LUNGA VITA AI PICCOLI EDITORI
11-07-2009
di
Paolo Collo
Prendo spunto da un articolo apparso recentemente su “Libero” a firma Massimiliano Parente dal titolo “Il nuovo non viene più da loro. Questi piccoli editori che non crescono mai”, per spezzare invece una lancia proprio a favore di questi indispensabili esponenti del panorama culturale italiano.
L’inchiostro del suddetto Parente si scaglia infatti contro i vari Fazi, Vivalibri, Fandango, Nottetempo e quant’altri che hanno partecipato a Roma alla Festa della Piccola Editoria. Li accusa di scimmiottare i “grandi”, se non addirittura – orrore! – di cercare di pubblicare qualche libro di successo o di voler partecipare – doppio orrore! – con i propri autori allo Strega. Ed elegantemente conclude. “E se falliscono, alla fine, poiché se tanto mi dà tanto non è poi tanto, poco male, cazzi loro”.
Ma forse il suddetto Parente non sa che se non fosse per questi – mi verrebbe da dire, in certi casi, eroici, ma non lo dico – piccoli imprenditori culturali, noi non potremmo più trovare in libreria tutti quei titoli considerati antieconomici dai grandi gruppi editoriali. Se non fosse per Nottetempo o Archinto non potremmo rileggere le geniali pagine di Alberto Manguel, o quelle di Boris Vian ripubblicato da Marcos&Marcos. Non potremmo tenere tra le mani le splendide edizioni di poesia di Scheiwiller. Non ci divertiremmo più con i gialli metafisici di Juan Bas (Alacrán). Non conosceremmo gli autori spagnoli di Gran Vía. O i lusofoni editi da Cavallo di Ferro. O i nordici scoperti con coraggio da Iperborea. Avremmo perso per strada un piccolo-grande editore come Sellerio, che ha proposto in tutti questi anni quei piccoli, entusiasmanti libri dalla copertina blu di Leonardo Sciascia o di Antonio Tabucchi. Non terremmo in libreria le opere di Pablo Neruda, di Juan Ramón Jiménez e di Fernando Pessoa (Passigli). O i preziosi volumetti editi da Mavida. E nessuno – prima del Nobel – avrebbe più edito Le Clèzio (Instar). O la saggistica di Chiarelettere e di Donzelli…
L’elenco – fortunatamente – è molto più lungo. E qui abbiamo solo accennato ai primi che ci sono venuti in mente o che abbiamo sottomano. Ma forse al signor Parente bastano i titoli proposti dai grandi editori, i best-sellers della grande distribuzione. I libri che non vengono scelti dal lettore, ma che scelgono – tramite pubblicità e uffici stampa – il lettore. Ma questo, come direbbe il signor Parente, sono proprio cazzi suoi (il giornalista in questione in realtà si trova in buona compagnia. Sullo stesso numero di “Libero”, in prima pagina, compare quest’altrettanto edificante titolo: “Manco la Bruni prende sul serio le tardone rosse” a firma del filosofo Marcello Veneziani).
Approfittando di questo spunto, Domani-Arcoiris, ha deciso di dare spazio ai piccoli editori: articoli, proposte e idee, ricchezza culturale che raccogliamo per il piacere di chi non si arrende alla banalità.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.