Quasi ogni giorno il Tg1 apre con la parola ‘Berlusconi’ urlata dal conduttore di turno. Ma va anche peggio quando apre direttamente sulla faccia dello stesso Berlusconi marmorizzata in una serie di scatti fotografici scelti dal reparto manutenzione per mettere in bella vista la crapa rinfoltita e le guance diventate lisce come le chiappette di un neonato. Intanto, si sente la voce ispirata del boss che si rivolge ai sudditi dicendo, pensate, che la politica ha perso ogni credito. E se lo dice lui, gli possiamo proprio credere. Anche se, per la verità, dopo arriva Capezzone a spiegarci che tutto va bene e Gasparri a sostenere che la colpa è tutta dell’opposizione, ma il governo va avanti. Anche se fortissimo si sente poi l’urlo di Casini che descrive così la ex maggioranza: «Cani arrabbiati che divorano un Paese dilaniato». E questa è la voce dei moderati. Dopo parole simili, in un Paese serio scoppia la guerra civile. Ma, grazie a Dio, il nostro non è un Paese serio.
Il ritorno di Santoro e gli spioni al servizio di B
Il meglio di Santoro non è la retorica, ma il racconto dei fatti. Un racconto che si sviluppa attraverso le voci degli altri, con sapiente regia e qualche ben assestato colpo di ironia partenopea. Ovviamente, ad ogni racconto sono indispensabili i cattivi che tramano nell’ombra e alla fine vengono smascherati. Ecco perché sarebbe ridicolo, oltreché fascista, mettere accanto a Santoro, (come vorrebbe Masi a nome e per conto del governo) un anti Santoro che lo censuri. Sarebbe come stabilire che ogni romanzo deve prevedere due versioni, in cui il bene e il male si scambiano le parti. Infatti, anche nella prima puntata di “Annozero” erano indicati quelli che tramano nell’ombra: i servizi segreti. Sempre loro. Perfino quelli russi, per la gioia degli amanti della spy-fiction rimasti orfani del Kgb. Ma anche i nostri spioni, che non sono da meno e, se ci dicessero che hanno inventato un dossier contro Topo Gigio, ci crederemmo. Figurarsi se non crediamo che abbiano fatto carte false contro Fini.
L’olfatto del fido Minzolini non sente la puzza dei rifiuti di Napoli
Ormai attaccare Minzolini è come sparare sulla Croce rossa: troppo facile. Lo fanno tutti, anche i finiani, che si sono accorti sulla loro pelle di quanto possa il direttore del Tg1 sia con il silenzio che con i servizi abilmente deviati. Perciò, tralasciamo pure il fatto che il Tg1 abbia trascurato di dire ai telespettatori a quale partito (Pdl, ovviamente) appartengano i politici coinvolti nel nuovo scandalo rifiuti. E lasciamo anche perdere la distrazione con cui viene trattato il vecchio sempre nuovo scandalo dei rifiuti napoletani. Robetta per Minzo e i suoi più stretti collaboratori, sempre disposti a firmare un documento di consenso, perché, accidenti, ci sarà pure il diritto al consenso, mica solo quello al dissenso! Invece, parliamo dell’unico caso in cui perfino il Tg1 ha criticato un provvedimento della maggioranza: quello che consente la pratica di tagliare le orecchie ai cani. Ecco un segno di solidarietà tra il più fedele amico dell’uomo e il più fedele ex segugio di Berlusconi.
Meno Moreno più Marano: quando il vicedirettore Rai ospitava in Tv l’arbitro-spacciatore, eroe della Lega
A “Ballarò” abbiamo visto il leghista Cota fiancheggiato dalla pidiellina Ravetto nel cercare di nascondere le malefatte governative. Intanto la vicenda Unicredit ha dimostrato cosa siano per Bossi il mitico federalismo e la padania: un poltronificio da far invidia ai vecchi dc, di cui, del resto, la Lega occupa esattamente il territorio. E lo rappresenta con altrettanta ingordigia, ma meno stile. Comunque, nel corso di “Ballarò”, Cota è stato smentito più volte dai dati forniti dall’economista Tito Boeri. Mentre, per smentire la Ravetto bastavano le risate in studio appena parlava. Perché anche per dire le bugie ci vuole un po’ di professionalità. E, a proposito di professionalità: l’arbitro Moreno è stato beccato con chili di droga nelle mutande. Era diventato un eroe leghista per meriti anti italiani; tanto che l’allora direttore di Raidue, Marano, lo aveva invitato e pagato profumatamente come ospite di un brutto varietà. Ora Moreno è in galera e Marano è vicedirettore generale Rai.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.