum” è solo una barzelletta inventata dai politici per autoeleggersi. Vedi la fine che ha fatto la vittoria bulgara di Berlusconi. Il porcellum, al contrario permette ad ogni parlamentare di determinare la vita del Parlamento altro che stabilità.Bisogna fare leggi elettorali intransigenti, giuste. via tutti i scilipoti, i cambia casacche, le donne del padrone (vestali indica una sacralità che quì non vedo) dove il cittadino deve sentirsi tutelato, protetto dallo Stato e non perseguitato.

  2. Ho un sogno: le prossime elette, mi auguro saranno tante, vengano scelte tra le migliaia che parteciparono ad uno dei momenti più alti della politica italiana: quello del ” se non ora, quando”?

  3. Giuliano Lorenzetti

    Spero che il nuovo governo riesca ad elaborare una nuova legge elettorale che renda difficile la rielezione delle Santanchè, delle Mussolini, delle Biancofiore, delle Ravetto, ecc..
    E spero di non sentir più dire che le Minetti sono diventate consigliere regionale per motivi che non siano strettamente legati alle conoscenze, alle professionalità e alle competenze che dovrebbero avere.
    Ma spero anche che all’informazione non sia più consentito di mandare in onda quella disinformazione alla quale ci hanno abituato i Fede, i Feltri, i Sallusti, i Ferrara, i Bechis, i Minzolini ecc.

  4. […] […]

  5. giuseppe leto

    Confesso che la polemica sulle più o meno sacre vestali mi appassiona poco. Quello che più appaga in questo momento è la speranza della fine del “berlusconismo”. La speranza cioè che sia finita la vergogna del fango strumentalmente lanciato nelle prime pagine dei giornali anche quando il mondo veniva attraversato da eventi più gravi ed importanti;la speranza che in questo paese, guardato con simpatia per la sua capacità affabulativa, cessino i conflitti nel sindacato, nelle istituzioni, nella società civile, negli assetti geografici, nelle associazioni datoriali alimentati con cinica determinazione dal sistema. Mi esalta la speranza di potere dire ai miei nipoti che l’affarismo non paga senza il rischio di essere schernito. La speranza che cessi il sistema della svendita delle funzioni dello Stato per alimentare “vizi privati” o interessi indecorosi di chi auspica il terremoto per speculare. Che cessi il fariseismo di chi dai giornali si erge prima a paladino della moralità e il giorno dopo esalta le evasioni del premier.Mi auguro solo che … a nuttata è passata!

  6. Mauro Matteucci

    E’ necessario che tutti si riapproprino del senso della dignità legata all’etica: solo così riusciremo a mettere rimedio agli squallidi anni trascorsi.

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