J'accuse di un astrofisico italiano. Tagli, improvvisazione e precarietà, in attesa dell'ennesima sanatoria: così sopravvivono i ricercatori in Italia. E i politici propongono riforme e ricette apparentemente sempre più innovative, in realtà sempre più inefficaci
Giorgio PALUMBO – L’oroscopo dei lestofanti e il buco nero della Ricerca
15-07-2010La Scienza è un accrescimento sulla società, una patella su una roccia. La Scienza non esiste isolata dal mondo, ne è parte. La ricerca fondamentale, pilastro della scienza e parte essenziale della cultura, in ogni paese democratico, è libera e quasi totalmente finanziata dallo Stato, insieme a Scuola e Università. Se le cose, in un paese, vanno bene, la Cultura ha modo di crescere, altrimenti si trova in acque profonde. è noto che in molti paesi europei, il nostro compreso, le cose non vanno molto bene. Se consideriamo lo sviluppo della scienza non possiamo ignorare l’ambiente in cui essa è costretta ad operare. Quindi che cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Una zattera fra i flutti
Concentrando l’attenzione sul nostro paese mi pare che una metafora plausibile sia che ci troviamo su una zattera che è trascinata dai flutti di un fiume. Al passare del tempo l’acqua scorre sempre più velocemente e aumentano le turbolenze. Non tutti gli occupanti della zattera sembrano rendersene conto, ma si può intuire che qualche chilometro a valle ci sono le cascate. La gente, senza sapere come o perché, percepisce che qualcosa di drastico sta per succedere.
L’inquietudine che “gli scienziati” (che da noi si chiamano ricercatori o professori gli scienziati sono all’estero) da tempo denunciano è l’espressione di questa percezione.
Nel nostro paese due aspetti aggravano la crisi mondiale: una cattiva amministrazione e la gente, appena possibile, ruba. I nostri governanti, con la scusa di correre ai ripari, per prima cosa tagliano i fondi a Laboratori e Università. Parlano di ricerca ma intendono prodotti da poter vendere per fare soldi. Goebbles, Ministro della Propaganda del Terzo Reich, sosteneva: “Quando sento parlare di cultura mi viene da metter mano alla pistola”.
Già Pasteur aveva capito che “non esistono Scienze applicate ma applicazioni della Scienza”. In realtà ciò che la Scienza produce diventa, col tempo, così importante da scatenare lotte sanguinose per detenerne il controllo. Credo si possa serenamente affermare che, se una cosa è veramente importante, nessuno ne avrà il controllo finale. Ciò che un tempo era tuo non continuerà ad essere solo tuo.
Un equivoco spinge scienziati dotati di capacità tra l’istrionesco e l’esibizionistico e un notevole ego sul fragile terreno della divulgazione. Questo è più un modo di far spettacolo gratuito che di insegnamento. Illustri professionisti divulgano la scienza (fatta da altri) in modo dispendioso e spettacolare facendosi lautamente pagare. Il triste risultato è che nei casi migliori i veri scienziati parlano a platee di pensionati, gli ultimi che necessitino di persuasione. I professori più arditi, si “fanno un nome” scrivendo sui giornali, in sporadiche apparizioni in programmi televisivi di dubbia qualità vengono benevolmente ridicolizzati. Costretti a destreggiarsi sotto un fuoco incrociato di scempiaggini profferite con convinzione da maghi, veggenti, psicologi, filosofi, giornalisti e il fastidioso, continuo intervento di petulanti moderatori o moderatrici che, a scopi manifestamente estranei agli argomenti trattati, interrompono con i loro commenti, mirati a dimostrare quanto siano bravi loro. Prima di rispondere cerchiamo di capire con chi stiamo parlando.
Gli interlocutori
Stiamo parlando a degli ignoranti. I politici italiani del secolo ventunesimo utilizzano le sedie del potere con l’unico chiaro scopo di rimanerci il più a lungo possibile, magari occupandone più d’una per arricchirsi il più possibile.
Fatte le dovute, ma tragicamente tendenti a zero, eccezioni chi dovrebbe ascoltare le appassionate e convincenti argomentazioni non solo non ha il minimo interesse a farlo ma non possiede neppure sufficienti conoscenze elementari per selezionare chi fa le previsioni del tempo da chi recita l’oroscopo del giorno. La classe dirigente non sa parlare e non è in grado di capire di cosa si stia parlando. Ufficialmente il governo in carica adotta, da sempre, un solo criterio: “commissariamento e riordino”.
“Ci siamo allenati duramente, ma ogni volta sembra che ci dobbiamo raggruppare in squadre per essere riorganizzati. Ho imparato, alquanto avanti nella mia vita, che tendiamo ad affrontare ogni situazione riorganizzandoci il che è un modo magnifico per creare l’illusione di progresso producendo, invece, confusione, inefficienza e demoralizzazione.” Così scrive Caio Petronio nell’anno 66 D.C.
Ormai organi e agenzie preposti al finanziamento degli enti di ricerca sono capeggiati da lestofanti riciclati la cui presenza ha un compito preciso, introdurre meccanismi viscosi nella burocrazia, rendere difficile il facile tramite l’inutile.
Ed eccoci a tagliare borse di studio, di dottorato, all’abolizione del turn over (questa la nostra internazionalizzazione implica un ingiustificato e spesso inappropriato uso di frasi in inglese, budget per bilancio, kick off per inizio, turn over per ricambio, planning per organizzazione etc.) Naturalmente ciò costringe i vari enti ad assumere personale a termine (i precari, ma per questi non disponiamo ancora di un termine inglese) per poter completare i progetti, tenendo incatenati per uno o due anni speranzosi giovani che ancora si illudono di potersi infilare in un concorso dove per un posto ci sono fino a un centinaio di concorrenti. Loro sola speranza è saltare da un contratto all’altro finché un posto lo conquistano “per assedio” ovvero grazie ad una “sanatoria”, altra invenzione squisitamente italiana.
La politica è fare delle scelte. Non si può pensare che uno Stato, indipendentemente da chi governa, trovi fondi per tutte le Scienze per fare tutto. Queste scelte però non vengono mai fatte. Le persone ad alta qualificazione e provata esperienza vengano ignorate. Chi deve decidere, gli esperti, non sono mai coloro che stanno lavorando.
Diamine! Un po’ di rispetto! Il nostro lavoro richiede lunga e complessa preparazione, dedizione, qualche soldo, ma anche continuità e tranquillità. In conclusione cosa possiamo anticipare del futuro prossimo della ricerca scientifica? Per favore non chiedetemi profezie, di materia oscura ne abbiamo piene le galassie!
[dal n.38 della rivista “Il Mosaico”: www.ilmosaico.org]
Giorgio Palumbo, nato a Torino nel 1939, è docente di Astrofisica presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna. La sua attività dapprima si è orientata verso ricerche sui raggi cosmici di alta energia, poi in astrofisica con strumenti posti su satelliti. Ha anche condotto ricerche di astrobiologia cercando molecole complesse e molecole d'acqua tramite maser radio.