Non è che poi Wikileaks abbia fatto ‘ste gran rivelazioni. Le cose che
sono uscite più o meno si sapevano già prima: certo, a vederle tutte
insieme il panorama è molto più desolante che a leggerle una per una:
politici bestie, bombardamenti casuali, governi semimafiosi, guerre
fatte per soldi e compìti diplomatici che ruttano fragorosamente ai
pranzi ufficiali. E allora? Perché s’incazzano tanto?
Perché il senso di panico, a sentirsi sbattere le cose in faccia senza
poterci far niente, ha fatto letteralmente impazzire tutti quanti.
“L’ha detto la televisione”, diceva una volta la gente, e quella la
puoi controllare. Ma ora: “L’ha detto internet!”. E qua, con tutto il
potere, non ci puoi far niente.
La vera notizia allora è questa: il panico da ancient régime che ha
travolto selvaggiamente tutti, dal non-occidentale Putin
all’occidentalissima Clinton.
“Arrestatelo!”, “Minaccia il mondo!”, “Pena di morte!”, “Fatelo fuori
alla svelta!”. Non sono i talebani a gridarlo o i mandarini cinesi, ma
proprio i nostri civilissimi e acculturati parlamentari e ministri. La
Svizzera, a un certo punto, ha addirittura sospeso i conti del povero
Assange: non l’aveva fatto con Hitler, non lo fa coi mafiosi – lo fa
con Wikileaks, cioè con internet, che evidentemente gli fa molta più
paura.
Con il che, è detto tutto: se i banchieri svizzeri, cioè il cuore del
cuore del – chiamiamolo così – Sistema hanno rinnegato se stessi,
figuriamoci gli altri.
Il diritto di cronaca ufficialmente non esiste più e il giornalismo è
fuorilegge. Non solo in Iran o in Cina ma proprio qui da noi, in
America e Europa. E la libertà? E il liberismo? E chi se ne fotte.
Zoom sulla Sicilia, a Catania e Palermo, dove era già così da
trent’anni (le inchieste su Ciancio indicano solo la cattiva coscienza
in tempi complicati del Palazzo, non certo una qualunque voglia di
cambiare): c’è democrazia in Sicilia? si può fare cronaca? si può
parlare liberamente?
Va bene, non si può, rispondevamo fino a poco tempo fa: ma a Milano,
ma a Roma, ma a Washington… Ecco: la novità è che si vanno
catanesizzando Roma Milano e Washington, vanno abolendo
l’informazione.
O almeno, questa sarebbe l’intenzione. Ma in realtà la gente è molto
meno malleabile di prima, non perché più colta o più civile (anzi) ma
perché ha a disposizione tecnologie che prima non aveva. Puoi
impiccare Assange, ma internet chi lo impicca?
Tanti piccoli Assange (ma no, non personalizziamo: nell’internet non si
usa) spunteranno, e in effetti già spuntano, dappertutto. E’ la stessa
tecnologia che li produce: dopo Gutenberg era solo questione di tempo
perché venissero fuori tanti Luteri.
Va bene, lavoriamo per questo. Tranquillamente perché tanto il trend è
questo e non c’è nessuna ragione di eccitarsi. Stampa batte amanuense,
borghese batte vescono, Rete batte Sistema: prima o poi.
Pensare globalmente, agire localmente: è tornata ad uscire la
Periferica e questa, nel nostro piccolo, è una delle tipiche buone
notizie. Sta funzionando male la connessione Sicilia-Bologna e la
Catania-Ragusa: questi, nel nostro piccolo, sono i nostri guai. E
lavoriamo da gnomi, da formichine, senza una lira ma cantando
allegramente come i Sette Nani, perché sappiamo benissimo che sono
guai risolvibili mentre le buone notizie sono semi di alberi grandi,
il cui frusciare, se tendete le orecchie, lo sentite già.
* * *
E’ buffa la politica, sempre la stessa: liberali e borboni si
contrastano, dentro e fuori il Circolo dei Civili, mentre in campagna
e sui lontani monti i contadini…
Due mondi lontanissimi, qualche volta s’incrociano, ma sfuggenti. E
come si chiamano i contadini oggigiorno? Ricercatori disoccupati?
Precari? Ragazze che in mancanza di meglio fanno il concorso per
velina? Metalmeccanici? Tutti questi, e altri ancora. Nell’ottocento,
del resto, non c’era solo l’Operaio Sfruttato: c’era anche il Coolie,
il Professore, il Marinaio, l’Impiegatuccio, la Fioraia… E’
complicato il mondo, ma lo era già prima.
(A proposito di politica: una volta, in tempo d’elezioni, il
privilegio di rovinare la sinistra spettava ai pezzi grossi, tipo
Veltroni-D’Alema. Adesso, a quanto pare, se lo possono permettere
anche i poveri Renzi da tre soldi. Sarà democrazia…).
Nato a Milazzo, dove comincia negli anni '70 con il giornalismo "impegnato" in piccoli giornali locali e le prime radio libere, assieme a Pippo Fava ha fondato nel 1982 e poi sostenuto il mensile I siciliani, edito a Catania, che ha avuto il merito di denunciare le attività illecite di Cosa Nostra in Sicilia. Cavalieri, massoneria, mafia e politica i temi principali di un giornalismo che si proponeva rigoroso nelle inchieste e nel mestiere di comunicare e portare alla luce ciò che la mafia per anni aveva fatto al buio. Giuseppe Fava, a un anno dalla nascita del giornale, viene ucciso dalla mafia.
Orioles è il punto di riferimento più forte nella redazione del dopo Fava, impegnato a contrastare in ogni modo il fenomeno della mafia; guida un gruppo che si contraddistinguerà negli anni per l'unità e per la qualità delle inchieste svolte. Egli è stato inoltre tra i fondatori del settimanale Avvenimenti e caporedattore dello stesso fino al 1994. Dalla riapertura, nel 1993, fino al 1995 ha diretto I siciliani.
Dal 1999, svolge la sua attività giornalistica scrivendo e diffondendo l'e-zine gratuita La Catena di San Libero.
Nel maggio 2006 esce la sua ultima fatica: Casablanca, mensile (che ha fondato e dirige) col quale continua a denunciare mafie e corruzioni. Nel corso del 2008, la redazione di Casablanca annuncia l'imminente chiusura per mancanza di fondi e, nonostante i numerosi appelli lanciati a livello nazionale, è costretta a sospendere le pubblicazioni. Parte dei giornalisti impegnati in Casablanca, insieme alle personalità più attive della società civile, ha poi ripreso forma e dato seguito ai precedenti contenuti nel magazine online 'U cuntu[1], disponibile anche in un formato pdf liberamente scaricabile.
Fonte: Wikipedia