Domani chiude, addio
22-12-2011L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino a tre. Il 30 dicembre chiude due anni e mezzo dopo il primo numero. A volte capita ed è successo nel momento più felice del dialogo con lettori e autori che si rincorrono nelle polemiche.
I numeri precisano la fedeltà di chi lo sfoglia: 60-70 mila la settimana con momenti appassionati che sfiorano le centomila letture. Mentre l’amarezza del giornalismo di carta fa sapere che metà dei ragazzi ormai si informa nella rete, Domani, che nella rete galleggia felice, se ne va. Ultima settimana: il 2011 comincia nei ricordi. Rimpiangeremo la fantasia di chi ci ha frequentato con rabbia, amarezza, confronti sempre accesi, mai rassegnati. Miglia di voci libere: lettori che diventano autori rimodulando le proposte di un’informazione normale.
Non è facile spiegare la felicità dell’aver raccolto in queste pagine un’Italia pulita. Adesso la luce si spegne, altre restano accese. Auguri e grazie.